Shotgun Lovesongs: il sound di Nickolas Butler

Io in America non ci sono mai stata. È una mancanza che sento, che ogni volta mi prometto di colmare. Però la penso, l'America, la penso sempre: la cerco nei libri che leggo, in ogni film che guardo, e me la immagino in un grande collage stipato nella mia mente, fatto di istantanee che non ho ancora scattato, di paesaggi che non ho ancora visto. Me la immagino spaccata in due. L'America dei grattacieli e dei fast food, dei cartelloni pubblicitari e delle insegne al neon. La vedo in mille luci e in milioni di persone. L'America che va veloce. Poi c'è dell'altro, che quasi non c'entra niente: le strade infinite, le montagne immense. Legno, sassi e polvere. Rosso e arancione. Giallo, come il grano. Blu, come il cielo che si infrange sulle praterie. È l'altra America, per me. L'America che canta i suoi ideali, nella quale ognuno si sente, davvero, parte di un tutto.

È l'America che ho sentito anche in Nickolas Butler, nel suo Shotgun Lovesongs, e non c'è altro modo in cui io possa spiegarvi il libro che non sia questo: ve lo devo far ascoltare. 

Little Wing è una cittadina del Wisconsin. È uno di quei paesi nei quali tutti conoscono tutti, e il tuo vicino di casa è anche il tuo migliore amico. È un luogo dove c'è ancora la responsabilità dell'altro, quell'essere sinceramente legato a qualcuno e preoccuparsi per lui come fosse un fratello. Henry, Lee, Ronny e Kip sono nati e cresciuti a Little Wing. Appartengono a quella città come gli alberi e le case, come le strade e i banconi fatiscenti dei bar. Henry non saprebbe immaginarsi in nessun altro luogo, Ronny vorrebbe fuggire più lontano possibile. Ha tentato, qualche volta, ma non c'è mai riuscito. Forse non ne era poi così convinto. Kip sente di avere sempre qualcosa da dimostrare. E poi c'è Lee, il ragazzo di provincia che ha portato la sua voce in ogni angolo del mondo. È lui quello col talento, quello che non è straniero in nessun luogo. Ma tanto si allontana, tanto più sente il bisogno di tornare. Come una forza, che lo respinge e lo attrae. Little Wing è il suo posto nel mondo e, per quanto limitato e asfissiante, non c'è altro luogo che sia più casa. 
Quando non ho nessun posto dove andare, torno qui. Torno qui e dal niente tiro fuori qualcosa. Posso vivere ai limiti della sussistenza; non c'è niente da comprare, nessuno da impressionare. Da queste parti tutto ciò che importa alla gente è la tua etica sul lavoro e la tua gentilezza e la tua competenza. Torno qui e ritrovo la mia voce come qualcosa che mi è scivolato dalle tasche, come un souvenir sepolto a lungo. E ogni volta che ritorno sono circondato da persone che mi amano, che si occupano di me, che mi accolgono sotto una tenda di calore. Qui riesco a sentire le cose, il mondo pulsa in maniera diversa, il silenzio vibra come una corda pizzicata milioni di anni fa; c'è musica tra i pioppi tremuli e gli abeti e le querce e persino tra i campi di mais essiccato. Come fai a spiegarlo a qualcuno? Come fai a spiegarlo a qualcuno che ami? Cosa succede, se poi non capisce?
***
C'è una complicità che nasce dalle piccole cose. Come quando si è bambini, e ogni gesto sembra la ragione stessa dell'esistenza. È una questione d'onore, di lealtà: è la forma più pura dell'amicizia. Sentiamo di appartenere a qualcuno, e che qualcuno ci appartiene, in un modo che è così e basta, che non si può neanche spiegare. È quell'essere qualsiasi cosa, ma esserlo insiemeIn un vicolo di quartiere, o sul tetto del mondo. Che non significa guardare sempre nella stessa direzione. Urlando, imprecando, o ascoltando, in silenzio, aspettando che il dolore diluisca, in quei momenti dove non siamo più in grado neanche di indovinarlo, il nostro orizzonte, è sapere che quel qualcuno troverà il modo di portarci indietro. 
Ma i tramonti. Fu lì che capii per la prima volta che Lee era diverso da noi, che forse era persino destinato a diventare famoso. Perché nei dieci o venti minuti prima che il sole si estinguesse completamente a ovest, ci chiedeva sempre di restare in assoluto silenzio. E non so perché, ma noi gli davamo retta, gli obbedivamo. E ci sedevamo lì, a bere le birre dei nostri padri e a guardare il cielo camaleontico, per ascoltare lo show di Lee. «Lo avete sentito?» diceva, il che non era una vera domanda quanto un'affermazione. «Sentite quel suono, quella nota? Giuro su Dio, quel colore lì, quel rosa. Quando quel rosa inizia a impallidire davvero, è come se emanasse questa nota, non riesco a descriverla, è morbida e alta. E lo sentite quell'arancione? Non l'arancione marmellata, ma quello color pesca? Lo sentite? Cavolo, non vedo l'ora che arrivino i blu! I blu e i viola! E poi quell'ultima nota lunga, nera e bassa, quella nota riverberante di basso che dice: «Vai adesso, buonanotte. Buonanotte America, buonanotte». 
***
Poi le cose si complicano. Quando si cresce, e le esigenze non sono più le stesse. Una crepa, impercettibile, è un abbraccio che non ha più calore. Quello che ho guadagnato in tutti questi anni lo devo soltanto a me, a come ho lavorato, a quello che ho sofferto. Come puoi fare parte di questo, adesso? Come puoi capirlo, tu, che hai sempre preteso troppo dalla vita? Che sei diventato quello che sei, in un mondo diverso, lontano da me? È un sentimento che ha a che fare con un sacco di cose: è gelosia per tutto quello che l'altro ha ottenuto, per i successi che diventano lo specchio nel quale aleggiano i nostri fallimenti. È voglia di spogliarsi e indossare i panni di un altro, per sapere come ci si sente, almeno per una volta, ad essere una persona che fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Ma è paura, soprattutto: il timore di non reggere il confronto. Perché le nostre mogli, i nostri mariti, i nostri figli, se fossero costretti a scegliere, sceglierebbero ancora noi?
Pensiamo che il mondo sia fermo, che rotoli sotto i nostri piedi, giorno e notte, con la pioggia e col sole. E poi, un giorno, cadi dal pianeta e scivoli nell'oltre-spazio e tutto quello che pensavi fosse vero, tutte le leggi che tenevano insieme la tua vita prima, tutte le regole e le norme che tenevano le cose al loro posto, sono andate. E niente ha più senso. La gravità non esiste più. L'amore non esiste più. 
*** 
Eppure non puoi farne a meno, anche a dispetto di te stesso. Anche quando ti sembra sbagliato e vorresti riuscire a buttarti tutto alla spalle. Quando pensi di aver ragione, perché non te lo meritavi. Quando perdonare significa rinunciare a una parte di tePerò succede: noi perdoniamo. Urlando e imprecando, di nuovo, ma torniamo. Perché? Cosa ci lega così tanto a qualcuno
Non sono sicuro di aver mai trovato la risposta giusta. Penso sia stata colpa di quelle mattine, di quei ragazzi. Del fatto di esserci sentiti come se fossimo separati da tutto quello che conoscevamo, come se fossimo migliori del posto che ci aveva fatti. Eppure, allo stesso tempo, essere innamorati di tutto quello. Innamorati dell'idea di essere i re di provincia, dritti su quelle torri in bancarotta, con lo sguardo rivolto verso il futuro, in cerca di qualcosa: forse felicità, forse amore, forse fama.

***

Lasciamo perdere Borges e Sartre, per una volta. Rimandiamo i drammi esistenziali all'anno che verrà. Leggiamo un libro che sia pieno di cose che ci riguardano, quei piccoli problemi del vivere. Leggiamo un libro che non ci avvilisca ma che ci riscaldi. Crediamoci, che le cose possono finire anche bene. 
Ogni tanto, che male può fare?

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Shotgun Lovesongs, Nickolas Butler. Marsilio, 2014. Traduzione di  Claudia Durastanti.




Un Natale pieno di grandi soddisfazioni del vivere.
Vi aspetto qui, a gennaio.
Un abbraccio.

Commenti

  1. Eeee Lista. Punto.
    (tralasciando il libro, che mi ispira assai, debbo denotarti che questa recensione mi è piaciuta un sacco.)

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    1. Ti ringrazio. Diciamo anche che mi sono affidata alle persone giuste: con Dylan, Waits, Springsteen... come potevo sbagliare?

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  2. E quindi ti è piaciuto! ;)
    Se non avessi già letto questo splendido libro, correrei in libreria ad acquistarlo perché il desiderio di divorarlo sarebbe alquanto impossibile da soffocare...Ottima scelta ma soprattutto ottimo abbinamento musicale, anche io mentre leggevo questo libro ho avuto una canzone che mi ha letteralmente perseguitata fino alla fine del libro ed è stato praticamente impossibile non parlarne poi nella mia recensione!
    Unica pecca: dopo aver letto Shotgun Lovesong ho avuto difficoltà a scegliere la lettura successiva, il libro mi aveva lasciato troppe cose addosso!

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  3. Volevo già inserirlo nella mia lista desideri, ma dopo questa tua bella e sentita recensione lo metto direttamente nel carrello. Corro a comprarlo martedì, grazie :)

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    1. Grazie Denny. Nel caso non dovesse piacerti mi accollo il 10% di responsabilità!

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  4. Che bella analisi, strutturata in modo molto originale. Un autore che non ho ancora letto, ma adesso me lo segno ;-)

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    1. Grazie Alessandra! Butler è al suo esordio, ma il libro è davvero davvero gradevole.

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  5. Gran selezione musicale ;)

    E buone feste, Maria: spero siano piene di gioia.

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