Winesburg, Ohio: l’immaginario di Sherwood Anderson

È una storia deliziosa, come le mele bitorzolute che crescono nei frutteti di Winesburg. In autunno si passeggia per i frutteti e la terra sotto i piedi è dura per il gelo. Le mele sono già state raccolte dagli alberi. Sono state messe in barili e spedite in città, dove saranno mangiate in appartamenti pieni di libri, riviste, mobili e gente. Sugli alberi rimangono soltanto poche mele rugose, che i raccoglitori hanno trascurato. Somigliano alle nocche delle mani del dottor Reefy. Vi si affonda i denti e sono deliziose. 
Ho letto un libro bellissimo. Certe volte vorrei chiuderla così e tenere il resto per me. Come un peso leggero, un ricordo prezioso che sfuma appena nei contorni. E invece metto le mani in quella nube informe e provo a staccare delle immagini; le stiracchio un po', le stendo una accanto all'altra, come fossero fotografie, e le guardo di nuovo, tutte quante, sotto una luce più artificiale. Lo faccio ogni volta che leggo un libro, bellissimo, che vorrei leggessero tutti.

C'è stato un momento, in qualche giorno del novembre del 1912, che Sherwood Anderson sparì dalla sua vita. Aveva quarant'anni e dirigeva alcune industrie di vernici nell'Ohio. Era già sposato, dal 1904, con Cornelia Lane, la prima delle sue quattro mogli. Quella mattina, come tutte le mattine, stava lavorando nel suo ufficio. Sbrigò qualche faccenda di poco conto, dettò una lettera alla segretaria e uscì. Ricomparve quattro giorni dopo, in preda a un evidente esaurimento nervoso. Anderson, che niente rivelò di quei giorni d'assenza, battezzò l'esperienza come una "fuga dall'esistenza materialistica", parole che avevano già le sembianze di un romanzo. E ne scrisse due, due romanzi, prima di arrivare, nel 1919, a pubblicare Winesburg, Ohio.

winesburg-ohio-anderson
Venticinque storie, altrettante vite, ruotano attorno al giovane George Willard, un giornalista che sogna di diventare scrittore. Winesburg, Ohio è un ibrido che si colloca a metà tra il romanzo e il racconto. È un tassello importante nella storia della letteratura americana perché non c'era niente, all'epoca, che gli assomigliasse. Qualcuno lo definì la Spoon River dei vivi, la versione in prosa degli epitaffi di Edgar Lee Masters del 1915. Ispirati dai racconti dell'Ohio, diversi autori scrissero i loro pezzi migliori: Hemingway, legato ad Anderson da un affetto maturato negli anni trascorsi nelle milizie della gioventù perduta, creò Nick Adams, una sorta di alter ego che pose al centro dei suoi Quarantanove racconti. Stessa tecnica utilizzata da William Faulkner in Go Down, Moses e da Alice Munro, in Chi ti credi di essere.
L'idea è semplicissima, tanto semplice che te ne dimentichi se non stai attento. Si tratta di questo: ognuno al mondo è un Cristo e tutti sono crocifissi. Questo è quel che io voglio dire. Non dimenticartene. Qualsiasi cosa accada, non osare dimenticartene.
Winesburg, Ohio è un libro fatto di storie, racconti che germogliano nei campi di grano e si perdono in quei tramonti che bruciano nel cuore dell'America. Serbano «una specie di fervore poetico, rozzo e animalesco». Sherwood Anderson è un vero narratore: una presenza puntuale e rassicurante. I suoi racconti sono eco di quelle favole che iniziavano sempre che c'era una volta. Sono scrigni che raccolgono piccole epifanie, poco più che risvegli. Ma non tutte le coscienze riescono a compiere un'evoluzione. La raccolta si apre con un brano che si intitola Il libro delle caricature (The book of the Grotesque). La storia è quella di uno scrittore che sogna delle persone, persone che ha incontrato nell'arco della sua vita, che all'improvviso gli appaiono come delle caricature; presi ad abbracciare un'idea di verità — che è loro, quindi parziale — uomini e donne si deformano in figure grottesche sfilando in un corteo di umanità contraffatta. Così gli abitanti di Winesburg sono vittime di quelle verità che, invece di sorreggerli, appesantiscono ogni loro passo: hanno timore di Dio, del potere di una divinità superiore in grado di giudicare la loro esistenza terrena; hanno paura di quello che potrebbero pensare gli altri, soprattutto, di come questo potrebbe cambiare l'idea che hanno di loro stessi. Alcuni dei personaggi di Anderson incarnano «quell'antica ignoranza bestiale che era, al tempo stesso, una specie di incantevole innocenza infantile», altri combattono contro una forza primordiale che li spinge a scollarsi da un'esistenza materialistica per andare incontro al futuro.

I racconti di Sherwood Anderson sono gustosi come quelle mele vizze abbandonate dai contadini dell'Ohio; trascurate da chi, forse, non è più in grado di apprezzarne il sapore. Ed è un vero peccato perché questo è un libro pieno di storie, di storie deliziose, che non chiedono altro che qualcuno che le sappia ascoltare.
In un piccolo spazio rotondo sul fianco della mela s'è concentrata tutta la sua dolcezza. Allora si corre da un albero all'altro, sulla terra gelata, a cogliere mele vizze e rugose e a riempirsene le tasche. 
Soltanto pochi conoscono la dolcezza delle mele vizze.


***
Winesburg, Ohio, Sherwood Anderson. Einaudi, 2011. Traduzione di Giuseppe Trevisani.

Commenti

  1. Io sto aspettando qualche momento libero da esami per iniziarlo :). Marta (la stessa dell'età della febbre,prima o poi mi registro da qualche parte :D )

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma io i miei amici li so riconoscere, tranquilla. Infatti volevo chiederti di Anderson, ma ora che mi dici che non l'hai letto mi tocca aspettare ;)

      Elimina
    2. ☺ ho letto 3 racconti per ora è devo dire che sono stata piacevolmente colpita, anche se mi è un po' più difficile immedesimarmi in questo tempo/luogo un po' remoto - ho un po' quel problema di autocentramento che mi porta a cercare situazioni che mi sembra parlino di me. "Le mani" e poi quello da cui hai tratto la tua citazione sono delle piccole gemme. Vedremo come prosegue :). Tra l'altro volevo farti una domanda un po' estemporanea e chiederti se di Wallace avessi letto anche la "scopa del sistema" - non c'entra niente, è che l'ho iniziato in contemporanea a Sherwood

      Elimina
    3. Hai ragione. Fa un po' c'era una volta , no? Però che belle che sono le storie così, e quanto è difficile trovarle? Le mani è uno di quelli che mi mette i brividi. Pensare che dalle mani, per mezzo delle mani, si dicano cose che a parole non si riescono a esprimere. Ed essere puniti, per questo, perché si è detto troppo. Quel racconto è una perla, sono d'accordo.

      I miei preferiti sono, oltre a quelli che hai citato tu: Tandy, La forza di Dio e Illusioni. Ma proprio fossi costretta a scegliere ;)

      Elimina
  2. Avevo scoperto anch’io che Hemingway e Faulkner avevano attinto a piene mani da Sherwood, e già questo fatto mi aveva impresso il suo nome nella mente, anche se non mi ero comunque proposta di leggerlo. Ma dopo aver gustato questa tua analisi, altrettanto deliziosa quanto la mela dolce e succosa rimasta sull’albero, come potrò resistere oltre? Mi sa che dovrò affondarci quanto prima i denti….

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è un'intervista su Rai Letteratura nella quale Massimo Bacigalupo sottolinea la differenza tra i tre, sulla quale concordo abbastanza. Il senso è: Anderson è uno scrittore più inconsapevole; ha tutti gli elementi che fanno di lui un grande autore ma non è malizioso nell'usarli, come invece sono Faulkner e Hemingway. E infatti, mentre Anderson è sempre presente nei suoi racconti, ti accompagna con l'atteggiamento classico del narratore ("Ecco, ora ti presento questo personaggio. È fatto in questo modo e agirà così perché ha avuto questo tipo di esperienze), F. & H,, seppur con stili quasi opposti, riprendono i punti di forza della scrittura di Anderson ma scompaiono dai loro libri, facendo in modo che il lettore si trovi da subito dentro la storia. Questo colpisce di più. O più persone. Ma Anderson... leggerlo mi ha fatto sentire davvero bene, in un modo che non riesco ancora a spiegarmi bene. E non perché non tratti sofferenza, o disagio, anzi. Faulkner con L'urlo e il furore mi ha stregato, è stato un colpo al cuore.
      Sono due emozioni differenti, ma non so dirti quale sia "meglio" dell'altra. Forse abbiamo bisogno di entrambe.

      Elimina
    2. Grazie per la segnalazione del video, è veramente interessante... Quando avrò letto Anderson tornerò anche a rileggere le tue impressioni.

      Elimina

Posta un commento