Sarah e Emily hanno nove e cinque anni quando le incontriamo per la prima volta. È il periodo in cui i genitori stanno divorziando. Le bambine restano con la madre e cambiano casa e città. Sarah e Emily crescono tra le deboli intromissioni del padre e l'inconcludenza della madre. Sarah diventa bellissima, Emily è riservata, schiva, meno appariscente. Sarah frequenta alcuni ragazzi prima di conoscere Tony, colui che sarà suo marito; si trasferirà in campagna e, assecondando le convenzioni, diventerà una moglie e una madre, devota alla famiglia e sempre più lontana da se stessa. Emily compirà un percorso di vita diverso: continuerà a studiare, frequenterà il college e non si sposerà. Cambierà uomo molto spesso, molto spesso saranno gli uomini a cambiare lei, fraintendendola con quello che appare a dispetto di quello che è.
Il rapporto tra le due donne diventa sempre più precario, corroso da silenzi e fraintendimenti; quando Sarah chiede aiuto, Emily ha paura che la sorella possa rivoluzionarle la vita e la convince a non abbandonare la famiglia, raccontandosi che questo è il meglio per Sarah, e anche per sé. Allo stesso modo, quando è Emily a voler intervenire, Sarah la rassicura dicendo che non ce n'è bisogno, che va tutto bene. Sarah si rassegna e noi assistiamo a quel senso di sconfitta che le atrofizza lo spirito. Ce ne accorgiamo dal suo aspetto: i capelli si diradano, i denti marciscono, il corpo si dilata. Lei che più di Emily, più di tutti, era promessa al successo, è destinata a consumarsi sempre più velocemente.
Quando aveva nove o dieci anni, Sarah era, tra le due sorelle, di gran lunga quella più fantasiosa. Era capace di prendere uno di quei fascicoli di bambole di carta che vendevano nei negozi "tutto a dieci centesimi", ritagliare le bambole e i loro vestiti con le linguette senza mai andare fuori dai margini, e attribuire a ciascuna bambola vestita una personalità tutta sua. Decideva quale di loro fosse la più carina e benvoluta (e se aveva l’impressione che il suo vestito non fosse abbastanza bello gliene faceva un altro ideato da lei, con i pastelli o gli acquerelli).
Ogni volta che leggo Yates so quello che mi aspetta: mi preparo a conoscere un personaggio, ad amarlo, e a vederlo fallire. Cerco di prestare sempre più attenzione per provare a capire in quale istante quel protagonista, nella sua storia, avrebbe dovuto girare a destra invece che a sinistra, prendere un taxi invece dell'autobus, chiedere un bacio invece di voltarsi e andare via. C'è uno sbaglio in ogni momento. Oppure niente è uno sbaglio, se non è un errore lasciarsi andare all'evidenza di un percorso già segnato. Destini mediocri, disperati, disperatamente mediocri. Molto spesso ho l'impressione che gli uomini e le donne di Yates non sbaglino mai perché non compiono una vera scelta ma diventano vittime di una serie di coincidenze che li aggrovigliano fino a lasciarli senza respiro. Persone brillanti, che si eclissano.
Uno di quei giorni, tornando in ufficio dopo pranzo, vide un volto di donna tirato e petulante — un volto di cui chiunque avrebbe detto che stava invecchiando senza grazia (rughe attorno agli occhi e profonde occhiaie; la bocca debole che denotava autocommiserazione) — e rimase scioccata quando si accorse che era lei stessa, colta di sorpresa nel riflesso di una vetrina.
La predestinazione al fallimento è insita in ogni storia che nasce da Yates, come in quelle che danno vita ai racconti della raccolta Undici Solitudini, o come in Frank e April Wheeler, ai quali l'unica colpa che possiamo attribuire è quella di aver creduto che tutto era possibile, finché fossero rimasti insieme.
C'è molto di Yates in Easter Parade, e nelle sorelle Grimes, ancor più che nel celebre Revolutionary Road. La mamma di Sarah e Emily, Pookie, è il ritratto di Ruth, detta Dookie, la madre di Richard. Dookie è stata una scultrice sul punto di sfiorare il successo molte volte. Richard aveva tre anni quando i genitori divorziarono e fu costretto a trascorrere la maggior parte della sua infanzia con la sorella e la madre, cambiando sia città che abitazione. Come Emily. Dopo l'abbandono del marito, l'unico che avesse mai amato, Dookie fece in modo che i figli continuassero a frequentare scuole e ambienti privilegiati, così che diventassero persone distinte e raffinate, ma non riuscì a tutelarli da se stessa, dalla frustrazione che la rendeva «sciocca e irresponsabile». Come Pookie. Pookie è imbarazzante e sfacciata, ancor più quando beve e si lascia andare alle lusinghe degli uomini: ride sguaiatamente a battute che non fanno ridere e siede sulla poltrona in modo sgraziato, mostrando la sua disperazione e le sue gambe, che si svelano sempre più ad ogni sorso di gin. Emily è lì, Richard è lì, accanto alla madre, e prova vergogna per lei e prova pena per sé, per un destino dal quale sa che non riuscirà a sfuggire. È che a un certo punto diventa troppo tardi per intervenire, per cambiare le cose.
La rivista Esquire definì Richard — come accenna Nick Laird nell'introduzione al romanzo — «uno dei grandi scrittori meno famosi d'America». Yates, come Fitzgerald prima di lui, ha dimostrato che il sogno americano è un'illusione e che l'illusione serve ad innalzarti solo per farti cadere a terra ancor più rovinosamente. Perché inoltrarsi in questo pessimismo assoluto? Perché leggere Easter Parade? Perché leggere Richard Yates? Perché Yates, attraverso i suoi libri, ci dispensa dall'ideale di perfezione col quale ci confrontiamo ogni giorno. Perché Yates non giudica i suoi personaggi, ma li osserva, li racconta, e non li giudica. Yates ci suggerisce che non c'è uno sbaglio, o che se c'è è congenito, insito nell'essere umano. Noi siamo destinati, a prescindere dalle nostre scelte. Ma leggendo Yates esorcizziamo la sensazione di non essere mai all'altezza, e sbagliare è tanto più comprensibile. Per riuscire a perdonarvi: è questo il motivo per il quale dovreste leggere Yates, il motivo per il quale tutti dovrebbero leggere Yates.
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Easter Parade, Richard Yates. Minimum fax, 2008. Prefazione di Nick Laird.
Traduzione di Andreina Lombardi Bom.
"Easter parade" sarà il mio prossimo acquisto. Grazie a te. :)
RispondiEliminaCredi che uno psicoterapeuta ne sarebbe contento? Secondo me no. Ma io lo sono, lo sono eccome!
EliminaIo credo di aver odiato Revolutionary Road, per cui non darò facilmente a Yates una seconda possibilità. Però quel tasto, quello che fa scomparire il sogno, quello sì che riesce a toccarlo!
RispondiEliminaPotrei giocarmela facile e dire "anche quella era un'emozione", ma con te non funzionerebbe. Però posso dire che, e tu converrai con me, al di là delle preferenze, non si può non riconoscere a Yates (non solo a lui, ma anche a lui) il merito di aver raccontato una porzione di quel sottotesto che l'America tende a non rivelare.
EliminaVero. Il mio "odio" nasce dal fatto che quella cosa la conosco molto bene e che preferisco sognare l'oltre, piuttosto che farmi ridimensionare a quel modo. Sono considerazioni personali, naturalmente, non vorrei condizionare altri qui sotto: RR è un bel libro. :)
EliminaDici tanto che non sei mai sul pezzo ma questa volta con la Pasqua sei perfetta :)
RispondiEliminaHo Revolutionary Road ad attendermi, spero di non odiarlo come Xeno...
È che puntualmente, ogni anno, mi viene in mente di leggerlo solo e soltanto in questo periodo. L'associazione — banale, me ne rendo conto — questa volta ha funzionato. E comunque la scena della parata di Pasqua (che ho evitato di raccontare per non svelare troppi dettagli) è molto, molto importante.
EliminaDi Yates finora ho letto solo Revolutionary Road e, insomma, non credo che l'unico sbaglio di Frank e April è stato quello di pensare che finché stavano insieme sarebbe andato tutto bene... Per dirne uno, fare un altro figlio "per dimostrare che il primo non era stato un errore."
RispondiEliminaMi hai fatto venire una voglia matta di leggere questo libro... Complimenti, ci riesci sempre!
Il figlio, per me, è solo una delle tante conseguenze di un malessere che li aveva già contagiati. Quello di cui April soffre (perché è April, tra i due, la più "sensibile") è l'evidenza che il sogno che aveva quando si era sposata, era solo un'illusione. Il lavoro e le incombenze quotidiane, per Frank (come per tutti) venivano prima. Lei prova a venir fuori dallo schema della famiglia "made in Revolutionary Road": c'è un passaggio, molto bello, nel quale lei cerca di ribellarsi. Però non cambia niente. Quello è il punto. Non cambia mai niente. E allora ci si riempie la vita in qualche modo (questo è Frank) o si soccombe (questa è April).
EliminaEaster Parade vive della stessa illusione, ma canalizzata in personaggi diversi.
Fammi sapere se lo leggi, aspetto un tuo parere.
"Persone brillanti, che si eclissano". Non potevi dare definizione più bella di questa per descrivere i protagonisti dei romanzi di Yates!
RispondiEliminaHo letto solo Revolutionary Road (amore sconfinato), ma sono d'accordissimo con te per quel che riguarda il potere consolante ed esorcizzante dei "falliti" yatesiani. Addolorano e danno sollievo al tempo stesso.
Ultimamente sto ritrovando la stessa forza nei romanzi di Elizabeth Strout e nei suoi personaggi problematici, ma ovviamente lei non è fitizgeraldiana come Yates.
Easter Parade sarà sicuramente una delle mie prossime letture, deve esserlo!
Avevo iniziato Olive Kitteridge, ma poi l'ho abbandonato a causa di questa bulimia letteraria che mi porto dietro. Dici sia il caso di riprenderlo?
Eliminasì, riprendilo! Considerando che ami i racconti dovresti leggerlo con piacere (e te lo dice una che come sai non fa i salti di gioia per le narrazioni brevi). Olive è un personaggio eccezionale, credimi!
EliminaIl mio amore per Yates è scoppiato grazie a un dettaglio in uno dei racconti di Undici solitudini. Non ricordo quale, e non ricordo nemmeno le parole esatte (scusate, non ce l'ho sotto mano per poter controllare). Comunque, una donna innamorata si presentava al suo uomo con una bella camicia da notte o vestaglia. Lui ne toccava un lembo, strofinandolo tra le dita come un venditore di tessuti.
RispondiEliminaNon credo che Yates potesse descrivere meglio la mancanza d'attrazione, il disagio e la distanza.
Uno scrittore di piccoli gesti è uno scrittore grande!
Il racconto a cui ti riferisci è "Tutto il bene possibile". È uno dei testi meno conosciuti secondo me, uno di quelli che io ho preferito (motivo per il quale ricordo il titolo e il particolare della camicia da notte). "Come un mercante", mi pare di ricordare. Se hai notato un dettaglio come quello, vuol dire che sei una lettrice molto attenta, e io non posso che essere felice che tu sia passata di qui. Mi aspetto altre connessioni letterarie tipo questa, in futuro. Mi raccomando!
EliminaSì, "come un mercante", può essere. Ripasserò senz'altro, recensisci molto bene, in modo vivace e coinvolgente, restituendo vita a pagine e personaggi che altre recensioni più fredde tante volte sviliscono. Ti ho inserito già da tempo tra i siti preferiti nel mio "blogghino" (più umile del tuo :) ).
RispondiEliminaComplimenti e grazie per il suggerimento di lettura (Easter Parade).
Ciao!