Cosa cerchiamo nei libri che leggiamo? Una risposta, ogni tanto, qualche volta una soluzione. Un rifugio, per lo più, che coincide con una spiegazione che prescinde dall’ovvio e dalla realtà. È la necessità di un chiarimento esistenziale, del tipo: perché sta accadendo questo? La ricerca non è sempre consapevole, anzi: molto spesso il bisogno si rivela a posteriori. Però, a letture concluse, si riescono a fare un paio di deduzioni interessanti.
Parliamo di me, per esempio: nelle ultime settimane, vittima di uno smart working che aveva meno smart e molto working, ho letto poco e male. Non riuscivo a concentrarmi, non c’era nulla che mi prendesse veramente. Così ho portato a termine solo due letture, ovvero Cronosisma di Kurt Vonnegut e Caino di José Saramago, due libri profondamente diversi.
Oppure no? Vediamo.
Innanzitutto sono due libri che concludono due grandi bibliografie: Cronosisma è un romanzo di fantascienza del 1997, l’ultimo scritto da Vonnegut prima della sua morte, avvenuta dieci anni dopo. Caino è l’ultimo romanzo di José Saramago, pubblicato nel 2009 (lo scrittore portoghese muore nel 2010). Sono due testi figli di una maturità acquisita, di una certa sicurezza personale e professionale: sono i traguardi di due autori affermati che non avevano più niente da dimostrare.
Di cosa parla Cronosisma?
Il 13 febbraio del 2001, l’universo cade in una profonda crisi d’autostima e, invece di espandersi, decide di contrarsi e di tornare nel 1991. È una presa di coscienza globale, chiamiamola così. In via teorica, è anche una bella occasione: l’opportunità che si prospetta è ripercorrere il passato per riparare a eventuali errori. Il problema è che tutto si ripete così com’è accaduto, nel pieno rispetto – con un po’ di sarcasmo – della filosofia dell’eterno ritorno nicciano. Tutto uguale, di nuovo. Tutto sbagliato, un’altra volta. Quando il tempo riprende il suo corso, però, nessuno è più abituato a prendere delle decisioni; il libero arbitrio diventa un peso che gli umani avevano dimenticato di avere.
Vonnegut scrive dal 1996, a metà del tempo di replica, e intreccia i suoi ricordi a quelli di Kilgore Trout, uno scrittore di fantascienza che si presta al ruolo di un eccentrico alter ego. Tra un aneddoto e l’altro, Vonnegut cerca di recuperare le pagine migliori da quello che dice essere il suo libro precedente, Cronosisma I, e Trout mette il punto al suo romanzo I miei dieci anni di pilota automatico.
Di cosa parla Caino?
Caino è una rielaborazione, in chiave satirica, dei primi capitoli della Genesi. Ci sono Adamo ed Eva, ci sono Set, Abele e Caino, ma non sono quelli a cui siamo abituati a pensare. La preferenza di Dio per Abele e l’indifferenza che mostra per i doni di Caino, sono i motori che avviano l’odio tra i due fratelli. Caino uccide Abele e incolpa Dio, Dio punisce Caino e lo costringe a girovagare per il mondo con un segno sulla fronte. Riconoscendo però la concussione di colpa, Dio fa in modo che la macchia del peccato agisca anche da protezione, così nessuno può uccidere Caino.
Caino si trasferisce nelle terre di Nod, se la spassa per qualche anno insieme a Lilith, la moglie di Noah, finché lei resta incinta e lui decide di ripartire. Comincia un viaggio nello spazio e nel tempo; Caino sarà spettatore parlante degli avvenimenti più emblematici dell’antico testamento: il crollo della torre di Babele, la distruzione di Sodoma e Gomorra, la storia di Mosé e la prova di Giobbe. Nel racconto di Saramago, è Caino che, a dispetto della versione biblica, ferma la mano di Abramo pronta a sacrificare suo figlio Isacco («La cosa logica, la cosa naturale, la cosa semplicemente umana sarebbe stata che Abramo avesse mandato il signore a cagare, ma non è andata così»).
Cronosisma è narrativa, autobiografia, diario, memoir, tutto insieme. È anche una riflessione sulla scrittura, sugli scrittori che scrivono male perché scrivono per se stessi e sulla sospensione d’incredulità come antidoto alla solitudine. È – ma questo l’ho scoperto dopo –, una lunghissima digressione di come si vive in un tempo sospeso e di come si reagisce quando l’orologio torna a scandire l’ora giusta (familiare, vero?).
Caino è il libro con il quale Saramago si scaglia più ferocemente contro Dio: è la fine di un percorso critico che l’autore aveva cominciato nel 1991 con Il vangelo secondo Gesù Cristo, un discorso che ritroviamo in diversi passaggi di Cecità, il romanzo del 1995. Il ribaltamento della prospettiva serve ad avvalorare la tesi di fondo, cioè: «la storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con Dio, né lui capisce noi, né noi capiamo lui».
Riassumendo: Cronosisma è la storia degli uomini a cui viene sospeso il libero arbitrio, in un folle passaggio dal «mondo del déjà vu a quello delle opportunità illimitate» mentre Caino è il racconto del libero arbitrio inteso come alibi di un Dio «vendicativo, rancoroso, cattivo e indegno di fiducia». Perciò Caino è soltanto un uomo, vittima della sua stessa natura. Perciò la circostanza attenuante da citare nel giorno del Giudizio, secondo Vonnegut, è «Soprattutto non abbiamo mai chiesto di venire al mondo».
Non mi stupisce che, in un modo o nell’altro, si finisca a riflettere degli stessi argomenti, con la stessa, pulsante urgenza.
È un gioco, allora, un gioco come: dimmi il libro che hai letto durante il lockdown e ti dirò chi sei. Eppure, per sopravvivere tra chi confida nella nuova coscienza della razza umana, mi sembra necessario difendersi dalle certezze coltivando le perplessità che i libri sono in grado di offrirci. Fintanto che riusciranno a farlo.
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