“Che vuol dire questa frase, pregar Dio?” | Victor Hugo


V'è un infinito all'infuori di noi? E non è questo infinito uno, immanente e permanente? Non è necessariamente sostanziale in quanto se la materia gli mancasse, sarebbe limitato; e necessariamente intelligente, poiché è infinito e, se gli mancasse l'intelligenza, sarebbe in quel punto finito? Codesto infinito non risveglia forse in noi l'idea d'essenza, laddove non possiamo attribuire a noi se non l'idea d'esistenza? In altre parole, non è adesso l'assoluto, di cui noi siamo il relativo? E mentre v'è un infinito fuori di noi, non v'è un infinito in noi?
Questi due infiniti (quale spaventoso plurale) non si sovrappongono forse l'uno all'altro? Non è il secondo infinito, per così dire, soggiacente al primo? Non è lo specchio, il riflesso e l'eco di esso, abisso concentrico ad un altro abisso? E quel secondo infinito, è esso pure intelligente? Pensa, ama, vuole? Ma se i due principi sono intelligenti, ognun d'essi ha un principio volente e v'è un io nell'infinito di lassù, come un io nell'infinito di quaggiù. L'io di quaggiù, è l'anima; l'io di lassù, è Dio. Mettere, per mezzo del pensiero, l'infinito di quaggiù in contatto coll'infinito di lassù, è quello che si chiama pregare. Non togliamo nulla allo spirito umano. Sopprimere è male; bisogna riformare e trasformare. Talune facoltà dell'uomo sono volte verso l'Ignoto: il pensiero, la meditazione, la preghiera. L'Ignoto è un oceano. Che cos'è la coscienza? È la bussola dell'Ignoto. Il pensiero, la meditazione e la preghiera sono grandi raggi misteriosi; rispettiamoli. Dove vanno, queste misteriose irradiazioni dell'anima? Verso l'ombra, ossia verso la luce. La grandezza della democrazia sta nel non negare e non rinnegare nulla dell'umanità. Vicino al diritto dell'Uomo, o almeno a fianco, v'è il diritto dell'Anima.
Schiacciare i fanatismi e venerare l'infinito, ecco la legge. Non limitiamoci a prosternarci sotto l'albero della Creazione ed a contemplare i suoi immensi rami, pieni d'astri; abbiamo il dovere di lavorare intorno all'anima umana, di difendere il mistero contro il miracolo, d'adorare l'incomprensibile e di respingere l'assurdo, di non ammettere, in materia d'inesplicabile, se non il puro necessario, di risanare la fede, di togliere le superstizioni dalla religione: in una parola, di liberare Iddio.
(da I miserabili di Victor Hugo. Mondadori, 2013. Traduzione di Maria Vasta Dazzi)


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