Io amo le persone che svolgono il proprio lavoro con dedizione. Mi piace assistere alla cura maniacale dedicata ad ogni dettaglio, al perfezionismo più estremizzato, e mi piace ancor di più quando uomo e mestiere si fondono al punto che non si riesce più a distinguere dove inizia uno e finisce l'altro. Minuti, giorni, ore: non c'è riferimento temporale in grado di distogliere il lavoratore dal proprio banco di lavoro se il compito assegnato non è stato portato a termine nel modo esatto in cui era stato concepito. Diventa quasi una fissazione creare un prodotto perfetto, a prescindere addirittura dal cliente: è una questione personale, del mettere le cose a posto. Ovvio che, rovescio della medaglia, il confine tra devozione e ossessione è molto labile.
Il correttore di bozze di Francesco Recami è un lavoratore di quelli che piacciono a me: attento, meticoloso e pignolo, tant'è che nella prima parte del libro possiamo assistere ad una piacevole sfilata di deformazioni professionali. Dico libro e non romanzo perché etichettare questo testo è un vero azzardo; lo definirei originale se il termine non fosse così vago. Sperimentale credo sia più adatto.
Il correttore di bozze di Francesco Recami è un lavoratore di quelli che piacciono a me: attento, meticoloso e pignolo, tant'è che nella prima parte del libro possiamo assistere ad una piacevole sfilata di deformazioni professionali. Dico libro e non romanzo perché etichettare questo testo è un vero azzardo; lo definirei originale se il termine non fosse così vago. Sperimentale credo sia più adatto.
Esiste una locuzione più brutta di "correttore di bozze"? No. Basterebbe questa espressione a gettare su tale professione un'aura di mediocrità, un'ombra di lavoro di ripiego, di ultimo grado della scala sociale. Che lavoro fai? Il correttore di bozze. Ah.Partiamo da un punto fermo, saldo e sicuro: non è una lettura agevole. E quando dico agevole mi riferisco proprio alla comodità di un lettore distratto che vuole dedicare un paio d'ore a leggere un libro distensivo e piacevole. No. Nel caso, pescatene uno dal mazzo-Kinsella e la vita vi apparirà subito di un bel rosa acceso. Qui di luminoso c'è ben poco. A domanda, Recami risponde:
Ho cominciato a scrivere questo libro una decina di anni fa, e non sapevo di preciso dove sarei andato a parare. Poi il romanzo, se così si può chiamare, ha preso alcune tangenti. Una fra queste è quella di procedere, programmaticamente, contro le aspettative del lettore, almeno di quel lettore che necessita di una quadratura del cerchio, che i fatti tornino, per andarsene a letto tranquillo. Sono consapevole del fatto che Il correttore di bozze non è un ansiolitico, ma un ansiogeno. D'altronde escono in libreria migliaia di volumi a scopo ansiolitico, se ne potrà fare uno ogni tanto che non mette il lettore a suo agio? Comunque la soluzione, per chi ne ha bisogno, c’è, ed è unica e inattaccabile, ed anche estremamente evidente.
La distinzione tra ansiolitico e ansiogeno è geniale. E pure molto azzeccata. Io non vi sto consigliando di leggere questo libro, non è il solito resoconto quello che sto scrivendo: io vorrei tanto che voi leggeste questo libro perché mi piacerebbe confrontare le vostre impressioni con le mie. Perché non è un libro di quelli che piace o non piace: c'è da discuterne, da analizzare, da approfondirne il "disagio". Oppure no, oppure c'è da leggere, come fosse un testo qualunque, senza stare troppo a badare al resto. Non badare al resto. Ma ne siamo davvero capaci? Recami gioca con il lettore ponendolo ogni volta in un ruolo diverso; lo confonde, mostrandogli la verità e smentendola poco dopo, spostando il centro dell'attenzione, di modo che quello che prima sembrava un indizio importante non pare più così rilevante.
Io non so se sia un autentico capolavoro, un esperimento mal riuscito o un discreto artificio letterario; so solo che, dopo quattro o cinque letture mediocri, è il primo libro che mi tiene incollata dalla prima all'ultima pagina. E non è forse questo lo scopo?
È una sensazione che chi legge per piacere non conosce quella di trovarsi di fronte, sempre e comunque, un oggetto fatto di carta e inchiostro. Chi legge per suo diletto, del fatto che un libro sia un oggetto se ne dimentica, e si immerge, come si dice, nella lettura, sia essa per informarsi e conoscere, sia essa un racconto, un romanzo, una favola. Anzi, delle contingenze grafiche non deve proprio accorgersi. Il correttore invece che un libro era solo un libro non se ne dimenticava mai, era un oggetto al quale, se si vuole, guardava solo in superficie, come se avesse una pistola alla tempia. Lo ispezionava da tutte le angolazioni, lo squadrava, lo visionava in trasparenza, ma dentro non ci entrava mai.
Francesco Recami
Il correttore di bozze
Sellerio
2007
pp. 188
ISBN 9788838922312
Bella recensione, lo metterò nella mia lista di "libri da leggere". Ciao
RispondiEliminaFà che la tua lista non si allunghi troppo però!
EliminaNe conosco di correttori di bozze, ho corretto anche io delle bozze ed è un lavoro che appare rilassante all'inizio ma che in realtà... senza contare che ormai non esiste quasi più... mi segno il titolo...
RispondiEliminaImmagino, lo stress dipenderà anche molto dal tipo di testo che ti si propone, no?
EliminaChe dire, mi hai davvero incuriosita; e concordo, volte ci vuole l'ansiolitico, a volte l'ansiogeno (anche io sono rimasta colpita dalla scelta dei termini).
RispondiEliminaVero? Mi è sembrata una descrizione molto particolare.
Elimina