La prima volta di Philip Roth con la ragazza di Tony

Quando mi capita di recarmi in città cerco sempre di fare un salto nei pressi di Port'Alba perché proprio lì prende vita ogni giorno quello che, per un lettore, è una sorta di paradiso in terra: negozi di libri, piccoli piccoli, uno dietro l'altro e bancarelle a cielo aperto stracolme di volumi (sia nuovi che usati) di qualsiasi forma, dimensione, colore e anno di pubblicazione. Io ci passo ore intere; come una pulce impazzita rimbalzo da bancone a bancone analizzando, annusando e toccando ogni singolo libro. E mi emoziono, come quella volta che trovai una copia di Cyrano de Bergerac risalente al 1920: la copertina era sottilissimabruna, sfrangiata in alcuni punti; sfogliavo le pagine con cautela, affascinata da quel colore intenso e avvolgente che assume la carta con il passare degli anni. Sembra quasi di poter viaggiare nel tempo, grazie a libri del genere. Piccole perle abbandonate in attesa di essere riportate alla luce.

Restando in tema, in una delle mie esplorazioni ho trovato questo:

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Un libro di Philip Roth in edizione vintage? Mio, neanche il tempo di pensarci. A esser sincera appena l'ho visto sono rimasta un po' interdetta perché non ne conoscevo l'esistenza. Eppure mi era capitato almeno mille volte di scorrere la bibliografia di Roth ma questo titolo proprio non riuscivo a ricordarlo. Le indicazioni sul retro della copertina mi mettevano ancor più in difficoltà:
"La ragazza di Tony è il primo romanzo di Philip Roth, quello che lo ha consacrato come uno degli scrittori contemporanei più originali e brillanti e che gli è valso nel 1960 il National Book Award, il massimo riconoscimento letterario americano"
Possibile che non riuscissi a ricordarmi il primo libro di Philip Roth? In realtà questo breve romanzo è incluso nella più conosciuta raccolta Goodbye, Columbus e cinque racconti; la casa editrice Bompiani pubblicò, nel 1960, La ragazza di Tony in un unico volume. L'edizione che ho trovato io è la prima in versione tascabile.

È una storia d'amore soffocata dal perbenismo e dalle convenzioni di una famiglia americana troppo impegnata a badare alle apparenze, dedita per lo più a preservare il prestigio derivante dalla propria posizione sociale che a sviluppare desideri e aspirazioni. È, in realtà, una situazione che Roth ci ha raccontato molto spesso in seguito, narrandoci a più riprese il disagio che deriva dall'essere diverso(parlandone attraverso i suoi personaggi come in La macchia umana, oppure in prima persona come in Autobiografia di un romanziere).

L'opera prima di uno scrittore è sempre molto importante perché, a prescindere dalla qualità del testo, rappresenta un atto di fiducia, il gesto attraverso il quale l'autore si "concede" attraverso la propria scrittura. Ed è sua prima volta, non c'è esperienza o popolarità che possa attutire la caduta nel caso le cose non dovessero andare, nel caso il libro non dovesse piacere. Che è un po' come sentirsi rifiutati perché credo che i primi lavori degli scrittori siano anche quelli più autentici, sicuramente meno perfetti ma, forse mi sbaglierò, più spontanei. Ripeto, non parlo di qualità narrativa perché questo libro, per esempio, non è all'altezza degli altri romanzi di Philip Roth. Mi è piaciuto, però a mio parere non è abbastanza incisivo, non è così crudo e violento come le pubblicazioni successive; si intravede uno stile molto interessante, un potenziale inespresso, però c'è ancora una sorta di titubanza nell'osare, nel caricare le situazioni. Come se avesse voluto alleggerire alcuni passaggi, forse anche inconsapevolmente, sfiorando le emozioni piuttosto che affondarci le mani come è solito fare. 

È stata un'esperienza particolare, rovistare negli appunti di un grande scrittoreLeggendo questo romanzo mi è sembrato quasi di aprire un diario segreto, avvertivo la sensazione di violarne i segreti. Eppure lo cercavo, avidamente, pagina dopo pagina, il Roth che ho imparato a conoscere e ad apprezzare. E vederlo, in qualche frase, ritrovarlo negli spazi, è stato molto bello.



La mia edizione è fuori catalogo. Per chi fosse interessato a leggere questo romanzo, l'ultima edizione del libro Goodbye, Columbus e cinque racconti è stata pubblicata da Einaudi nel 2012.

Commenti

  1. Son sempre belle emozioni quando si riesce a scovare queste perle...

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    1. E poi ci sono anche le volte nelle quali torni a casa con un pugno di mosche, sono i rischi del "mestiere"!

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  2. non conoscevo nemmeno io questa opera prima, ho sempre creduto fosse Lamento di Portnoy il debutto di Roth, ma guarda un po'!

    Ah, le bancarelle piene di volumi ingialliti e di affari imperdibili <3

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    1. Anch'io ero convintissima che Portnoy fosse il primo. Forse perché questa storia, essendo stata pubblicata anche (e soprattutto) come raccolta, non viene considerata alla stregua di un romanzo.

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  3. La seconda cosa più bella dopo leggere un libro, è scoprire un'edizione apparentemente secondaria di uno scritto. Ci si sente un Indiana Jones sull'Isola del Tesoro, mentre Jack Sparrow strepita dietro la sua Perla Nera...

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