La mia copia è una vecchia edizione del 2000. Tascabile, non rilegata. Essenziale. Dal retro di copertina spicca una foto di Oriana che mi ha accompagnato durante tutta la lettura. Ogni tanto andavo a riguardarla per strapparle le emozioni dagli occhi. Cosa si prova a raccontare una storia del genere? Con l'approssimazione irrequieta che mi caratterizza non avrei mai letto questo romanzo se ne avessi conosciuto la trama perché rifuggo dall'asprezza della realtà. Ma sarebbe stato un grandissimo errore. Un uomo è un resoconto, una biografia, ma soprattutto un omaggio alla memoria di Alekos. Un inno al coraggio impregnato anche di paura, di umanità e rammarico. Un pegno d'amore, da un donna per il suo uomo.
Morirò e tu scriverai un libro.
La storia:
Alexandros Panagulis, noto anche con il diminutivo di Alekos, è stato un politico, rivoluzionario e poeta greco, considerato un eroe nazionale della Grecia moderna. Fu un intellettuale e attivista per la democrazia e i diritti umani, rivoluzionario non marxista in lotta, anche armata, contro il regime dei colonnelli. A causa del suo fallito attentato contro il dittatore Georgios Papadopoulos, fu perseguitato, torturato e imprigionato a lungo, fino alla sua liberazione dopo una mobilitazione internazionale. Morì in un misterioso incidente stradale.
Il libro di Oriana Fallaci inizia dalla fine, dal funerale. La stessa gente che al tempo non ebbe il coraggio di sostenere le iniziative rivoluzionarie di Alekos, si riversa in strada tra commozione e singhiozzi.
Un ruggito di dolore e di rabbia si alzava sulla città, e rintronava incessante, ossessivo, spazzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna.
![]() |
La "piovra" - Fonte: www.oriana-fallaci.com |
E anzi accetto fin d'ora questa condanna. Perché il canto del cigno di un vero combattente è il rantolo che egli emette colpito dal plotone di esecuzione di una tirannia.
Il suo caso provocò sommosse e rivolte, richieste di scarcerazione da più fronti: un tale clamore internazionale che le autorità assecondarono, avendo il timore di creare un martire più che di punire un colpevole, rinviando l'esecuzione più volte per poi annullarla definitivamente. Alekos, ignaro di questi sviluppi, si costringeva ad accettare l'idea della morte.
C'è una sensazione precisa, descritta nel libro, che prova un uomo quando sa di dover morire. Quando lo sa davvero, quando conosce alla perfezione giorno ed ora. Prima è ribellione, impulso primordiale, bisogno di esistere, poi è inquietudine e paura, riflessioni legate soprattutto al cosa accadrà, al dopo, infine rassegnazione e pace, quasi attesa, desiderio. Che il destino si compia. Quando, al terzo giorno, Alekos seppe di non dover essere più giustiziato il sollievo si accompagnò alla tristezza, quasi sconforto, quasi delusione. Questa sospensione tra vita e morte caratterizzò il resto della sua esistenza.
C'è una sensazione precisa, descritta nel libro, che prova un uomo quando sa di dover morire. Quando lo sa davvero, quando conosce alla perfezione giorno ed ora. Prima è ribellione, impulso primordiale, bisogno di esistere, poi è inquietudine e paura, riflessioni legate soprattutto al cosa accadrà, al dopo, infine rassegnazione e pace, quasi attesa, desiderio. Che il destino si compia. Quando, al terzo giorno, Alekos seppe di non dover essere più giustiziato il sollievo si accompagnò alla tristezza, quasi sconforto, quasi delusione. Questa sospensione tra vita e morte caratterizzò il resto della sua esistenza.
Panagulis fu condotto nelle prigioni militari di Boiati, dove subì ogni genere di tortura mentale e fisica che voi possiate mai immaginare. Per punire i diversi tentativi di evasione attuati in quel periodo, il direttore del carcere fece costruire una cella particolare: una stanza di due metri per tre, appena illuminata da una fioca luce bluastra. Il sepolcro. In questo periodo compose le sue poesie più belle e strazianti. Alekos utilizzò ogni superficie disponibile per appuntare i suoi versi. A causa della condotta ribelle, venne più volte punito e privato di taccuino e inchiostro che però non mancò di rimpiazzare con sangue e carta.
Molte poesie sono citate all'interno del libro e delle stesse venne pubblicata una raccolta.
Io ho trovato Promessa (Febbraio 1972):
Le lacrime che dai nostri occhi
vedrete sgorgare
non crediatele mai
segni di disperazione.
Promessa sono solamente
Promessa di lotta.
Il 21 agosto 1974 gli venne concessa l'amnistia e la libertà. La prolungata esposizione al buio, la costrizione dovuta alle ridotte dimensioni della cella e l'isolamento forzato non gli permisero tuttavia di assaporare con gioia quel momento. Il mondo sembrava immenso e spaventoso.
Dentro il sepolcro avevi dimenticato che cosa fosse lo spazio, lo spazio aperto. […] Ma la cosa peggiore era il cielo. Era un vuoto sopra il vuoto, una vertigine sopra la vertigine.
[...] Lo smarrimento che avevi provato vedendo quel baratro ora si traduceva in un'intuizione precisa, anzi nella consapevolezza che la libertà sarebbe stata per te un'altra sofferenza, un altro dolore.
Alekos conobbe Oriana dapprima attraverso i suoi libri, alcuni tra i testi concessi che riusciva ad ottenere nel carcere ed appena uscì la volle conoscere. Lei, interessata al personaggio prima che all'uomo, accettò e partì per la Grecia. Oriana si accorse che Alekos non aveva alcun canone, sia estetico che caratteriale, nel quale lei potesse riconoscere il proprio ideale di uomo. Eppure bastò la sua voce ad intrappolarle l'anima. Deciso a far valere le proprie ideologie, l'uomo si dedicò alla politica pensando fosse un valido impegno ma si accorse ben presto che tutto il parlamento era ugualmente corrotto. Alekos era letteralmente (e ossessivamente) tormentato dalla libertà. È un concetto che dal libro esce fuori prepotente e violento.
La libertà. È questo che ho amato di più. Non ho mai letto di libertà in questo modo. Al bisogno di conquistarla, a prescindere dal risultato. Come un dolore fisico, Alekos avvertiva sulla pelle la sottomissione del popolo greco e l'omertà a cui si accompagnava. Si alternarono, per la coppia, momenti di estrema felicità a periodi di tensione e crisi. Perché il rivoluzionario, colmo di insoddisfazioni e sconfitte, non lasciò mai l'uomo.
Tutto in te costituiva una sfida alla ragione, una rivolta al buon senso, uno schiaffo alla logica: l'ardore cieco, sordo, esagerato con cui ti scaraventavi in un'avventura; l'enfasi e la retorica con cui quell'ardore si esprimeva. [...] Perché vivere significava muoversi e fermarsi equivale a morire.
Per mettere in atto le proprie ideologie e sovvertire il potere, Alekos si procurò alcuni documenti riservati dai quali emergevano corruzione e illegalità a carico della maggior parte dei rappresentanti del governo greco, tra i quali il ministro della difesa Evangelos Averoff. E fu proprio quando Alekos provò a divulgare, tramite un giornale locale, queste informazioni segrete che si trovò invischiato in un feroce inseguimento automobilistico che si concluse con sua la morte. Il governo greco archiviò il caso come un tragico incidente ignorando ogni parere contrario, mettendo a tacere in questo modo ogni testimonianza o perizia successiva.
È una storia forte, senza dubbio. Una storia vera. La storia di un uomo.
![]() |
Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) Alexandros Panagulis (Glifada, 2 luglio 1939 – Atene, 1 maggio 1976) |
![]() |
Fonte: www.oriana-fallaci.com |
— S'agapò tora ke tha s'agapò pantote.
— Cosa significa?
— Significa: ti amo ora e ti amerò sempre. Ripetilo.
Lo ripeto sottovoce. — E se non fosse così?
— Sarà così.
Tento un’ultima vana difesa: — Niente dura per sempre, Alekos. Quando tu sarai vecchio e…
— Io non sarò mai vecchio.
— Sì che lo sarai. Un celebre vecchio coi baffi bianchi.
— Io non avrò mai i baffi bianchi. Nemmeno grigi.
— Li tingerai?
— No, morirò molto prima. E allora sì che dovrai amarmi per sempre.

Un uomo
Rizzoli
2010
pp. 645
ISBN 9788817044431
Wow! Coinvolgente la recensione, appassionante il tema del libro,splendide le foto di loro due insieme.... Mi si è stretto un nodo alla gola! Quando si scrive di un qualunque evento o personaggio,ci si immedesima il piu' possibile per rendere al meglio la narrazione e la descrizione. Il fatto che lei sia stata protagonista del suo stesso racconto,di un racconto per nulla facile da vivere, in quel momento, e da descrivere, dopo,..............................ok,torno al mio nodo in gola.
RispondiEliminaEsattamente.
EliminaMi chiedo ancora se sia stato peggio viverlo o "riviverlo".
Credo entrambi allo stesso modo,ma per motivi differenti.
EliminaNel viverlo ci si lascia trascinare dal susseguirsi degli eventi e delle emozioni,nel riviverlo ci si sofferma su ogni piccolo dettaglio a pensare collegare elaborare..intensificando ulteriormente cio' che si e' vissuto.
Io non ho ancora letto questo libro della Fallaci, ma penso di farlo; e anche se non fosse stato così, il tuo post mi avrebbe convinto almeno a provarci. E' molto sentito, si percepisce quanto ti abbia colpita :)
RispondiEliminaMi fa davvero piacere che si avverta il mio entusiasmo perché è reale; è una storia molto bella per quanto drammatica.
EliminaA me ha lasciato molto.
Conosco, come lo conosco. questo libro della Fallaci. Questo e Niente e così sia. E Lettera a un bambino mai nato.
RispondiEliminaSono cresciuta con il mito di Oriana dentro. Poi, cosa le è caduto? Come ha potuto scrivere ciò che ha scritto dopo? Io non riesco a rassegnarmi. Magari a voi sono piaciuti i suoi ultimi libri. A me no. Erano beceri e violenti. Approssimativi, tagliatole. Per una che ha vissuto una storia cos, incomprensibili.
Marisa
Io ho letto solo questo di cui ho parlato e "Lettera ad un bambino mai nato".
EliminaDici che i lavori successivi non reggono il confronto?