La luna e sei soldi di William Somerset Maugham

Prendere e andareSenza certezze, senza destinazione. Partire, alla ricerca di qualcosa che possa placare l'inquietudine, l'angoscia inspiegabile che prende alla bocca dello stomaco. E cos'è quest'agitazione se non la consapevolezza di condurre una vita che non ci appartiene? Prendere e andareUna ricorsa affannosa verso un obiettivo che non riusciamo ancora a distinguere. Un pensiero, il dubbio che qualcos'altro ci stia aspettando al di là dell'abitudine. Qualcosa di indefinito, qualcosa di magnifico. Non è una questione di coraggio, non è neanche una scelta; quando qualcosa ti arde nelle viscere non puoi star tanto li a domandarti quale sia la decisione giusta da prendere: il tuo corpo ha già scelto. Prendere e andareNessun senso di colpa, nessun rimpianto. Il cuore pompa più forte e non è paura; è vita che risuona nel petto, è energia che torna a fluire.

Charles Strickland non ha colpa e non ha rimpianti; la luna nel palmo di una mano, sei soldi in tasca e un sogno nel cuore: dipingereNon c'è obbligo o affetto che riesca a distoglierlo dalla sua vocazione, è una chiamata alla quale non può fare a meno di rispondere. Non c'è spazio per nient'altro nella sua vita. L'amore è una distrazione, un impiccio, un capriccio del corpo. Strickland è un artista prima di essere un uomo.

La luna e sei soldi è la biografia revisionata e corretta di Paul GauguinÈ un libro che parla d'arte, di passione per l'arte, del talento che non si possiede ma dal quale si è posseduti, della genialità che scorre nelle arterie, che si invischia col sangue.
Dal pavimento al soffitto le pareti erano coperte da una strana e complicata composizione. Era una meraviglia indescrivibile, misteriosa, che gli toglieva il fiato e gli dava una sensazione che non era in grado di comprendere o analizzare, un senso di timore reverenziale e insieme di gioia quale potrebbe provare un uomo che assista agli inizi di un mondo. Era una visione tremenda, sensuale, appassionata; eppure c'era in essa anche qualcosa di orrendo, qualcosa che gli faceva paura. Era l'opera di un uomo che aveva scavato nelle profondità nascoste della natura e aveva scoperto segreti stupendi e spaventosi a un tempo. Era l'opera di un uomo che conosceva cose che era sacrilegio per gli uomini conoscere. Aveva qualcosa di primordiale e terribile. Non era umana.
A me è piaciuto anche se, ad onor del vero, mi preme aggiungere ancora qualcosa. Ho un rapporto molto strano con la scrittura di Maugham; è un autore che ha uno stile impeccabile (qui lo definivo rassicurante) ma questa perfezione mi impedisce di entrare davvero in contatto con i suoi personaggi e, di conseguenza, di avvicinarmi a lui. Mi dilungo ancora un po' e vi riporto uno stralcio dal suo breve saggio Come scrivo i racconti nel quale l'autore stesso commenta, abbastanza risentito, il modo in cui i critici giudicavano i suoi testi:
C'è un epiteto ricorrente, al proposito, che mi ha sempre stupito; i miei racconti vengono infatti definiti, con sconcertante puntualità, "puliti". In fondo potrei anche andarne fiero, perché la pulizia è comunque più lodevole della sporcizia. Ma l'etichetta viene in genere usata in senso dispregiativo. E allora, essendo sempre ansioso di imparare - e, ove possibile, di emendarmi -, ho provato a chiedermi cosa intendessero, i miei critici. 
Naturalmente nessuno pretende di piacere a tutti, anzi è fondamentale che la nostra scrittura, attraverso la quale riveliamo quanto abbiamo di più intimo, ripugni a chi, incontrandoci per strada, ci detesterebbe. Se così fosse, questo tipo di reazione dovrebbe lasciarmi del tutto indifferente. Ma quando per qualche ragione l'opera di un autore irrita non uno, ma tanti, far finta di nulla diventa difficile. Evidentemente nei miei racconti c'è qualcosa che a un sacco di gente non va proprio giù, ed è questo qualcosa che vituperano tramite quel blando apprezzamento sulla "pulizia".

Io penso che a non andare sia la forma, troppo definita. E vorrei far notare (forse peccando di eccessiva auto indulgenza) che questo stesso rimprovero non ha mai trovato voce in Francia, dove i miei racconti hanno avuto un successo di critica e di pubblico molto maggiore. Col loro senso della misura e le loro menti geometriche, i francesi esigono una forma precisa, e se c'è una cosa che non tollerano sono i testi frammentari, dove i temi si affacciano senza trovare soluzione e i crescendo finiscono nel nulla.

D'altro canto, qui da noi questa stessa precisione non è vista di buon occhio. Dal punto di vista formale i nostri grandi romanzi lasciano sempre un po' a desiderare, ma questo, anziché spiazzare i lettori, li rassicura. In fondo, sembrano dirsi, è la vita come la conosciamo, imprevedibile e gratuita, e vederla così ci aiuta a scacciare l'idea, fastidiosissima, che due più due debba sempre e soltanto fare quattro.
Se tutto questo è vero, non mi resta che rassegnarmi a essere definito un buon artigiano per il resto dei miei giorni. 
In arte, io sono per l'ordine costituito. Mi piacciono le storie che reggono. Ho cominciato a scrivere racconti solo dopo essermi fatto le ossa sul palcoscenico, dove ho imparato a lasciar fuori tutto ciò che non ha un senso drammaturgico preciso.

Il teatro mi ha insegnato che i fatti devono concatenarsi gli uni agli altri fino a produrre la tensione che cercavo. So benissimo che questo metodo ha i suoi svantaggi - come una certa rigidità, ad esempio, che a volte può risultare sconcertante. La vita è molto meno definita. Nella vita le storie debordano, cominciano e finiscono chissà dove. 
Ecco, questa è l'impressione che il lettore potrebbe trarre leggendo i libri di Maugham (anche se in queste poche righe, in questo sfogo incontrollato e parziale, io l'ho amato): la pulizia dei suoi romanzi può arrivare, in alcuni punti, ad infondere quasi soggezione. È una sensazione difficile da spiegare. Mi sento come se fossi una bambina coi piedi a penzoloni sul bordo di un pozzo; temo di sporgermi troppo eppure qualcosa mi spinge a guardare giù, qualcosa che non riesco a vedere eppure mi pare già splendido. Questo perfezionismo mi spaventa e mi attrae allo stesso tempo. Forse perché è qualcosa che riconosco, qualcosa che sento anche mio. Probabilmente questo non era il libro giusto ma continuerò a leggere Maugham finché non riuscirò a sentirlo davvero, finché non riuscirò a vedere il fondo di questo pozzo.



la-luna-e-sei-soldi-Maugham-libro-adelphiWilliam Somerset Maugham 
La luna e sei soldi
Traduzione di Franco Salvatorelli
Adelphi
2013
pp. 240
ISBN 9788845928055

Commenti

  1. Non ho mai pensato allo stile di Maugham in termini di perfezionismo.
    D'altro canto mi pare che la pulizia del testo, della parola e dei rapporti tra eventi e scene descritte riguardi, appunto, lo stile e non il contenuto; che al contrario l'imprevedibilità e l'incalzare della vita, così magmatica, li mostrano senza falsità - anzi, mettono alla gogna proprio le nostre illusioni.

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    1. Parliamo proprio dello stile infatti, sui contenuti non si discute. Maugham stesso attribuisce il giudizio della critica all'aspetto formale dei suoi romanzi ("Io penso che a non andare sia la forma, troppo definita.).
      Quello che in realtà dovrebbe rappresentare un pregio - la pulizia, appunto - può allo stesso tempo provocare in alcuni lettori una sensazione di leggero distacco, di freddezza quasi.
      Questo non è quello che ho provato io però, a me sono piaciuti i suoi libri (quelli che ho letto fino ad ora ovviamente), solo che non sono ancora pienamente soddisfatta, sento di non essere ancora riuscita ad entrare in contatto con le sue storie, non fino in fondo almeno.

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  2. Capisco... io invece, anche proprio per questa caratteristica, me ne sono innamorata subito senza riserve - è così simile a me.

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    1. E quando accade questo è bellissimo.
      Quali libri hai letto di Maugham? Così magari mi segno qualche titolo.
      Io ho in lista "Il velo dipinto" (di cui conosco la trama grazie alla bellissima trasposizione cinematografica che ne hanno fatto) e "Il filo del rasoio".

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  3. "Il filo del rasoio" è sullo scaffale ma non l'ho ancora letto, mentre mi sono piaciuti, in ordine decrescente, "Acque morte", "Schiavo d'amore", "Il mago", e "In villa" che già avevi commentato.

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  4. di Maugham non ho mai letto nulla; nella libreria di casa ho La diva Julia e, manco a farlo apposta, La luna e sei soldi (in un'edizione vecchissima ed esteticamente orrenda!). Potrei proprio farmi guidare dalle tue parole (come sempre super attraenti!) e leggere quest'ultimo prossimamente, anche se a dire il vero Gauguin non mi è mai piaciuto come artista, troppo esotico per i miei gusti ;)

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    1. Se ho imparato a conoscere un pò i tuoi gusti (che, tralasciando qualche eccezione, sono abbastanza simili ai miei) io non te lo consiglierei. Ti potrebbe anche piacere ma non ci impazziresti secondo me.

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    2. anch'io ho come un'intuizione sul fatto che Maugham non sia proprio nelle mie corde di lettura, ma prima o poi lo provo :D

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