Ho terminato la lettura di questo libro sopra le nuvole, ad appena mezz'ora da Berlino e, credetemi, avrei dirottato l'aereo per puntare dritto verso l'Islanda. È stata una reazione strana, perché non avevo mai pensato a quei territori prima; credevo, non so esattamente per quale motivo, che regnassero atmosfere troppo lente, per me soprattutto, che sono sempre alla ricerca di qualcosa di più veloce, di più forte. Di qualcosa di più. Per le stesse motivazioni non avevo mai guardato alla letteratura islandese con interesse. Ma Stefánsson mi ha dimostrato che la lentezza non ha nulla a che fare con la staticità, che si può essere dinamici senza essere irrequieti, che c'è forza anche senza aggressività.
L'essere umano non si mantiene bene come il titanio, e la sua storia potrebbe essere riassunta così: quello che ha nel cuore, quello che ha nelle ossa, nel sangue, e poi il movimento di una mano una sera d'ottobre.Luce d'estate, ed è subito notte: un accostamento di vocaboli molto azzeccato, una contraddizione in termini capace di evocare immagini davvero suggestive. Mi vengono in mente sere come quelle appena trascorse, con gli ultimi residui di un'estate che si trascina sulle gambe ancora dorate. Mi fa pensare a quella malinconia per le cose belle, nei momenti di pura e perfetta felicità, quando sei allegro e triste allo stesso momento perché consapevole che quella serenità, nell'attimo in cui la stai pensando, è già passata. Perché non riusciamo, anche imponendocelo, a vivere nel momento in cui siamo davvero: sempre troppo indietro, o troppo avanti, per un passato che ci inghiotte o per un futuro che ci sputa fuori.
Sarebbe fantastico avere dei fotogrammi di felicità, io ci penso molto spesso: mi piacerebbe avere dei fermo immagine di questo o quel secondo, per rievocare la stessa emozione in tempi diversi, per dilatarla ed estenderla, così che fossi in grado di spalmarla sui periodi nei quali la luce non riesce proprio a portare il giorno. È per questo motivo che Stefánsson ha scritto questo romanzo: per provare a dare un senso alla vita attraverso gli scatti di un paese di appena quattrocento anime. Perché a volte nei posti piccoli la vita diventa più grande ed è più facile acchiapparla, metterla sotto una campana di vetro, intrappolarla come una lucciola.
Nelle storie antiche si dice che l'uomo non possa guardare Dio, equivarrebbe alla morte, e senza dubbio vale lo stesso per quello che cerchiamo - la ricerca che ci insegna le parole per descrivere lo splendore delle stelle, il silenzio dei pesci, il sorriso e lo sconforto, la fine del mondo e la luce d'estate. Abbiamo un compito, a parte baciare labbra; sai per caso come si dice "ti desidero" in latino? E come si dice in islandese?Per esaminarla, per comprenderla. Per provarci almeno.
Jón Kalman Stefánsson
Luce d'estate ed è subito notte
Traduzione e postfazione di Silvia Cosimini
Iperborea
2013
pp. 304
ISBN 9788870915174
Stefansson è nella pila dei miei libri in attesa, si sa, Infinite Jest sta bloccando ogni cosa, sono solo sua, per leggere una pagina ci vuole circa il triplo del tempo che a leggere una pagina normale (è denso, meravigliosamente denso). Bella questa tua recensione, non vedo l'ora di potermi dedicare anche io a questo autore di cui sto mi stanno parlando davvero bene!
RispondiEliminaGrazie! Mi fai venire voglia di riprendere di nuovo DFW parlando di IJ ma per adesso non posso farlo, voglio provare anche altro prima di rituffarmi in quelle atmosfere surreali (in realtà, tra gli altri, sto leggendo "Le correzioni", il mio primo libro di Franzen che, sinceramente, non mi sta prendendo più di tanto. Avevi ragione, hanno stili completamente diversi!).
EliminaEcco! Forse avrei dovuto leggere questo, mica Audur Alar Olabama! :D
RispondiEliminaPerché tu vai cercando altrove quello che puoi tranquillamente trovare nella tua vicina di blog?!?
Eliminap.s.: applauso al nome cripticamente composto.
Io l'ho iniziato durante un viaggio aereo e pure a me è piaciuto!
RispondiEliminaBello, vero? Sono contenta ti sia piaciuto.
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