La schiuma dei giorni di Boris Vian

Abbandonate ogni razionalità voi che leggete! La schiuma dei giorni è un’esplosione di colori, un’accozzaglia informe di luce. Colin, il protagonista, passeggia su una nuvola, parla con un topo e suona il pianocktail con la stessa disinvoltura con la quale noi ordiniamo un cappuccino al bar. 
Boris Vian si cimenta in descrizioni improbabili alterando ogni regola della più sterile architettura, le stesse condizioni climatiche si piegano al suo volere, e con un tuffo nel mondo dell’assurdo ci regala una storia d’amore in chiave fiabesca. 
La macchina si era fermata davanti a un albergo sul bordo della strada. Erano sulla strada buona, liscia, screziata di riflessi fotogenici, fiancheggiata ai due lati da alberi perfettamente cilindrici, con l'erba verde, il sole, i campi con le mucche, staccionate tarlate, siepi fiorite, tante mele sui meli e mucchietti di foglie morte, un po' di neve qua e là per variare il paesaggio, e poi palme, mimose e pini del Nord nel giardino dell'albergo, e un ragazzino arruffato coi capelli rossi che guidava due pecore e un cane ubriaco. Da una parte della strada c'era vento, e dall'altra no. Potevi scegliere quello che ti piaceva. Soltanto un albero su due faceva ombra, e solo dentro il fosso di un lato della strada vivevano le rane.
È stata una lettura piacevole anche se, devo ammetterlo, a fasi alterne. È un po’ come fare un paio di giri di giostra. La stessa stravaganza narrativa che inizialmente affascina il lettore diventa normalità dopo alcuni capitoli ed è a quel punto che si è portati a cercare qualcos’altro, qualcosa che attiri attenzione, qualcosa che spezzi questa pazza monotonia.
Tornando al concetto dei colori, immaginate una tela imbrattata di ogni totalità possibile. Al primo sguardo vi sembrerà un capolavoro e sarete spinti ad avvicinarvi, a voler scrutare ogni minimo dettaglio; a un’analisi più approfondita però, al terzo giro, l’originalità degli accostamenti cromatici non vi sembrerà più così geniale come vi era parso inizialmente. Ora allontanatevi dal dipinto, osservatelo nuovamente, con occhio meno critico, meno maturo magari, e vedrete che la vivacità dei toni accesi tornerà a colpirvi. Credo che questo sia il giusto approccio da adottare nel caso vogliate leggere il romanzo di Vian; non andate troppo a rovistare tra le righe. Prendetelo per quel che è: un libro coloratissimo.

Lo scorso 24 aprile è uscito nelle sale francesi l’ultimo adattamento cinematografico del libro; in attesa dello sbarco in territorio nazionale, date uno sguardo al trailer e fatevi un’idea. Da quel poco che mi pare di cogliere guardando questa manciata di minuti, sembra che il binomio libro-film di cui tanto si discute questa volta sia abbastanza riuscito.


schiuma-dei-giorni-Vian-libroBoris Vian 
La schiuma dei giorni
Traduzione di Gianni Turchetta
Marcos y Marcos
2005
pp. 272




Commenti

  1. Il nome di Vian non mi suonava del tutto sconosciuto. Ho dato un'occhiata veloce alla sua biografia su Wikipedia e scoperto che era un poliforma: scrittore, jazzista, paroliere, traduttore. Un talento non inquadrabile. Ecco, è l'idea che mi sono formata quando ho letto il brano che hai riportato. Non è inquadrabile in una cosa sola. E'tante tutte assieme.
    Non sarebbe nemmeno il mio genere, vero. Ma se mi si accende la spia del ricercatore alla Indiana Jones, sarà su questo libro che punterò. :-)

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    1. Si, sono d'accordo. Sono incuriosita da Vian versione jazzista, chissà se applicherà la stessa pazzia!

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  2. aspetto con ansia di vedere il film, Gondry è uno dei miei registi preferiti, mi incanta!
    Il romanzo di Vian non l'ho letto, ma credo di essere troppo razionalmente capricornesca per apprezzarne la stravaganza irrazionale...(Invece al cinema mi lascio andare di più al sogno e con un matto come Gondry bisogna per forza abbandonare ogni razionalità!)

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    1. Si, sono d'accordo. Anch'io preferisco folleggiamenti in schermo-visione.
      Pensa che per me anche Murakami è troppo surreale (a proposito, il libro scelto per un GDL al quale sto partecipando è stato proprio "Norwegian Wood" che mi consigliasti anche tu. Poi ti fo sapere!)

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