La scrittura femminile e altri cliché


«Io non leggo libri scritti da donne» oppure: «preferisco la scrittura maschile». Quante volte vi siete scontrati con frasi del genere? Una sequenza di luoghi comuni che possono essere spazzati via in pochi secondi, ponendosi le domande giuste. 
Perché alcuni lettori considerano la scrittura femminile in un’accezione negativa? Perché giudicano il gruppo in base al singolo; perché, vittime di un’esperienza sommaria, decidono che un solo esemplare basti a descrivere l’intera specie.

Anch’io assecondavo la superficialità di questo pensiero, ma un giorno uno scrittore mi disse: «La classificazione uomo/donna in letteratura non ha motivo d’esistere perché gli scrittori sono uomini e donne in un’altra dimensione». Questa frase, nella sua semplicità, è spiazzante tanto è vera, e oggi voglio provare a dimostrarlo.

Facciamo un gioco: passiamo in rassegna gli scrittori che abbiamo conosciuto nei nostri anni di olimpioniche letture, scegliamone qualcuno, e attribuiamo loro il sesso in base al tasso di femminilità contenuto nei loro libri. Contiamo le differenze tra attributi stilistici e anatomici. Azzardo: la metà non corrisponde.

 IL GIOCO DELLE COPPIE 


Ernest Hemingway
Hemingway era un uomo che scriveva come un uomo. I ruoli accessori che lasciava interpretare ai personaggi femminili, la durezza dei suoi protagonisti e la scrittura, ruvida e essenziale, fanno di Ernest, con i suoi eccessi di deliziosa letteratura filo-maschilista, un vero scrittore alfa.

Percentuale di femminilità: 0%
La citazione: «Il dolore non deve avere importanza per un uomo.»

Alice Munro
Alice Munro è una delle scrittrici più femminili che esistano. Non vuol dire soltanto che le sue storie trattano di donne ma l’autrice si esprime con uno stile che, secondo le convenzioni, rispecchia quello che ci aspetterebbe da una donna: una scrittura raffinata, languida e avvolgente, quasi materna.

Percentuale di femminilità: 100%
La citazione: «Ricordati sempre: Quando un uomo esce da una stanza, si lascia alle spalle tutto quel che c’è dentro; una donna, invece, si porta appresso tutto quel che c’è avvenuto.»

Facile? Complichiamola un po’.

John Cheever
Lo scopo della scrittura di John Cheever era puntare una luce sulla complessità delle relazioni umane. In ogni casa, in ogni famiglia, in ogni letto: entrava in punta di piedi e metteva a nudo le emozioni con delicatezza, rispettando la fragilità di ogni intimità svelata.

Percentuale di femminilità: 60%
La citazione: «La vita è troppo spaventosa, troppo sordida e angosciosa. Ma noi non siamo mai stati come loro, vero tesoro? Vero?»

Joan Didion
Le donne di Joan ci hanno insegnato che sbagliare è umano. Abbiamo imparato che è importante restare in contatto con la parte femminile, e anche un po’ con quel senso di apparente fragilità che la descrive. Per rendersi conto di non essere indistruttibili. E da lì, ripartire.

Percentuale di femminilità: 50%
La citazione: «Avere quel senso del proprio valore intrinseco che costituisce il rispetto di sé significa avere potenzialmente tutto.»

David Foster Wallace 
Quando non sceglieva il ruolo del buffone (per divertire il lettore), o del genio incompreso (per divertirsi del lettore), David Foster Wallace era uno scrittore di una sensibilità estrema, a volte destabilizzante. Generoso e onesto, si concedeva in ogni pagina senza risparmiarsi mai.

Percentuale di femminilità: 70%
La citazione: «Non puoi uccidere il tempo col cuore.»

Flannery O’Connor
La vita non ha protetto Flannery da alcun dolore, ma Flannery è riuscita a trasformare la sofferenza in energia, ed è questa la qualità principale che le riconosco. La sua scrittura, rigorosa e brillante, trasmette una gran forza, una presa da far invidia al più robusto tra gli uomini. 

Percentuale di femminilità: 40%
La citazione: «Donna! Ti guardi mai, dentro? Ti guardi mai per vedere quel che non sei?»

Truman Capote
Se l’orientamento sessuale può influenzare la scrittura, quello di Truman ha incrementato il suo talento in modo esponenziale. Capote è uno scrittore camaleontico, capace di grande sensibilità e di estremo vigore. A sangue freddo e Colazione da Tiffany: direste mai che sono due libri nati dalla stessa penna?

Percentuale di femminilità: ?
La citazione: «Avete torto. È una montatura. Ma, in un altro senso, avete ragione. Non è una montatura perché è una montatura autentica. È convinta di tutte le idiozie in cui crede. Impossibile dissuaderla. Io ci ho provato, con le lacrime agli occhi. [...] Provateci, qualche volta. Fatevi dire da lei qualcuna delle cose in cui crede. E intendiamoci bene» continuò, «mi è simpatica, la ragazzina. È simpatica a tutti, ma c’è anche moltissima gente che non la può sopportare. A me è simpatica. È simpatica davvero, la ragazzina. Sono sensibile, io, ecco perché. Bisogna essere sensibili per apprezzarla, bisogna avere una vena di poeta. Ma voglio dirvi la verità. Potete farvi a pezzi per lei, e lei vi servirà merda su un piatto.»

Il gioco è finito perciò mettiamo da parte le percentuali, che sono il risultato di un’evidente forzatura. Il messaggio è chiaro: le donne pensano, agiscono e vivono come gli uomini. Allo stesso modo le autrici, come gli autori, scrivono. E scrivono spinte dalle stesse pulsioni, con gli stessi mezzi e assecondando le stesse intenzioni dei colleghi. Sesso debole, scrittura debole: non ne abbiamo abbastanza? Ciò che distingue gli scrittori, che siano maschi o che siano femmine, è la sensibilità, il livello di emotività, una caratteristica collegabile al sesso. Non a priori, almeno. 



Commenti

  1. Interessante quanto snella osservazione. Mi chiedo e ti chiedo: perché fai riferimento solo alla letteratura americana/canadese? Non mi fraintendere, non è un rimprovero, ma solo curiosità.

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    1. È un'ottima domanda, tant'è che a posteriori me la sono posta anch'io. Non lo so, credo che ormai sia un riflesso incondizionato. Forse sono più a mio agio a parlare di una letteratura che conosco.

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  2. Come tutte le etichette, imporre un genere è una forzatura. Detto questo, la tua è un'analisi condivisibile; come già dissi tempo fa, uno scrittore "bravo" dovrebbe essere indistinguibile, ovvero, dovrebbe poter scrivere "maschile" o "femminile" senza che chi legge possa dedurre il genere di chi ha tenuto in mano la penna.
    Le virgolette le ho messe solo perché anche a me non piace generalizzare (come definiamo uno bravo?) ma tanto per capire il concetto :)

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  3. Per me il 100% ce l'hanno Didion e Capote! Posso sapere chi è lo scrittore che ti ha detto quella bellissima frase? Come sai, il mio percorso dalla lettura di penne maschili a quella di penne femminili (dunque non una differenza di scrittura in sé ma di sesso dell'autore) è un processo tuttora in formazione (molto molto entusiasmante, tra l'altro) e quella frase mi è piaciuta proprio :)

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    1. Mi fa sorridere che tu me lo chieda. Pensa che lui, lo scrittore, lo conosci, e anche bene. Avete anche parecchie cose in comune (un amore incondizionato per le storie di New York, per esempio).

      ;)

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    2. Grande Paolo! È sempre un maestro. Senti, ma quella del "maschia" sono io? Ahah, guarda che io parlavo di seduzione, non di amore. Ricordi? E poi era il 2013, non ritenermi così scema da non evolvere mai :)

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    3. Sai che mi cogli alla sprovvista? Ricordo che anche tu scrivesti qualcosa sull'argomento ma non mi pare di aver letto "maschia" nel tuo articolo (aggettivo che invece ho sentito direttamente, da un paio di persone). Tra l'altro sono pensieri appartenuti anche a me, quindi non punto il dito a cuor leggero. Però, ecco, ammettere la malattia è il primo passo verso la guarigione. È diverso dire "io scarto a priori" (e ce ne sono), da "mi sono resa conto di leggere più uomini che donne". Ci sta. Se mi metto a contare i libri che ho letto e a tirar giù un paio di percentuali sono sicura che gli autori vincono sulle autrici con uno scarto imbarazzante. Però adesso so che è soltanto un caso, e mi sembra l'approccio giusto. La seduzione è un altro discorso ancora, e su quello - per alcuni scrittori - mi trovi completamente d'accordo.

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    4. Condivido pienamente ogni parola! Avevo scritto quel post provocatorio su James Franco mettendo "maschia" proprio nel titolo. Sono andata a rileggermelo poco fa (ridendo da sola).. dopo un periodo di intense letture al femminile dovrei scriverne il seguito :) Chi scarta a priori è il primo a perdere. In qualsiasi campo. Chiude invece di aprire e, a parer mio, questo è un grandissimo sbaglio. Odio gli snob proprio per questo motivo, infatti! Buone letture, Maria :)

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  4. Tempo fa, mettendo in ordine la mia libreria di casa, ho scoperto di essere un lettore di scrittori di sesso maschile. Mi sono chiesto perché, se ci fosse una motivazione per cui leggessi poche scrittrici rispetto agli scrittori, se preferissi, da uomo, leggere ciò che mi è più vicino, ossia il pensiero di un altro uomo. Probabilmente si tratta del caso, o forse ciò che cerco nei libri sono temi trattati con maggiore frequenza dagli uomini che dalle donne, non so. Allo stesso modo, sempre guardando la libreria di casa mia, mi sono reso conto di essere un accanito lettore di scrittori morti. Anche qui: non nutro alcun sospetto per i miei contemporanei, né sono uno strenuo difensore del "una volta era meglio", è solo un dato di fatto che ho rilevato a posteriori. E per non parlare delle raccolte di racconti rispetto ai romanzi! (Ecco finisco sempre per partire da un atomo e allargare il discorso all'universo!) Quello che voglio arrivare a dire è che alla fine ho compreso che forse la composizione defunto-maschile della mia libreria è più frutto del caso che del conscio e dell'inconscio. Me lo ha confermato la lettura di un libro pubblicato in Italia l'anno scorso, scritto da una donna (è viva :)) e che è in definitiva un romanzo, ma scritto con uno stile singolare e frammentario che potrebbe essere considerato anche una raccolta di brevi raccontini: Gli anni di Annie Ernaux, non mi stancherò mai di dire quanto ho adorato quel libro!


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  5. Bellissimo post, complimenti :) Mi hai fatto anche venire una gran voglia di leggere autori che ancora non ho mai letto. Il mio primo approccio con Joan Didion è stato fallimentare, ma sono certa che non fosse la giornata giusta (Joan, sono io, non sei tu).

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    1. Ops! Mi era sfuggito il commento. Ti ringrazio, comunque. Qual è il libro della Didion che hai letto?

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