Invito a una decapitazione di Vladimir Nabokov

A passo lento e irregolare proseguono le letture di stagione. A pizzic e muzzc, come si dice dalle mie parti. Leggo quando riesco, in quello spazio di tempo tra un secondo e l'altro. Non mi lamento. Vorrei leggere di più. Vorrei leggere tutto. I miei libri sono ammassati in scatole e cartoni. Alcuni saltano fuori dai cassetti. Uno me lo sono ritrovato sotto al cuscino l'altra notte, quasi come se la fatina della letteratura fosse venuta in mio soccorso ancor prima che ne manifestassi il bisogno. E a buon rendere, perché dopo l'ultima estrazione del giudizio, non ho più denti da offrire in pegno. 

Ma, prima che la lancetta dell'orologio si posizioni sull'attimo successivo, mi rubo questa porzione di indefinito  per parlarvi di un criminale che difficilmente scorderò, e di una richiesta particolare, un Invito a una decapitazione, che, converrete con me, non è proprio cosa da tutti i giorni.

Cincinnatus C. è in prigione in attesa che si compia la sua condannata. La sentenza è certa: morte per decapitazione. La data dell'esecuzione, presunta, si attarda. Il tempo, come una fisarmonica, si comprime al ritmo di un gesto, un passo, un suono. Ogni cosa può rivelare che il momento è arrivato, che ora è l'ora. E l'attesa, ancor più della condanna, che sconvolge la sua anima. Lo spirito di Cincinnatus si contorce contro le pareti e avvampa di paura, esasperazione, delirio, sconforto e paura, ancora. "Gran parte di lui si trovava in tutt'altro luogo". Ma il corpo no. Il corpo non tradisce alcuna emozione.

invito-a-una-decapitazione-Vladimir-Nabokov-Adelphi-libroÈ solo nella scrittura che carne e mente si flettono nello stesso movimento: una corsa convulsa nel labirinto che si insinua fuori e dentro di . Ogni terminazione nervosa si concentra nel pugno che regge la penna: è tutto lì, nelle parole che si accalcano l'una sull'altra, che hanno fretta di uscire, che si tirano fuori, a coppie, a gruppi, a valanghe. È una valanga, Cincinnatus, un'onda che si ingrossa alimentandosi di se stessa. I suoi discorsi serbano il dramma dei vaneggiamenti innescati dal panico — angoscia, Cincinnatus, angoscia! —ma, ad una lettura approfondita, acquisiscono maggior spessore e ragionevolezza.

Vladimir Nabokov è sorprendente. Sempre lo è, anche quando ci costringe a provar pena per il Professor Humbert, la vittima di Lolita. Ancora una volta lo è, in Invito a una decapitazione. Il libro è colmo di riflessioni psicologiche, di spunti esistenziali, di assaggi filosofici azzarderei. E poi è bello, nel senso stilistico del termine. Molte volte, leggendo il testo, ho sentito il bisogno di fermarmi per assaporare meglio alcune descrizioni; così vivide e piene che le immagini sembravano fotogrammi di quel che accadeva proprio davanti a me.
E come se voi, in una giornata nuvolosa, stesi supini con gli occhi chiusi, sentiste all'improvviso il buio muoversi sotto le palpebre e diventare pian piano prima un sorriso languido, poi una calda sensazione di appagamento, e comprendeste che il sole è uscito dietro le nuvole.
Affascinante è la distinzione tra trasparenza e opacità descritta nella prefazione al romanzo, curata dall'autore stesso. Cincinnatus è un personaggio complesso. È opaco. A differenza degli altri personaggi, i trasparenti, i pensieri di Cincinnatus sono avvolti da una patina di indefinito. Non è un difetto di sincerità, quello messo in rilievo da Nabokov, quanto più un riferimento ad una sfumatura inconsapevole, un riflesso involontario. Cincinnatus prova a mimetizzarsi, a fingersi traslucido, ma è una recita che non riesce a portare oltre il primo atto.
Nel pieno dell'eccitazione di un gioco, i suoi coetanei di colpo lo abbandonavano come se avessero sentito che il suo sguardo limpido e l'azzurro delle sue tempie costituivano solo un inganno scaltro.
Nell'introduzione all'edizione americana del romanzo del 1959, Nabokov afferma: 
Invito a una decapitazione è un violino nel vuoto. La gente di mondo lo riterrà uno scherzo. Le persone anziane gli volteranno frettolosamente le spalle preferendogli romanzi rosa di ambientazione regionale e biografie di personaggi in vista. Nessuna frequentatrice di circoli femminili fremerà d'entusiasmo. I malpensanti vedranno nella piccola Emmie una sorella della piccola Lolita, e i discepoli dello stregone viennese se la rideranno sotto i baffi nel loro grottesco mondo di sensi di colpa collettivi e di educazione progressista. Ma conosco alcuni lettori che faranno un balzo, scompigliandosi i capelli.
Ho i capelli arruffati. Non mi capitava da un po'.



*** 
Invito a una decapitazione, Vladimir Nabokov. Adelphi, 2004. Traduzione di Margherita Crepax.

Commenti

  1. Ah, questo devo proprio leggermelo... fosse anche solo per scompigliarmi i capelli ;-) Bella la tua recensione, mi è piaciuta molto.

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  2. Hera
    Un libro per i soli appassionati di lettura (nel senso stretto del termine).
    Io ho letto parecchio questa estate, mi sono ritagliata ore liete a leggere qualsiasi cosa.
    Certe letture si sono rivelate interessanti, molto al di sopra delle mie aspettative; altre mi hanno annoiata oltremodo ( infatti, alcuni titoli li ho interrotti al 200° sbuffo).
    Ciao

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