Lezioni americane di Italo Calvino #6: cominciare e finire



Ebbene sì: siamo giunti al termine di questo ciclo di lezioni. Spero che sia stato un percorso piacevole. Per me lo è stato; più impegnativo di quel che avevo in mente quando ho cominciato, ma rileggere le lezioni, tutte insieme, sapere di averle lì a disposizione, è una bella sensazione. È importante che ci siano, che siano impresse, perché nella lettura si perdono dei dettagli e la memoria, la mia, è una pessima alleata. 
Lo abbiamo ripetuto più volte: sono sei proposte per il prossimo millennio; consigli per gli scrittori ma anche per noi, per aiutarci ad affrontare la vita in modo più consapevole. 

Il saggio si conclude con un’appendice, Cominciare e finire, che racchiude una serie di appunti da cui sono nate le conferenze.
La Leggerezza, la Rapidità, l’Esattezza, la Visibilità, la Molteplicità dovrebbero in realtà informare non soltanto l’attività degli scrittori ma ogni gesto della nostra troppo sciatta, svagata esistenza.¹                      
Sei proposte, cinque lezioni. Cosa manca? 

Come vi avevo anticipato nell’introduzione, della sesta lezione, che Italo Calvino aveva delineato nella mente ma non sulla carta, a noi rimane ben poco. Sappiamo l’argomento, Consistency, e conosciamo quale sarebbe stato il racconto su cui avrebbe fatto leva la discussione: Bartleby lo scrivano di Herman Melville. 
Non mi piace lasciare le cose a metà quindi proviamo, azzardiamo, a ricostruire la conferenza basandoci su questi pochi elementi, prendendo spunto dalla struttura delle lezioni precedenti. Il traduttore mi segnala che è la consistenza: coerenza, consistenza, compattezza e densità. 
Potremmo già trarre qualche conclusione affidandoci al significato del termine, potremmo provare a suggerire i motivi per i quali la consistenza è un valore, ma Calvino ci ha insegnato a partire da un esempio e dopo spiegare il tema. E allora mettetevi comodi, mentre io vi racconto la folle storia dello scrivano Bartleby.

Bartleby lo scrivano: una storia di Wall Street è un racconto pubblicato in due parti sulla rivista Putnam’s Magazine nel 1853. Edito in versione anonima, fu poi inserito nella raccolta The Piazza Tales del 1856. La voce narrante è affidata al titolare di uno studio legale. Alle dipendenze dell’avvocato lavorano tre persone: due scrivani (Tacchino e Pinzette) e un fattorino (Zenzero). 
L’ampliamento dell’attività, a seguito di una grossa promozione, spinge l’avvocato ad assumere un terzo scrivano che potesse contribuire a sgravare l’ufficio dalle maggiori incombenze. 
Il nuovo assunto appare diligente e pacato; nascosto dietro il paravento che separa il suo banco di lavoro dalla postazione dell’avvocato, Bartleby copia documenti senza un attimo di riposo. 
Un giorno il titolare chiede a Bartleby d’aiutarlo a controllare alcune copie importanti. La risposta dello scrivano è un placido ma deciso: «Preferirei di no». L’avvocato resta interdetto; se Bartleby fosse stato sfrontato o indisponente, non avrebbe avuto alcun problema a cacciarlo, ma i modi dello scrivano, quel rifiuto insensato ma così composto, lo inibiscono. 
La storia procede, tra i rifiuti dello scrivano e l’incredulità dell’avvocato: «Preferirei non consegnare quelle lettere [...] Preferirei non copiare più documenti [...] Preferire non essere licenziato».
Una serie di eventi trascinerà Bartleby in prigione. A ben intendere, lui avrebbe preferito non andarci.

Ora, che ci sia coerenza nel comportamento dello scrivano è cosa fin troppo ovvia. Il nostro problema è capire la densità, la consistenza. Ho avuto grandi difficoltà a giustificare la scelta di Calvino; non riuscivo proprio a comprendere perché avesse inserito questo racconto come prova di compattezza. 
Per provare a venirne a capo, ho cercato di capire perché Bartleby si comportasse in quel modo; volevo provare a dare una logica, un senso, sperando che, una volta arrivata a quello, avrei poi potuto raggiungere il tema della lezione. Trovare una logica. Errore!
Molto spesso, quel che è più lampante, è quello che meno si prende in considerazione. Mi sono informata su quel che il brano di Melville rappresenta, a prescindere dai dettagli della trama, e ho capito: la chiave è l’assurdità. Principi di esistenzialismo e primi concetti d’irrazionalismo sono contenuti in poco più di cento pagine; argomenti che verranno poi sviscerati da altri autori, da Albert Camus per esempio, nella Trilogia dell’assurdo.

Cosa ci sta dicendo Calvino? Ci suggerisce la coerenza e ci mostra l’incoerenza? Non ha senso. E invece sì, un senso c’è. Torniamo a rileggere le lezioni precedenti. Ricordate cosa abbiamo detto a proposito della Rapidità?
Come la leggerezza ha bisogno della pesantezza per esprimersi al meglio, così la rapidità non può esistere senza la lentezza.
Nessuna proprietà può svolgersi a pieno senza il suo contrario. È questo l’unico, grande, insegnamento che Calvino ripete, lezione dopo lezione: essere leggeri nella pesantezza e rapidi nella lentezza, imprecisi nell’esattezza, concreti nell’immaginazione, unici nel molteplicità, coerenti nell’incoerenza. Essere flessibili, aperti e pronti.

Non credo di aver imparato così tanto da un autore prima d’ora.
Grazie, Italo. E grazie a voi, per aver scelto di studiare insieme a me.



***
Lezioni americane, Italo Calvino. Mondadori, 2010.
¹ Dalla quarta di copertina di Gian Carlo Roscioni alla prima edizione delle Lezioni.

Commenti

  1. Maria, ribadisco i miei complimenti. In effetti mi dispiaceva che non ci fosse la sesta lezione. Quest'ultimo articolo racchiude il pensiero di Calvino in maniera corretta, secondo il mio parere. Credo proprio che avrebbe sviluppato la lezione come hai fatto tu e, come vedi, Calvino è riuscito nel suo intento di trasmettere un insegnamento a prescindere dalle semplici nozioni, tu l'hai trasmesso a tua volta. Grazie. Devo assolutamente leggere le Lezioni.
    Ciao,
    Renato

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    1. Grazie a te. Sono felice di aver contribuito a divulgare ancora un po' questo saggio, sebbene sia già abbastanza conosciuto.

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  2. Risposte
    1. Per quanto riguarda Bartleby, io lo vedo proprio coerente nel senso più fisico del termine, come una roccia coerente, che si rompe con difficoltà anche usando un martello. Una pietra priva di litoclasi, senza appiglio per essere distrutta. Così è Bartleby, che spiazza il suo datore di lavoro proprio per la sua fermezza e lo fa con una risolutezza tale che non dà alcuna possibilità di licenziarlo o di cacciarlo dall'ufficio.

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    2. Così coerente che non si può fare a meno di ammirarlo.
      Io cerco di dare a tutto un senso ben preciso e accettare questo racconto per quel che è, è stato uno sforzo non da poco. Però, una volta collocato nella giusta dimensione, mi è piaciuto.

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  3. Brava Maria, oggi ho trovato il tempo di rileggermi tutte le cinque (anzi sei) lezioni. Hai il dono della sintesi e con le tue parole, così gradevoli e scorrevoli, sei riuscita a farci capire benissimo le lezioni di Calvino. Una bellissima anticipazione, che merita di esser completata con la lettura del libro.

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    1. Grazie mille Alessandra.
      Ancora non sono riuscita a rileggere le lezioni una dietro l'altra, ma, a prescindere da quel che ho scritto io, credo sia un bel contenuto da sfogliare.

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  4. E' stato un bel ciclo di lezioni. Una era difficile, ma per via dell'argomento, e secondo me hai sintetizzato bene le argomentazioni. Mi piace molto questo commento finale perché concentrarsi sullo "spazio negativo" è una maniera non ovvia per un occidentale nell'approcciarsi a qualsiasi cosa, che però mi affascina molto. Nel complesso, è stato un bel ciclo di lezioni che.
    Brava Maria!

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  5. Davvero bello questo "viaggio" in compagnia tua e di Calvino: ho ancora più voglia di leggere le lezioni americane. Ho scoperto tante cose e mi hai fatto riflettere. Grazie, Maria :)

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  6. Appena finito il libro, dopo ogni lezione ho letto il tuo relativo post e ti voglio ringraziare, perché mi hai aiutato a comprendere meglio il tutto.
    Hai fatto veramente un lavoro eccezionale, ancora complimenti! :)


    Valentina
    www.peekabook.it

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    1. Grazie, veramente. Alle lezioni ci tengo in modo particolare.
      Un abbraccio Vale.

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  7. Grazie Maria per avermi accompagnata in questo viaggio. Sono un' allieva in formazione psicoterapeutica. Leggendo il libro e le tue schede mi sono accorta che hai seguito le lezioni di Calvino. Grazie per questa condivisione.
    Un abbraccio
    Monica

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