Due coordinate (e tre racconti) per iniziare a leggere H. P. Lovecraft


La vita di un uomo può evolversi in modo bizzarro e così può accadere che uno scrittore poco apprezzato nel suo tempo diventi un modello di riferimento per gli autori delle generazioni successive. Può succedere com’è successo a  Lovecraft.

Ritratto dell’artista da giovane
Howard Phillips Lovecraft nacque a Providence il 20 agosto 1890. Ebbe un’infanzia difficile a causa della morte prematura del padre e del carattere apprensivo della madre. Timido e introverso, a dieci anni Lovecraft già soffriva di esaurimento nervoso. Nel 1896 morì la nonna materna e il piccolo Howard cominciò a fare degli incubi, visioni terrificanti che saranno spunti preziosi per gran parte della sua produzione. S’interessò molto presto alla scienza e si appassionò alla lettura prendendo in prestito i libri dalla biblioteca del nonno. Da Le mille e una notte iniziò un percorso di letture che lo condurrà a due degli scrittori più importanti per la sua formazione: Edgar Allan Poe e Lord Dunsany. Da Poe, Lovecraft apprese la fascinazione per il mistero, da Dunsany la capacità di creare mondi immaginari e un certo interesse per la mitologia. A tutto questo aggiunse una passione quasi morbosa per la cosmogonia, l’insieme delle teorie e dei miti sulla nascita del cosmo.

Classificare l’opera di H. P. Lovecraft è complicato, ammesso che sia giusto farlo. August Derleth, scrittore, amico e grande esperto dell’opera lovecraftiana, propose di racchiudere racconti e romanzi in tre categorie: Storie macabre, Storie oniriche e il celebre Ciclo di Cthulhu. Ma la narrativa di Lovecraft è contaminata da generi differenti – horror, fantasy e fantascienza – e questa classificazione risulta un po’ forzata. In effetti è difficile ragionare a partire dalle categorie di Derleth perché sottintendono diverse dinamiche, più semplice è cominciare dagli essenziali: quali mostri popolano l’universo di Lovecraft? La distinzione che vi propongo non è ufficiale perché lo scrittore, nel pieno rispetto dell’intento straniante, non concedeva troppi dettagli. Ma da qualche parte dobbiamo cominciare, no?

Gli dei esterni
Gli dei esterni sono entità per lo più indifferenti all’esistenza del genere umano. Il capo degli dei esterni è Azathoth, «il cui nome le labbra non osano pronunciare ad alta voce». Definito come “un dio cieco e idiota”, Azathoth è una massa informe che galleggia al centro dell’universo in una specie di coma. Pare che lo stato d’incoscienza sia la nostra fortuna: se si svegliasse l’umanità cesserebbe di esistere. Il più eccentrico e malvagio tra gli dei esterni è Nyarlathotep, il Caos Strisciante. Nyarlathotep è il messaggero degli dei e si diverte a venire sulla terra per sottomettere gli umani alla propria volontà (o a farli impazzire, nel caso qualcuno avesse una mezza intenzione di opporsi).

I grandi antichi
A differenza degli dei esterni, i grandi antichi sono creature extraterrestri semidivine che, per congiunzioni astrali sfavorevoli o volontà superiori, sono imprigionate negli abissi degli oceani o al centro della Terra. Il più celebre tra i grandi antichi è Cthulu, Il Dormiente: enorme, tentacolare, viscido e nauseante. I grandi antichi sono ripugnanti, la geometria delle linee sfugge a ogni convenzione, certe volte si avvicinano al mondo animale, altre volte sono più simili ai vegetali. In realtà non abbiamo descrizioni precise del loro aspetto perché gli esseri umani impazziscono o muoiono prima di riuscire metterli a fuoco. Ma dalle testimonianze di qualche sopravvissuto si deduce che spesso hanno delle caratteristiche in comune con i pesci, tant’è che qualcuno avanzò l’ipotesi che Lovecraft soffrisse d’ichthyofobia. I grandi antichi si manifestano attraverso i sogni, promettendo a chi deciderà di servirli enormi ricompense e grandi poteri.

I miti lovecraftiani vantano una salda schiera di adepti sparsi nelle zone più remote del pianeta. Confermando la nota razzista da sempre riconosciuta negli scritti di Lovecraft, i servitori delle creature sono spesso selvaggi dalla pelle scura, evoluzioni grottesche degli esseri umani.
Per dare verosimiglianza alla struttura mitologica del suo mondo, Lovecraft cominciò a inserire nelle storie alcuni riferimenti al Necronomicon. Il Necronomicon è uno pseudobiblium, un libro di magia nera che Lovecraft attribuì a un arabo pazzo che chiamò Abdul Alhazred. Nato come espediente letterario, il Necronomicon diventò così celebre che alcuni scrittori lo citarono nei propri racconti e si sparse la voce che il libro esistesse davvero. Una credenza presente ancora oggi in qualche mente più fantasiosa, anche se la sua esistenza è stata smentita dallo stesso Lovecraft. Dalle pagine del Necronomicon, compare una delle citazioni più famose:
Non è morto ciò che può attendere in eterno e col volgere di strani eoni anche la morte può morire.
Il cosmicismo di Lovecraft
Secondo Lovecraft, sentimenti come il piacere e il dolore nascono soltanto da eventi comprensibili mentre un terrore indistinto per l’ignoto è radicato da sempre nel nostro inconscio. Ma se i nostri antenati guardavano le stelle immaginando una “fonte imprevedibile e onnipotente” a metà tra il bene e il male, le religioni hanno formalizzato l’idea di un universo benigno e il lato perverso della fantasia si è inserito nelle leggende e nei racconti popolari, questo perché: «I bambini avranno sempre paura del buio, gli uomini con menti sensibili a impulsi ereditari tremeranno sempre al pensiero di occulti e insondabili mondi di vita misteriosa»I personaggi di Lovecraft sono uomini colti e sensibili, spinti da un interesse scientifico che prevale sull’effetto paralizzante dell’orrore: quando tutto suggerisce di scappare, essi procedono inesorabili verso la fine. Ma la conoscenza non porta a niente di buono.
Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l’incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. (...) la ricomposizione del quadro d’insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura.
L’idea di base della filosofia cosmica di Lovecraft è che l’essere umano è insignificante a livelli che la sua mente non può neanche immaginare. Se riuscissimo a vedere l’intero disegno dell’universo, resteremmo così impressionati da desiderare la morte oppure ci coglierebbe una follia fulminante. Morte e pazzia sono le uniche vie di fuga che avremmo di fronte all’orrore del cosmo. Gli uomini di Lovecraft si avvicinano al mistero non così tanto da comprenderlo ma abbastanza da spaventarsi a morte. Il sottotesto di tutti i miti del mondo fantastico di Lovecraft è che nessun essere umano è in grado di sopportare l’orrore che si cela dietro l’apparente normalità del quotidiano.


DA DOVE COMINCIO? TRE RACCONTI PER CAPIRE L’UNIVERSO DI H. P. LOVECRAFT
I lettori di Lovecraft sono discepoli devoti e fedeli e molti di loro troveranno i miei suggerimenti manchevoli o grossolani, mai abbastanza rappresentativi. Diciamo, allora, che questi sono i tre racconit che preferisco io, quelli che credo rappresentino meglio i temi più cari a Lovecraft.

Nyarlathotep 

Nyarlathotep è un racconto alienante, spaventoso come pochi perciò molto efficace. La voce narrante è quella di uomo, l’ultimo, che parla al “vuoto in ascolto”. Lovecraft ha scritto questo racconto nel 1920, spinto da uno degli incubi peggiori che abbia mai avuto, ed è la storia dell’avvento di Nyarlathotep. Il dio assume le sembianze di un uomo alto e scuro, con una vaga somiglia a un faraone egiziano, e per conquistare nuovi adepti organizza spettacoli con effetti elettrici sorprendenti. L’ultimo uomo è uno di quelli che ha il coraggio di mettere in dubbio il potere del dio. Nyarlathotep compare in altri racconti e nella poesia The Second Coming di William Butler Yeats.

Il richiamo di Cthulhu 
Il richiamo di Cthulhu è un racconto lungo diviso in tre parti. La prima, L’orrore d’argilla, comincia come il più canonico dei racconti di Lovecraft: un giovane ricostruisce una storia misteriosa da diari recuperati per caso o tramandati da antichi parenti. Tra gli oggetti appartenuti al prozio, il protagonista trova una piccola scultura che raffigura un essere mostruoso. Pare che lo scultore abbia riprodotto la creatura dopo un incubo terribile. Negli appunti si leggono diverse testimonianze di persone che, nello stesso periodo, sembrano aver fatto lo stesso sogno. Alcune sono morte, altre sono impazzite.

L’estraneo 
L’estraneo è più lontano dai drammi del cosmo e un po’ più vicino ai disagi esistenziali dell’essere umano. Il narratore ci parla da un castello buio e orribile che è la sua casa da tanto tempo anche se non sa bene perché si trovi lì. Poi un giorno, stanco di quella vita senza luce, decide di scappare. Sale sulla cima della torre per arrivare a vedere la luna e le stelle. Quando raggiunge il punto più alto del castello oltre al cielo vede qualcosa che non si aspettava. Ormai l’abbiamo capito: «Il più demoniaco di tutti gli sconvolgimenti è quello che unisce il profondamente inatteso con il grottescamente incredibile».


***
Tutti i racconti, H. P. Lovecraft. Mondadori, 2017. A cura di Giuseppe Lippi.
Il vero Necronomicon dovrebbe essere rilegato in pelle umana ma, se non siete così attenti ai dettagli, Mondadori ha proposto una versione del libro più commercializzabile: Necronomicon.

Il bestiario di H. P. Lovecraft dall’archivio ufficiale.
L’illustrazione del Lovecraft tentacolare è di Sean Phillips.

Commenti

  1. Di Lovercraft ho letto "La casa stregata" e "L'Orrore a Red Hook" che mi hanno lasciato l'impressione di un grandissimo scrittore, non minore rispetto ai colleghi che vennero dopo di lui.
    Nei suoi racconti, invece, mi ha colpito quanto di "horror" non ci sia molto; sembra quasi che tutto sia il frutto della nostra turbata immaginazione... E pensare che Lovercraft fino alla fine dei suoi giorni non ha fatto altro che revisionare opere di altri scrittori!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero! Quando ci si mette il destino sa essere anche simpatico ;)

      Elimina
  2. per i neolettori consiglio prima la lettura dei capolavori (dopo il 1926),e poi successivamente la lettura dei suoi racconti in ordine cronologico per scoprire il suo universo creato mattone su mattone .procedendo così Lovecraft sarà per sempre il vostro autore preferito

    RispondiElimina
  3. Salve a tutti mi vorrei approcciare al mondo di lovecraft ma non so da quale libro cominciare potreste consigliarmi da dove iniziare

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, io non posso che rinnovare il consiglio e suggerirti i tre racconti che ho inserito nell’articolo; riuscirai senz’altro a farti un’idea dello stile e dei temi trattati da H. P. Lovecraft. Fammi sapere!

      Elimina

Posta un commento