Piccoli grandi ebook: guida all'acquisto consapevole

Il digitale ha rivoluzionato il mondo dell'editoria moltiplicando le nostre occasioni di lettura. Tralasciando i vantaggi direttamente imputabili ad un file elettronico, come la praticità e la trasferibilità, la virtualizzazione dei testi ha favorito la proliferazione, e la relativa commercializzazione, di micro brani che, a causa degli elevati costi del vecchio cartaceo, mai avrebbero raggiunto il mercato. Questo perché non è economicamente conveniente produrre e stampare un intero libro per un articolo di poche pagine; premesso che la quantità non è sinonimo di qualità, il prezzo di vendita raggiungerebbe cifre che un lettore non sarebbe mai disposto a pagare. Con la riduzione dei costi di produzione dovuta all'avvento della digitalizzazione, ci troviamo ora a fronteggiare un'offerta massiccia di pillole d'autore: assaggi racchiusi in un numero limitato di battuteQuesto è un bene? Dipende. Dipende da noi.

Non siamo così esigenti e accorti quando effettuiamo i nostri acquisti virtuali e il più delle volte basta poco per attirare la nostra attenzione: una copertina spiritosa, un titolo accattivante, e tutto si risolve nel giro di un clic. È quello il problema: il clicLo sforzo legato all'acquisto è così irrilevante che l'azione è più veloce del pensiero. Poi c'è la seduzione dei 99 centesimiLa seduzione, sì: 99 tracce di puro annebbiamento mentale. 0,99 - 1,99 - 2,99 - 3,99 e via discorrendo. Non occorre una laurea in matematica per capire che nei fatti parliamo di euro belli tondi. Però quelle cifre, messe così, fanno subito gola. Fanno subito "affare". E allora... CLIC.

Esempio. Feltrinelli ha creato collana che corrisponde al nostro oggetto di studio: Feltrinelli Zoom.
Zoom è la nuova collana di Feltrinelli tutta digitale. 
Una nuova idea di libro: economico, veloce e maneggevole. 
A 0,99 € a titolo.
In Zoom troverai racconti, romanzi a puntate, guide, saggi e interventi editi e inediti. Testi brevi ma di altissima qualità, liberati nella loro essenza più pura dalle nuove possibilità di distribuzione digitale. 
Al di là dei brani di prima pubblicazione presenti in lista, i testi sono in larga parte presi da libri pubblicati negli anni passati. Gira un po' di polemica in rete perché la percentuale degli estratti è maggiore di quella relativa ai racconti di nuova edizione (ad occhio, l'85-90% della collana si basa su brani già in commercio in altri volumi) e la discussione si infiamma perché sembrerebbe che, calcolatrice alla mano, converrebbe di più, in alcuni casi, comprare il libro intero che il singolo passo. 

In realtà a me non sembra un gran problema perché accanto ad ogni estratto compare il titolo del libro dal quale è stato ricavato, quindi è un attimo valutare la convenienza economica dell'uno o dell'altro. Mi preme maggiormente sottolineare l'importanza di una selezione, da parte nostra, che sia consapevole e ponderata. Anzi, sapete cosa vi dico? Ho letto diverse proposte del catalogo, in modo da poter valutare la collana nel suo complesso, e sono partita proprio dai racconti inediti, ma sono questi che mi hanno maggiormente deluso.

Quello che ho preferito è London Angel. Piersandro Pallavicini ci parla di amicizia. Il risultato è un piacevole resoconto su come due uomini possano ritrovarsi, a distanza di anni, e rendersi conto di essere ancora molto vicini; sullo sfondo la città di Londra, la mia città, spettatrice e attrice della stessa commedia. Molto gradevole.
london-angel-Pallavicini-cover
Poi ci sono gli estratti. Anche qui, alcuni sono molto validi e altri meno. Io voglio consigliarvene tre che secondo me vale davvero la pena leggere. Il primo che dovete recuperare è Il nuotatore di John CheeverPer questo brano mi accollo ogni responsabilità; nel caso lo leggeste e ne rimaneste delusi, leggetelo di nuovo, e se anche allora Neddy Miller non sarà riuscito a conquistarvi, invierò ad ognuno di voi una mia fotografia che potrete usare per allenarvi al gioco delle freccette. Promesso. Formato 50x70.

Non so neanch'io perché questa storia mi abbia preso così tanto. È triste, e a me piacciono le storie tristi. O meglio, mi piacciono le storie tristi vissute da personaggi pieni di dignità. Personaggi inconsapevoli la maggior parte delle volte, ma fieri. E poi mi è sembrata un'idea molto bella quella di Ned, quasi poetica. Una sorta di eroe romantico contemporaneo, così l'ho percepito. 

Una domenica di mezza estate, una come tante, una di quelle che Neddy passava a casa di amici a bere qualcosa a bordo piscina. 
il-nuotatore-Cheever-cover
Tratto da: I RACCONTI 
In quel momento gli venne l'idea che, seguendo un percorso ad angolo in direzione sud ovest, sarebbe potuto arrivare a casa sua a nuoto. La sua vita non era condizionata, e il piacere che gli dava questa constatazione non poteva essere spiegato con un complesso di fuga. Gli sembrava di vedere, con un occhio da cartografo, quella catena di piscine, quel corso d'acqua quasi sotterraneo che si snodava attraverso la contea. Aveva fatto una scoperta, aveva dato un contributo alla geografia moderna, e quel corso d'acqua l'avrebbe chiamato Lucinda, col nome di sua moglie. Non era uno che amava particolarmente gli scherzi, né era un buffone, ma era volutamente originale, e si considerava in generale, e modestamente, un personaggio leggendario. Era una bella giornata, e gli sembrava che una lunga nuotata ne avrebbe esaltato la bellezza.
Immaginate la scena: una piscina dietro l'altra. Un unico percorso d'acqua. Villette a schiera, cane in giardino e steccato bianco, sorrisi inamidati e abiti dai toni pastello. La massificazione sociale. L'annullamento di ogni soggettività. E poi c'è Ned, che vuole attraversare tutte queste mediocrità per tornare a casa. A nuoto, nelle realtà altrui. È folle. È un genio. A prescindere dall'impresa bizzarra del protagonista, è l'acqua che secondo me domina la scena; l'acqua e tutto il simbolismo che essa racchiude: la purificazione, la rinascita, il battesimoQuesto racconto è apparso per la prima volta sulla rivista New Yorker  il 16 luglio 1964, ma è ancora molto attuale. È bello, davvero. 

Passiamo a tutt'altro genere.
assassino-Serra-cover
Tratto da:
 IL NUOVO CHE AVANZA
L'assassino di Michele Serra è proprio divertente. Questo strambo vecchietto che vedete in copertina non riesce ad accettare la trasformazione che sembra stiano attraverso le piccole botteghe di paese nelle quali è solito rifornirsi; non capisce perché i negozianti hanno iniziato ad utilizzare termini così strani per vendere la loro merce. Perché, ad esempio, un calzino diventa un calzino valido? Esistono anche i calzini invalidiE i bicchieri? Perché una confezione di bicchieri dovrebbe essere una soluzione simpatica? I bicchieri sono bicchieri, non sono nient'altro che questo, non possono far ridere. E tutti quei gusti in gelateria? Dov'è la crema? Dov'è la nocciola? L'uomo esplode ogni volta che si trova in situazioni del genere e l'unico modo attraverso il quale trova un po' di pace è... uccidendo i negozianti indegni.  Mi sembra una soluzione più che logica, non vi pare? Michele Serra è stato una piacevole scoperta. Da approfondire.


Concludo con I morti a tavola di Antonio Tabucchi.
morti-a-tavola-Tabucchi-cover
Tratto da:
 IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA
Dopo Sostiene Pereira, questo racconto è stata una conferma delle impressioni positive che avevo ricavato in precedenza. Il protagonista del brano è un uomo, un vecchio, che passeggia per le strade di Berlino passando al vaglio tutta la sua vita: anni trascorsi al servizio della Repubblica Democratica Tedesca.
Ah, il Muro, che nostalgia del Muro. Era lì, solido, concreto, segnava un confine, marcava la vita, dava la sicurezza di un'appartenenza. Grazie a un muro uno appartiene a qualcosa, sta di qua o di là, il muro è come un punto cardinale, di qua c'è il nord, di là il sud, sai dove sei. 
La scrittura di Tabucchi non è così accessibile; ha uno stile particolare, ermetico, criptico quasi, però val la pena fare uno sforzo in più e immergersi nel suo mondo.



Questi sono i brani che mi sono piaciuti di più. 
Questi sono i brani attraverso i quali, secondo me, lo sforzo d'acquisto è ampiamente ricompensato. Perché, tralasciando le singole casistiche e le preferenze di specie, l'analisi dell'offerta virtuale di Feltrinelli era solo un pretesto per approcciare in modo più concreto l'argomento; il mio scopo era quello di puntare l'attenzione sul cambiamento che il fenomeno sta attuando sulle nostre abitudini di spesa. Il nostro modo di concepire i libri è cambiato ed è giusto che sia così, ma è importante imparare ad assumere un atteggiamento critico verso il digitale che sia almeno pari a quello che adottiamo nei confronti del cartaceo. 

È necessario soppesare il nostro interesse prima di farci prendere dall'acquisto compulsivo, perché è proprio nelle preferenze e nelle rinunce che si forma la nostra personalità letteraria. Scegliamo, valutiamo, scartiamo e confrontiamo. E poi, se clic dev'essere, lasciamo che sia.



Commenti

  1. Per quanto riguarda il mio gusto personale ci tengo a dire questo:
    A me l'eBook non piace !
    Nonostante in altrettanti blog io abbia confessato questo stesso parere, mi son ritrovata al centro di flame prò vs contro questo libro elettronico.
    Ammetto che all'inizio ne ero attirata, più che altro era la curiosità verso qualcosa di nuovo, ma poi ho capito che era un oggetto in più alla quale dovevi aggiungere spese per poter scaricare brani da leggere.
    Il libro è bello perchè lo tocchi, lo sfogli, lo vivi!
    L'e-Book è un oggetto impersonale, freddo , è molto più adatto a chi impazzisce per la tecnologia che per quelli come me che amano sfogliare le pagine.
    Per il momento , nelle librerie ci sono ancora questi straordinari oggetti chiamati libri , spero solo che l'eBook non arrivi a soppiantarli, altrimenti è una TRAGEIA!
    Hera

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti capisco e anch'io in linea di massima preferisco il cartaceo.
      Il digitale però è una necessità per me: è comodo, è pratico, e mi sono accorta che leggo di più perché ho più titoli a disposizione in ogni momento della giornata.
      Non credo che uno elimini l'altro, io patteggio per una convivenza pacifica.

      Elimina
  2. Ti dico subito come ho conosciuto questi Feltrinelli Zoom.
    Vagando per un sito - credo proprio quello della Feltrinelli - stavo scorrendo i titoli di Antonio Tabucchi e... "Ma come? C'è un suo libro che non conosco?!?". Era proprio "I morti a tavola", tratto da "Il tempo invecchia in fretta", come hai riportato.
    Dal mio punto di vista di amante di Tabucchi, 0.99€ per un assaggio di libro di cui sicuramente comprerò l'edizione integrale è troppo comunque. E poi, a che pro?
    Discorso diverso forse varrebbe per un autore ancora sconosciuto, ma anche lì... costa così tanto (impegno, più che denaro) leggere un libro intero anziché la versione ridotta? Che poi, da quanto ho capito, si tratta di veri e propri spezzoni risistemati, non delle prime pagine.
    Parlando degli ebook in generale, io non ne penso male. Ho un Kobo che trovo molto carino e funzionale, ho comprato qualche libro che costava poco o che era in offerta ("La disobbedienza civile" di Thoreau, "La svastica sul sole" di Philip Dick, "Effi Briest" di Theodor Fontane, "La pioggia prima che cada" di Jonathan Coe...), ne ho letta qualche pagina ma... abbandonato. È lì, intoccato da un paio di mesi. I libri non li sento miei, non riesco neanche a inserirli su aNobii (neanche con apposita etichetta) perché è come se non li avessi comprati.
    Devo prendere un po' più di confidenza con quell'aggeggio :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo perché tu conosci Tabucchi e quindi "vai sul sicuro", però c'è chi non l'ha mai letto e potrebbe utilizzare l'estratto per avvicinarsi al suo stile.
      Ma è sempre una scelta, questo volevo intendere. Perché, volendo, c'è anche la possibilità di leggere l'anteprima dei libri ed il risultato sarebbe lo stesso.
      Dipende un po' da quello che si vuole ottenere.

      Elimina
    2. Sì, sicuramente... Magari per un autore che non conosco aspetterei una promozione in ebook, però la versione "riassunta" non la capisco.
      Non è detto che quello che colpisce me colpisca anche te, e facendo dei tagli il curatore si prende una grossa responsabilità, che non è detto che vada a suo favore.

      Elimina
  3. Non ho mai letto uno Zoom/Quanto/Corsivo/etc. Però è vero, e gli editori nativi digitali (nonché gli autori-editori) l'hanno capito subito, gli autori tradizionali si sono adeguati. Il digitale permette di piazzare sul mercato un tipo di narrativa (vale anche per la saggistica) che, per brevità, in formato cartaceo era svantaggiata. Spopolano le novelette, ma anche i racconti tout court e qualche novella - romanzo breve. Qualcosina ho letto, mi sono divertito, e potrei dire che è il mio target, qualora mi decidessi a finire di scrivere una data storia. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo lo penso anch'io. Per alcuni tipi di testo (racconti brevi o saggi) il digitale è sicuramente la soluzione più adatta.

      Elimina
    2. Aggiungo una cosa che ho scritto di là e aveva forse più senso qui:
      "Stavo giusto leggendo su un libro di come la fantascienza, per esempio, dall'epoca d'oro delle riviste alla diffusione del paperbak. Dal predominio di racconti e di storie seriali (magari poi messe insieme in una fix-up novel) alla produzione di romanzi di lunghezza compresa in 200-300 cartelle. La pubblicazione di Dune ruppe una consuetudine e da allora si pubblica nei formati più vari, anche se la narrativa breve ha gradualmente perso gli spazi. Oggi ci sono molte testate solo digitali, e naturalmente le autoproduzioni o pubblicazioni per editori nativi digitali."

      Elimina
    3. Ma i libri piccolini sono una delizia per gli occhi! Se penso a "Mendel dei libri" di Zweig, o a "Toccare i libri" di Marchamalo (che ho appena comprato), non potrei immaginarli in ebook.
      È anche vero che un lettore può sentirsi in colpa a spendere 10€ (se va bene, perché spesso costano anche di più, soprattutto per le piccole case editrici) per un libello di 30 pagine...

      Elimina
    4. Non è tanto questione di colpa, è questione di qualità.
      Io adoro le short stories quindi non sono tanto le poche pagine che mi bloccano (a meno che, ovvio, non parliamo di 20 pagine a 15 euro), però no, in linea di massima non mi faccio problemi. La questione è quando il libro di 20-30 pagine costa 10 euro e non ne vale neanche 3.
      In generale io faccio sempre una bella valutazione in libreria. Testo sul campo prima di procedere! ;)

      Elimina
  4. Però così stiamo sollevando un'altra questione: cosa è più adatto ad essere prodotto in digitale? Possiamo dire che alcuni testi sono più propensi ad essere virtualizzati? Il digitale e il cartaceo possono essere individuati come due canali paralleli che accolgono generi diversi?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Parlo per me, e quindi per le mie abitudini. Leggerei volentieri in digitale delle riviste (soprattutto quelle di architettura, che costano tanto e la metà delle pagine è costituita da pubblicità), dei cataloghi, dei saggi brevi, dei manuali... al massimo per un racconto breve (breve nell'ordine delle 30-40 pagine).
      Per il romanzo, soprattutto se consistente, non penso che avrei voglia di leggerlo in ebook.

      Elimina
    2. Sì. Maria, si sta parlando di questo. E non parlo di anteprime, estratti o racconti facenti parte di un'antologia. Parlo di scritti appositamente pensati per la pubblicazione in ebook. Ora, non credo che sia il digitale a facilitare i formati più agili; è piuttosto il cartaceo a svantaggiarli, perché non conviene. Secondo me non è un caso che oggi uno pensa al "romanzo nel cassetto", o a questo formato "nobile" (ascolta come ti riempie la bocca e l'immaginazione). Molti non leggono narrativa breve... beh, perché no. (Infatti iniziano con "Non so perché, ma..."). Io, come dicevo, ho letto racconti scritti per il digitale. Prendi la Trilogia Steampunk di Paul Di Filippo. Sono tre novelle (in Italia anche "romanzi brevi") che posso acquistare sia come tre ebook separati sia come unico libro stampato. Oppure Mondo9 del nostro Tonani, quattro novelette poi unite come fix-up novel, rispettivamente in digitale e in cartaceo (e per editori diversi). La tendenza è, al di là di pubblicare nel doppio formato, diversificare leggermente la proposta in modo da veicolare questa narrativa veloce e a costo ridotto tramite i nuovi canali, anziché aspettare la realizzazione di ponderose e interminabili raccolte antologiche (che non spariranno, spero, perché a volte dietro c'è un bel lavoro di curatela).

      Elimina
    3. Un po' riduttivo però, no? Anch'io prediligo il cartaceo ma l'e-reader è un gran comodità per noi lettori, a prescindere.
      Certo è che, per alcune produzioni, il digitale è uno sbocco che può portare grandi soddisfazioni.

      Elimina
    4. No, perché? Se un domani scrivo una novelette, vedo tre opzioni: distribuirla gratuitamente sul blog (in digitale, o a puntate), pubblicarla in ebook, o autoprodotto o tramite un editore digitale (a cui deve piacere, ovviamente). E' qualcosa di più, riduttivo è quando un editore, nella pagina di invio manoscritti (quando c'è) richiede un certo numero di racconti, oppure dichiara in maniera esplicita di non accettarli.

      Elimina
  5. Molto interessante.
    Io, che pure non ho un e-reader, vorrei di carta le cose importanti: I promessi sposi sulla mensola e digitale l'ultimo di Fabio Volo.
    Per inciso: mai letto una riga di Volo. Però presumo che ci sia della distanza, tra i due...
    Per i 99 cent, invece, lo strano devo essere io. Il mio romanzo lo distribuisco gratis a puntate sul blog, e lo distribuirò gratis in digitale appena sono pronto. Nonostante quelli che pensano che sia un pazzo. Ma io non sono Manzoni (e neppure Volo, se è per questo...)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che tu non sia un "Volo" è una cosa che mi rincuora, e neanche poco.
      È strano però che tu voglia distribuire il tuo libro in digitale dato che tu hai detto di non avere un e-reader. Come mai?

      Elimina
    2. Perché mi sembra più facile. Ho visto diverse persone - anche insospettabili - utilizzare telefoni e computer, non solo e-reader. In particolare per i libri con i quali non hanno dimestichezza: non sanno se ne possa valere la pena.
      Perché credo che la gente - ed io per primo - compri un libro di carta prima per l'autore e poi per il contenuto. E allora voglio che tutti possano leggere prima qualcosa di mio, per decidere se gli piace e se ne vale la pena.
      Quando ci sarà abbastanza gente che pensa ne possa valere la pena, allora sarò convinto anche io ad andare sulla carta.
      Mentre mi rileggo prima di fare "Pubblica", non so dire neppure io se la mia sia tanta umiltà, o tanta presunzione :)

      Elimina
    3. Non è la presunzione la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo questo commento. Potrei pensare, azzardo, che tu sia una persona che crede in quello che fa (e mi pare anche giusto perché se non ci credessi tu non avrebbe senso invitare gli altri a leggerti). Hai paura dei pregiudizi legati all'anonimato dello scrittore, hai paura di cadere vittima dei preconcetti che si trascina dietro lo stereotipo dell'esordiente, e stai cercando una strada alternativa, un approccio che ti consenta di raggiungere il pubblico in modo più diretto. Un pubblico anche più selezionato forse, e questo non può essere che un bene. Mi sembra una "tattica" vincente per iniziare a muoversi.

      Peccato che io non sono così brava a giudicare le persone a primo impatto, quindi è probabile che alla fine archivierò il tuo commento nella cartella "quelli che sono presuntuosi ma non sanno se sia giusto ammetterlo".
      ;)

      Elimina
    4. Sono presuntuoso... però mi sembrava scortese presentarmi subito così ;)
      Ad ogni modo quello che scrivo è facilmente raggiungibile e anche facilmente commentabile: tutti sono liberi di farsi la propria idea. E mi sta bene essere archiviato fino al giorno in cui mi toccherà andare da Fazio a presentare l'ultima fatica ;)

      Elimina
  6. C'è da considerare quale, tra il supporto digitale e quello cartaceo, garantisca una maggiore durata nel tempo. Si chiedeva Eco se il digitale potrebbe mai reggere il trascorrere dei secoli quanto è avvenuto per il cartaceo; la risposta fu no.
    In questo quesito si aprono anche spiragli di riflessione sull'incidenza della parola scritta, se il supporto determini differenze di suggestione formativa o espressiva o comunicativa di questa.
    Può darsi anche che con l'avvento della tastiera, prima, e poi del digitale, la parola scritta abbia perso in sacralità. Il cinema in questo senso ha superato il potere suggestivo della parola scritta, quasi da divenire la "bibbia dei poveri" come fu già chiamato. Forse in questo sorpasso c'entra l'immediatezza di esecuzione, dove ciò che ha bisogno di molte strutture per essere eseguito acquista quell'aura di sacralità che la parola scritta sembrerebbe aver perduta. Credo però che molto dipenda dall'età. Nel periodo dell'adolescenza la parola scritta ha un potere suggestivo che non si può paragonare a quello provato nell'età adulta. Sarebbe interessante sapere se questo potere persista negli adolescenti che leggono, immaginiamo l'Idiota o Siddharta, su un Kobo o un altro e-reader; e sarebbe statisticamente interessante sapere se proprio gli adolescenti abbiano abbracciato il digitale, ma credo che ricerche in questo senso esistano già.

    Spero di non aver commesso un OT riguardo l'articolo. Ho preso a riferimento la prima parte, sulla seconda ho da dire soltanto viva la lettura, anche in pillole e anche se i novantanove centesimi mi fanno sentire un po' così. Non so perché, li associo a quello che successe con il Ministero della Guerra, che divenne 'magicamente' il Ministero della Difesa (Saramago usò l'espressione "in tempi più ipocriti ecc."). C'è qualcosa di ambiguo in quei novantanove c. e forse è proprio quello che hai scritto, che alla fine sono Euro belli tondi.

    Un saluto!

    Davide

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tuo intervento è perfettamente in tema.
      Non credo che il digitale sostituirà mai il cartaceo ma sono sicura che, con l'andare del tempo, una maggior quantità di lettori, meno sentimentali e più pratici, abbandonerà del tutto la carta.

      Elimina
    2. Ma il cartaceo non sempre ha retto lo scorrere dei tempi! La biblioteca di Alessandria è stata bruciata un paio di volte, e ci abbiamo rimesso la maggior parte della produzione letteraria dei Greci! La "pulizia culturale" in Argentina, pochi decenni fa, ha mandato in fumo opere di autori non simpatici al regime. Se il formato digitale è uno standard aperto e libero da meccanismi limitatori, può sopravvivere molto più a lungo! Per intenderci, ho escluso tutto ciò che viene da Amazon (formato proprietario) e tutto ciò che è limitato da DRM, ovvero quei libri che, anche se non ne abbiamo consapevolezza, hanno una data di scadenza. La questione del formato, fra l'altro, non è affatto banale. Prendi la tesi di laurea (magistrale). C'è l'obbligo di archiviarla, perché dev'essere consultabile e bla bla. La mia università mi ha obbligato ad acquistare le microfiche (non è una parolaccia, sono piccole diapositive!) perché quelle, perlomeno, garantiscono una conservazione di 100 anni. Il pdf no, per intenderci, anche se il pdf/a è uno standard aperto.
      Mi ri-eclisso.

      Elimina
    3. Girerei il tuo commento a Eco. Considerò la sostenibilità della tecnologia elettronica nel corso dei secoli e i suoi rapidi aggiornamenti. L'incisione rimane comunque la tecnica più affidabile, ma in quanto alla fatalità... È sempre una disgrazia.
      Io mi rivolgerei verso i testi di Khenoboskion, sui quali stiamo lavorando per la pubblicazione.

      Un saluto,
      Davide

      Elimina
    4. È un argomento che richiede molta più attenzione e spazio. Sto per pubblicare un articolo che secondo me potrebbe essere un ottima base per ampliare la nostra discussione. Ne parliamo lì.

      Elimina

Posta un commento