L’ultima pagina di diario da Più libri Più liberi



Tra tutti gli eventi a cui partecipo, Più Libri Più Liberi è uno di quelli che preferisco: perché è la fiera nazionale della piccola e media editoria, un’occasione per entrare in contatto con tante realtà tutte diverse, perché vanta un programma pieno d’incontri interessanti e perché si svolge a Roma, una città nella quale torno sempre con piacere. Questa volta, però, ho avuto la possibilità di vivere la fiera più intensamente grazie al progetto Blog Notes. L’idea è di Laura, la blogger di Il tè tostato. L’obiettivo di Blog Notes è affidare ai blog la comunicazione dell’editoria indipendente: i blogger coinvolti hanno il compito di mettere insieme una sorta di diario fatto di appunti, immagini, articoli, tutto ciò che può essere utile a chi, seguendo gli aggiornamenti, vuole partecipare alle attività della fiera. In sostanza, una finestra attraverso la quale respirare l’aria che tira dalle parti dell’editoria indipendente. Sguinzagliati tra i vari stand, io e altri cinque impavidi cavalieri, coordinati da Laura, abbiamo cercato d’intrappolare un po’ di quell’aria per riportarla nei nostri quaderni virtuali. Uniti dallo stesso hashtag, #BlogNotes15, abbiamo incontrato editori, scrittori, addetti stampa, chiedendo loro tutto ciò che da lettori ci premeva scoprire.

I libri
Il libro è un progetto che nasce da un patto di fiducia tra editore e scrittore. L’editore crede nella storia che legge e decide di pubblicarla, assumendo su di sé (sulla sua attività imprenditoriale) il rischio della scelta. Quello che cambia, nel caso dell’editoria indipendente, è il peso della scommessa e la portata di un eventuale fallimento: puntare su uno scrittore, magari esordiente, è un grosso azzardo per i piccoli editori; enorme, se consideriamo la contrazione del mercato degli ultimi anni. Però succede che, al contrario di quello che si potrebbe pensare, l’editoria indipendente compie scelte più coraggiose. Sembra scontato dire “perché ci credono di più’, ma non vedo un’altra spiegazione possibile; gli editori che ho incontrato sono spinti da una grande passione, supportata da una sana dose d’incoscienza. Mi vengono in mente diversi esempi, anche solo considerando gli ultimi anni. Minimum fax pubblica L’età della febbre: un’antologia di racconti (in un paese nel quale i racconti non si leggono) scritti da giovani autori, qualcuno alla sua prima prova da narratore; una follia, tra l’altro già intrapresa dieci anni prima con il progetto gemello La qualità dell’aria. Edizioni Sur, capitanata da Marco Cassini e Martina Testa, ha da poco inaugurato la collana Big Sur, scegliendo di puntare su un libro d’esordio poco convenzionale come Carne Viva di Merritt Tierce. E L’orma editore, casa editrice fondata nel 2012 da Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari, grazie alla quale abbiamo avuto la possibilità di conoscere Annie Ernaux, un’autrice tra le più apprezzate nel panorama culturale francese (e pubblicata in patria dal colosso Gallimard). Ma l’ultima parola spetta sempre al lettore, che giudica in base alle sue preferenze. Indipendente non vuol dire necessariamente di qualità, ma ho capito, ancor più dopo questa esperienza diretta, che è importante tener conto che l’offerta editoriale è più vasta di quella che percepiamo attraverso i principali canali d’informazione. E diversificare può essere una sfida stimolante per un lettore attento e curioso.

Gli incontri
Ho partecipato a diversi incontri, qualcuno in più di quelli che mi erano stati assegnati, qualcuno in meno di quelli che avrei voluto seguire. Ve ne racconto uno: l’appuntamento con Raffaele La Capria. La Capria ha novantatré anni ed è l’unico scrittore ad avere all’attivo due Meridiani Mondadori. Da qualche mese è in libreria con Al bar (edizioni nottetempo), un libro che raccoglie alcune conversazioni tenute con l’amico e collega Umberto Silva: scambi di battute, dialoghi condotti con estrema intelligenza, altrettanta ironia, su temi importanti come la vita, la bellezza, la scrittura, l’arte, la morte. È un libro delizioso, che si legge nel tempo di un Martini. A proposito della letteratura:
La letteratura mette ordine al caos è uno dei concetti più affascinanti di tutta la presentazione. Meglio: «la narrazione ci difende dallo smarrimento che il caos produrrebbe nelle nostre anime». Il senso è che la vita, vivendola, ci distrae. Non riusciamo a giudicarla con obiettività perché ne siamo impregnati. Attraverso la scrittura, se la narrazione è il racconto di una vita, riusciamo a osservare noi stessi da un punto di vista più obiettivo. Il nostro percorso ci appare ordinato, meno assurdo, perciò più accettabile. Addirittura, aggiunge La Capria, e conclude: «la vita vera è quella che si scrive».

Le persone
Le persone che scrivono, le persone che leggono, tutte concentrate nello stesso posto. Le persone che ho conosciuto, quelle che ho abbracciato. Quelle con cui ho parlato come se le conoscessi da sempre, solo perché innamorate degli stessi libri. È difficile che io mi senta così a mio agio come mi sono sentita in quei giorni d’ordinaria follia. È stata un’esperienza sfiancante, ma divertente. Un po’ come il Natale, quando non vedi l’ora che arrivi, poi ti distrugge e se ne va, sempre troppo presto. Spesso ti lascia un paio di chili in più. Spesso anche le fiere, quando torni a casa con la borsa piena di nuove storie. Ma ci diciamo che quello è il peso della cultura, allora ci sentiamo meno in colpa. E poi si fa presto a smaltirli: appena in tempo per il prossimo giro di giostra.


Commenti

  1. Leggerti è stato come tornare allo scorso weekend. Mi è dispiaciuto non aver potuto seguire La Capria (di cui, tra l'altro, non ho letto alcun libro). Già pronta per condividere il prossimo giro di giostra. Buone letture!

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    1. Alla prossima con: "Quanto peso hai messo su quest'anno?" ;)

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  2. Avrei dovuto partecipare anch'io al progetto, ma la distanza e altre complicazioni me lo hanno impedito.
    La tua cronaca mi ha permesso di esserci in qualche modo.

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    1. Mi fa piacere. È un impegno, e mi rendo conto che la lontananza non aiuta. Anch'io sono riuscita a esserci solo due giorni, eppure sono più vicina.

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  3. A me è dispiaciuto stare solo un giorno! Ero distrutta: i luoghi affollati mi fan venire il mal di testa, ma non avrei smesso di gironzolare tra gli stand. Avrei portato a casa l'impossibile se avessi potuto!

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    1. Un giorno è pochissimo per girarla tutta! L'anno prossimo organizzati per almeno due giorni.

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  4. Quando vivevo a Roma ci andavo sempre. Adesso l'isolanità mi taglia fuori da cose così, ma per fortuna ci siete stati voi con questa iniziativa social a portarci lì. Grazie :D
    L'idea del caos applicato alla letteratura è eccezionale, ci credo tantissimo in questo concetto, mi piace!

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    1. Grazie a te! Se siamo riusciti a trasmettere un po' dell'atmosfera della fiera vuol dire che il progetto ha funzionato :)

      Dopo aver assistito alla presentazione di La Capria, "Ferito a morte" è salito tra le mie priorità!

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  5. Mi spiace che alla fine non ci siamo incrociate, ma credo riusciremo a rifarci (magari prima della prossima edizione di PLPL :D)

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    1. Sei troppo impegnata, la prossima volta prendo un appuntamento! ;)

      (Ho recuperato tutti i tuoi resoconti su Il giornale della libreria e volevo farti i complimenti: bravissima!)

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  6. Hai fatto un ottimo lavoro. Ho seguito con piacere (e con una sana punta d'invidia) la tua cronaca curiosa e puntuale. Grazie.

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    1. Davvero? Ti ringrazio. Grazie a tutti per avermi/ci seguito.
      È stata un'esperienza particolare, io mi sono divertita molto :)

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