IN ALTRI TERMINI | Come Lolita di Vladimir Nabokov

Trovare un libro che assomigli a Lolita è una sfida. Non c'è niente di così scorretto, morboso e brillante come il romanzo col quale Nabokov sconvolse la Parigi del '55. Lolita è una dodicenne smaliziata che comincia una storia d'amore (se d'amore si può parlare) con un uomo di mezza età, il professor Humbert Humbert. È un desiderio che nasce nella mente malata del professore e diventa realtà quando l'uomo interpreta l'atteggiamento ambiguo della ninfetta come una risposta positiva al suo tacito corteggiamento. Lolita è un personaggio molto complesso, la relazione tra i due si presta a diverse interpretazioni. Però, volendo inseguire il tema dell'ossessione, possiamo trovare la stessa tensione in altri tre romanzi.


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1. Un amoreDino Buzzati (1959)
Il protagonista, Antonio Dorigo, è un architetto cinquantenne che vive a Milano. Come Humbert, Antonio ha sempre avuto difficoltà ad approcciarsi alle donne. Come Humbert, Antonio s'innamora proprio di una minorenne. Adelaide – la sua Laide – è una ballerina della Scala che, un po' per necessità e un po' per diletto, lavora nella casa di appuntamenti di cui Antonio è cliente abituale. In un giorno uguale a tanti altri la padrona della casa fissa un incontro tra Antonio e una tra le ragazze disponibili. Laide, appunto. Dopo il primo rapporto Laide chiarisce di voler tenere la relazione su un piano "professionale" ma Antonio prova un sentimento inaspettato e travolgente: lei è tutto ciò che non sapeva di volere. Sebbene sia consapevole dei difetti di Laide, di quei capricci che mette in atto solo per dimostrare il potere che ha su di lui, Antonio non riesce a lasciarla andare. Mettendo a tacere ogni sorta di autostima, si accontenta di quel poco spazio che lei gli concede nella sua vita. L'epilogo, tuttavia, e diversamente da Lolita, non è così drammatico.

2. Il tunnel, Ernesto Sabato (1948)
Ernesto Sabato, in questo romanzo breve ma molto efficace, compie un passo in più. Dimostra, cioè, che alla base di un approccio patologico c'è anche un profondo bisogno di accettazione. È come se l'ossessionato riconoscesse nell'oggetto della sua malattia l'unico essere umano in grado di comprenderlo, di accogliere la sua mostruosità, perché – conclusione logica – è un animale della stessa specie. Ogni attenzione, da un punto di vista così parziale, verrà scambiata per una promessa di eterno amore. Come quella che un'inconsapevole María Iribarne fa al pittore Juan Pablo Castel, nella primavera del '46. Il protagonista ha esposto un quadro a cui tiene molto, che ha intitolato Maternità. Mentre gli altri visitatori si soffermano sul soggetto principale del dipinto, María si accorge di un dettaglio, l'essenziale così invisibile a tutte le altre persone. Lui lo chiarisce subito, nelle prime pagine del suo racconto: «È esistita una persona che mi potrebbe capire». Peccato che però poi aggiunge: «Ma fu, precisamente, la persona che ho ucciso».

3. Follia, Patrick McGrath (1996)
Il romanzo di McGrath è l'unico nel quale il narratore non è un soggetto direttamente coinvolto nella relazione. Ma non per questo risulta meno incisivo, anzi, forse è una versione ancora più morbosa delle altre. Innanzitutto perché la storia, in questo caso un'ossessione basata su un'attrazione sessuale, nasce in un manicomio criminale londinese. E poi perché a raccontarcela è Peter Cleave, direttore della clinica, intimo amico del marito di lei, psichiatra di riferimento per lui. Lui è Edgar Stark, un paziente paranoico in cura da diversi anni perché accusato di aver ucciso sua moglie. Lei è Stella, sposata al Dottor Max Raphael, il nuovo vicedirettore della struttura. Il Dottor Cleave è nella storia senza essere protagonista, assorbe ogni dettaglio dall'uno e dell'altro, inevitabilmente compromesso. Oppure no, oppure è proprio lui a tenere insieme i fili di tutta la vicenda. In fondo, chi può dire di essere immune da ogni ossessione?

     


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Lolita, Vladimir Nabokov. Adelphi, 1996. Traduzione di Giulia Arborio Mella.
Un amore, Dino Buzzati. Mondadori, 2006.
Il tunnel, Ernesto Sabato. Feltrinelli, Traduzione di Paolo Collo.
Follia, Patrick McGrath. Adelphi, 2012. Traduzione di Matteo Codignola.

Commenti

  1. Maria, Lolita non l'ho letto; gli altri sì e mi sono piaciuti molto (Follia: moltissimo). Sono queste le 'storie d'amore ossessive in letteratura' (desiderare di viverle nella realtà sarebbe masochismo, credo) che tanto piacciono a me per cui a questo punto lo aggiungerò alla lista.

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    1. Allora abbiamo gusti simili perché piacciono molto anche a me. Lolita ha delle implicazioni maggiori, conoscono persone indignate che non sono riuscite a leggerlo fino alla fine, ma secondo me qualche collegamento tra tutti i romanzi che ho citato c'è.

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  2. Lolita non mi fece impazzire. Ma forse ero troppo giovane quando lo lessi. Follia, invece, rientra tra quei titoli che mi girano intorno in modo ossessivo. Mi sta chiamando, e prima o poi dovrò dargli ascolto.

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    1. Follia è il primo romanzo che ho letto tra questi, lo scelsi quando ancora ero al sicuro da tutta questa pubblicità aggressiva. Sceglievo i libri dai titoli, poche volte dalle quarte. Follia per me è stato un invito irresistibile.

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  3. Già che ci sono volevo dirti che ti ho fatto da "beta tester" di questa rubrica: mi è piaciuto molto Lolita e dopo questo articolo ho letto Follia, e leggerò di sicuro anche Il tunnel, che personalmente non conoscevo. Insomma, funziona.
    Tra un mese ci sarà l'incontro del mio gruppo di lettura, e ho parlato di te e di Follia; giusto per dirti che hai condizionato non solo la mia scelta, ma grazie a "in altri termini" altre quindici persone leggeranno questo romanzo.

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    1. Grazie per questo feedback! So che più di qualcuno mi legge in silenzio (anche io sono una lettrice silenziosa) ma avere uno riscontro mi ricorda che quello che sto portando avanti è una specie di dialogo, anche se molto intimo e abbastanza riservato. Mi spinge a continuare, e non è poco.

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