Quel Malinconico di Diego De Silva

Vincenzo Malinconico è un avvocato. Un avvocato napoletano. Un napoletano precario. Un precario un po’ sfigato. Uno sfigato molto confuso. Vincenzo Malinconico è un avvocato napoletano, precario, un po’ sfigato e molto confuso che vi conquisterà.
Ma voi donne, possibile che siete sempre attratte dalle menomazioni? Insomma, uno si fa un mazzo tanto così per sembrare promettente, affidabile, convinto delle cose che dice; studia, lavora, fa carriera, va in palestra, si veste alla moda, si rovina la vita insomma, e poi che cosa gli confidate quando decidete di dargliela? «Non mi piacciono gli uomini belli»; «La tua pancia mi dà sicurezza»; «Le tue gaffes sono adorabili»... E che palle. Almeno ditelo prima.  
Diego De Silva ha dato vita a una sorta di trilogia nella quale l’avvocato Malinconico si destreggia tra un quasi-divorzio, una quasi-relazione e una quasi-professione. Vincenzo conduce una vita piuttosto ordinaria: separato (da Nives, psicologa nel lavoro e nella vita, con la quale ha ancora qualche rapporto occasionale, solo quando lei lo consente) con due figli (Alagia e Alfredo; in realtà solo Alfredo perché Alagia è nata da una precedente relazione di Nives). 

Nel primo libro, Non avevo capito niente, Malinconico ottiene una nomina d’ufficio come difensore del camorrista Mimmo 'o Burzone, e un miracolo: Alessandra Persiano, la donna più bella e ambita del tribunale, s’innamora di lui. In Mia suocera beve leggiamo di un sequestro di persona ripreso dalle telecamere di un supermercato, attuato dallo stesso ingegnere informatico che ha progettato il sistema di videosorveglianza dell’edificio. L’ingegnere accusa il sequestrato, un boss della camorra, di essere responsabile della morte di suo figlio e vuole, tramite questo gesto, attirare l’attenzione dei media per esporre il proprio dramma e processare il colpevole in diretta televisiva. Vincenzo Malinconico, la persona sbagliata nel momento sbagliato, si trova in quel supermercato e viene nominato difensore d’ufficio dallo stesso ingegnere. Nel terzo episodio, Sono contrario alle emozioni, Vincenzo decide di andare in terapia. Ma il ruolo di paziente non gli s’addice: l’avvocato, più o meno consapevolmente, cerca di osteggiare il lavoro dello psicoterapeuta con voli pindarici e ragionamenti devianti; prova in ogni modo ad allontanare il dottore dal vero problema, un problema che Vincenzo non riesce ad ammettere neanche a se stesso.
I miei pensieri vanno e vengono dalla mia testa con una libertà, una promiscuità, una tale ostinazione nell’impedirmi di prendere una sola decisione veramente convinta, che mi debilita avere a che fare con loro. Sono delle gran troie, questa è la verità. Vorrei che la piantassero di usarmi come un albergo, farsi consolare e assistere dopo che se ne sono andati a combinare cazzate in giro. Che una buona volta si accontentassero e mi restassero fedeli. Se dovessi indicare il principale dei miei difetti, quello di cui più avverto la ricorrenza nei rapporti che instauro con gli altri, direi che è la mia tendenza a rimuginare. Io rimugino tantissimo. Quando cammino. Quando lavoro. Quando mi diverto. Quando mi compiango. Quando faccio l’amore. Soprattutto quando non lo faccio.
Vincenzo Malinconico è un pensatore moderno. Si concede vere e proprie pause esistenziali e si osserva vivere. Riflette, chiarisce, cataloga, esamina e approfondisce; insegue un’idea fino a perdersi completamente in schemi e congetture che rasentano la filosofia (e la fissazione, a pari merito). Questo è il talento di Malinconico, questa è l’abilità di De Silva: il Vincenzo-pensiero è complesso e tortuoso ma nello stesso tempo così logico da risultare convincente.
L’amore, se posso dire come la penso, è una malattia della dignità. Agisce per picchi e inabissamenti. Compra e vende. La riconosci subito. Ha dei sintomi, come dire, dei sintomi che non ti sbagli. Intanto, ti fa sentire un eletto. Ti manda in giro a osservare la gente per compatirla. Sotto sotto, lascia passare l’idea che non siamo tutti uguali. Non è vero che quando sei innamorato il mondo ti sembra più bello. È solo che lo tratti dall’alto in basso. Guardi la gente che passa e pensi: «Poveracci, vedi come vanno avanti e indietro nelle loro scialbe vite. Vedi come s’affannano, lavorano, s’imbottigliano nel traffico, si mettono in coda alla cassa? In altre parole, quando t’innamori diventi un qualunquista di merda.
È esilarante, irresistibile, assolutamente consigliato.


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Arrangiati, Malinconio (la trilogia). Einaudi, 2015.
I libri sono disponibili anche singolarmente, qui.

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