Henry James: «La migliore intervista è una buona lettura»

Henry James aveva appena compiuto diciannove anni quando si procurò «un’orribile e misteriosa» menomazione fisica aiutando alcune persone a fuggire da un incendio. Una disabilità mai accertata, che però pare abbia condizionato gran parte della sua vita. Niente sappiamo di James che non sia strettamente collegato al suo lavoro: la narrativa, il dramma e la critica. Americano di nascita, europeo d’adozione, Henry James è da sempre considerato lo Scrittore dei due Mondi. I suoi romanzi ripropongono, in modi e situazioni diverse, il contrasto tra la cultura americana e lo splendore decadente dei paesi europei. Per definire il suo stile, che sposta il punto di vista da un narratore onnisciente a un più emotivo protagonista, il fratello (e filosofo) William James coniò il termine stream of consciousness, una tecnica ispirata dalle teorie di Freud sulla psicoanalisi.

La morte dell’idolo è un racconto del 1894. Il nostro narratore è un giornalista che per far colpo sul nuovo direttore decide di scrivere un articolo su Neil Paraday. Paraday è uno scrittore poco conosciuto ma è appena apparso in libreria con un nuovo romanzo. Quando i due s’incontrano, il giovane redattore resta colpito dalla sensibilità di Mr Paraday; non è come si aspettava eppure assomiglia molto a quello che aveva conosciuto leggendo i libri che aveva scritto. La scoperta ristabilisce i termini della missione: il bisogno di proteggere la vita privata di Mr Paraday diventa più forte di ogni ambizione. Il giornalista rinuncia a scrivere l'articolo per dedicarsi esclusivamente alla tutela del suo idolo, assicurandolo dall'invadenza del pubblico.

Queste mie poche righe hanno soprattutto un carattere privato e se esse saranno pubblicate ciò sarà semplicemente una prova che forze insidiose avranno avuto ragione delle mie cautele, come la mia stessa storia dimostra.
Questo di James è un irresistibile divieto di lettura. Per un efficace gioco di specchi, noi siamo la parte più attiva della narrazione: siamo i lettori curiosi che leggono la storia, quelli del tipo che il giornalista cerca di allontanare da Mr Paraday, e siamo il giornalista stesso, trascinati nei fatti dal suo flusso di coscienza.

La pubblicazione del libro ottiene un successo inaspettato e Mr Paraday suscita l’interesse di personaggi importanti; come l’emblematica Mrs Wimbush, moglie di un fabbricante di birra e titolare dello zoo del paese. Allo stesso modo, gestisce una cerchia di artisti ai quali si accompagna nelle occasioni mondane. La donna vede in Mr Paraday un nuovo pezzo della sua collezione. Ciò che accadrà, che il titolo tradotto anticipa (a dispetto del più corretto The death of the Lion), è una conseguenza inevitabile di una situazione insostenibile. Ancor più del cosa, però, in questo caso è importante arrivare a capire il perché: la provocazione di Henry James è nascosta tutta in una scena che si svolge nella prima metà del racconto. Un certo Mr Morrow, collaboratore di una celebre testata, si reca da Mr Paraday per un’intervista. Lo scrittore è reduce da una lunga malattia e dopo qualche minuto di conversazione si allontana perché ha bisogno di riposare. Rimasto solo con il nostro narratore (che intanto si è trasferito a casa di Mr Paraday per meglio svolgere il suo ruolo), Mr Morrow chiede di vedere lo studio, il luogo magico dove avviene il processo creativo. Si stranisce quando l’altro prende un libro di Paraday tra le mani e dice: «Queste pagine sovrabbondano delle dichiarazioni che stiamo cercando: leggiamole, assaporiamole e chiariamole». Mr Morrow protesta: possibile che non si possa attingere da un'altra fonte d'informazione che non sia il libro? Il nostro risponde:
«Da nessun’altra, finché questa qui, di gran lunga più abbondante, non sia stata del tutto esaurita. Voi l’avete esaurita, mio caro signore? L’avevate esaurita quando siete venuto qui? Mi sembra che oggi ci si dimentichi troppo facilmente di questa verità, anzi sarebbe necessario fare qualcosa perché essa recuperi la considerazione che ha perduto. È proprio l’artista stesso che ci chiama verso questo percorso, con insistenza e con tanta accorata fiducia».
In questo passo, James sembra prendere la parola per affermare alcune cose importanti. Innanzitutto: l’artista si definisce attraverso la sua opera, in essa esiste e con essa si conclude. E poi: la fiducia con la quale lo stesso si concede attraverso la scrittura è più sincera di qualsiasi dichiarazione possa fare di persona («Questa terribile locuzione: “di persona”!»). Esistono lettori, dichiara Mr Paraday, che non pagherebbero cinque scellini per un mio libro ma darebbero tutto ciò che possiedono per conoscere i dettagli della mia vita. La storia precipita, lo scrittore diventa una declinazione grottesca di sé, vittima consapevole di una curiosità morbosa e superficiale. Eppure non riesce a liberarsi, forse perché non è troppo sicuro di volerlo. Quello della celebrità, infatti, è un gioco destinato a durare poco. Solo finché qualcuno, più bello più bravo più famoso, non entrerà nella gabbia dorata. Che sia questa la morte più temuta?



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La morte dell'idolo di Henry James, libro piccolo e prezioso, era stato pubblicato dalla casa editrice Barbès prima che diventasse l’attuale Clichy. Potreste ancora trovarlo in qualche libreria. La traduzione è di Lia Formigari.
 

Commenti

  1. È da un po' che non leggo Henry James, mi sono fermata alle sue opere arcinote e mediamente note, ma le cose poco note mi mancano. Considerando quanti romanzi e soprattutto racconti ha scritto, si può dire che non ho letto quasi nulla di suo. La reperibilità è un problema. Perché non fanno una raccolta di tutti i racconti?
    La morte dell'idolo, per esempio, mai sentito. Grazie della segnalazione :)

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    1. La reperibilità è un grande problema, tanto grande quanto la valanga di libri meravigliosi che finiscono fuori catalogo nel giro di un anno. Per noi è difficile ricostruire una bibliografia. Eppure parliamo di autori importantissimi, come James.

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  2. Comunque i Meridiani su Henry James raccolgono tante delle sue opere, anche minori, anche se magari non tutte.

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