Come vino e acqua. Le affinità elettive di Goethe

Parliamo del romanzo Le affinità elettive di Johann Wolfgang von Goethe. La storia in sé è molto semplice: quattro personaggi, due donne e due uomini. La simmetria umana che regola le relazioni si contorce nel momento in cui sopraggiungono le affinità elettive, appunto.
– Pensavo –, interloquì Eduard, – di rendere la cosa facile a lei e a noi con dei paragoni. Immagina solo l’acqua, l’olio, il mercurio e troverai un’unità, un nesso tra le loro componenti. Questa unità non cessa se non per effetto di costrizione o per una determinata causa. Eliminatela, ecco che esse tornano di nuovo insieme.
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Indissolubilità: un elemento non può essere scisso se non per un agente esterno che interviene ad alterarne l’unità. La separazione però non è ancora riferibile a due o più soggetti; il concetto di affinità, a questo punto della discussione, si riconduce alla forma embrionale di ogni relazione: il rapporto con se stessi. Riducendo all'essenziale l’argomento, un individuo che non riesce ad essere intatto nella propria individualità non è in grado di instaurare alcun tipo di legame. E non è così semplice, uniformarsi a se stessi. C’è sempre un’alterazione di giudizio, per quanto sottile possa essere. Valutazioni falsate, dovute soprattutto all’innata capacità umana di arrotondare per difetto o per eccesso qualità e lacune personali. Sopravvalutarsi e/o sottovalutarsi; pratiche perverse alle quali ci si presta più o meno consapevolmente a danno di una già difficoltosa ricerca di sé.

Tornando alla questione principale, tralasciando tumulti e complicazioni interiori:
Come ogni cosa ha un rapporto con se stessa, così deve avere pure un rapporto con le altre. Ed esso sarà differente a seconda delle differenza degli esseri –, aggiunse prontamente Eduard. – Ora si accosteranno da amici e conoscenti che s’incontrano senza problemi, si uniscono senza mutare nulla l’uno nell’altro come quando si mischiano vino e acqua. Altre invece resteranno estranee l’una all’altra e non si fonderanno neppure dopo rimescolii e sfregamenti meccanici; come olio e acqua che, scossi insieme, tornano a separarsi all’istante.
Acquisito un equilibrio personale, per quanto precario possa essere, ci si approccia al mondo. Ed è a questo punto che accade quello che ai miei occhi contiene tutto il fascino del tema affrontato: la scelta. Perché di questo si tratta: le persone si scelgono. Molto spesso, motivazioni fondate non ce ne sono, eppure, come vino e acqua, le persone si combinano. Molto spesso, la ragione suggerisce altre opzioni, eppure, come olio e acqua, le persone si slegano. I criteri in base al quale il fenomeno avviene non seguono una logica e sorprendono ogni volta. Un’intesa viscerale più che razionale. Un’affinità.
Noi definiamo affini quelle nature che nell’incontrarsi si accostano in fretta e si condizionano scambievolmente. Negli alcali e negli acidi che, nonostante siano contrapposti e forse appunto per questo, perché contrapposti, si cercano e si afferrano in modo più deciso, si modificano e insieme formano un corpo nuovo, l’affinità è abbastanza evidente. Pensiamo solo alla calce che ha una grande affinità per tutti gli acidi, manifesta una decisa propensione, una volontà di fusione!
Una decisa propensione, un’inclinazione. Ma che tipo di affinità?
– Mi consenta di ammettere –, disse Charlotte, – che quando lei chiama affini queste singolari sostanze, esse a me non appaiono tanto affini di sangue, quanto di spirito e d’anima. Così possono nascere delle amicizie davvero significative tra esseri umani.
Di spirito e d’anima. Anche qui, che cos’è l’anima? Un termine al quale ci si aggrappa senza comprenderne pienamente il senso. L’anima esprime un’emozione più che un concetto; utilizziamo questa parola pur non essendo pienamente consapevoli del significato perché sappiamo esattamente cosa vogliamo trasmettere nel momento in cui ne facciamo uso: uno stato particolare, una condizione specifica. Ti voglio un bene dell'anima, come dire: ti voglio un bene che nasce dalla parte più profonda di me, quella più nascosta, quella vera. È un’elezione più che una selezione, quella che avviene. Forse è questo il presupposto su cui si basa la scelta: l’affermazione di una corrispondenza spirituale.
– Sissignori! –, aggiunse il capitano.  […] In questo lasciar andare e afferrare, in questo fuggire e cercare sembra davvero di vedere una determinazione superiore; conferiamo a queste creature una sorta di volontà e di scelta e giudichiamo perfettamente giustificata l’espressione tecnica di affinità elettive.


Commenti

  1. Wow! Bello,interessante,riflessivo.
    A volte quando si legge di una recensione o un articolo in generale,se si supera un 'tot' di lunghezza si rischia di perdere la giusta concentrazione,tu invece riesci a far mantenere la stessa concentrazione dall'inizio alla fine....indipendentemente dal numero delle parole!
    Non vorrei dirtelo,perchè risulto ripetitiva....ma BRAVA! :*


    PS: come vino e acqua!

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