I LIBRI E LA CITTÀ | Sfogliando Madrid



Lady Brett Ashley prende il braccio di Jake, a fine pranzo: 
«Non ubriacarti, Jake, non ubriacarti». 
«Vogliamo fare un giro?», dissi. «Vogliamo fare un giro per la città?».
«Bene» Brett disse. «Non ho visto Madrid. Ho voglia di vedere Madrid».
(Fiesta, Ernest Hemingway)

LA CITTÀ

Il Barajas, l’aeroporto che collega Madrid al resto del mondo, è il più trafficato d’Europa: quattro terminal a 12 chilometri dal centro. Raccolti amici e bagagli, ci avviamo verso la metropolitana (linea 8) che in quindici minuti ci conduce in città, alla stazione di Nuevos Ministerios; qui avvengono i maggiori scambi tra le linee ferroviarie. A pochi passi, in Calle Orense, c’è uno Starbucks che apre alle 8:30 e non chiude prima delle 23:00. Prendiamo un caffè, un blueberry muffin o un cookie gigante, e tracciamo a grandi linee il nostro itinerario.

IL PERCORSO



Ci sono tanti modi di vivere Madrid perché tante sono le sfumature che la caratterizzano. Decidiamo di organizzare un tragitto, per tre quarti della giornata, dedicato a cinque autori, e di lanciarci, nella notte, a inseguire la movida madrilenaMadrid conta tre grandi musei: Prado, Reina Sofia e Thyssen. Il Prado è uno dei più importanti al mondo, le sue collezioni raccontano la storia dell’arte europea degli ultimi cinque secoli. 
Il Reina Sofia è il museo di Dalì, Mirò e Picasso e no, non possiamo non andare, fosse solo per quella mezzora da passare in contemplazione del Guernica
I quadri del museo di Thyessen fanno parte di una collezione privata di un industriale tedesco che ospita, tra gli altri, Van Gogh, Gauguin e Hopper. Lì accanto, a meno di 500 metri, c’è il Barrio de las Letras, un complesso di stradine e piccole piazze, un’area pedonale dove hanno vissuto alcuni dei grandi letterati spagnoli. Camminando per qualche minuto, si raggiunge il polmone verde di Madrid: il parco del Retiro. Noi partiremo dal Barrio de Chamberí e, attraversando musei, locali e stazioni, arriveremo alla pensione Aguilar.

I LIBRI

A. EL BARRIO DE CHAMBERÍ
Gli innamoramenti, Javier Marías


Il 20 dicembre del 1951, “en el antiguo número 16 de la calle Covarrubias”, nel quartiere di Chamberí, nacque Javier Marías, scrittore, traduttore e saggista. 
Marías ha raccontato Madrid più di tanti autori spagnoli, forse più di tutti, mescolando la sua scrittura ai colori della città. Quelle di Marías sono storie scarlatte, giochi di seduzione che raggiungono le punte del rosso più vivido, e nascono, o si spengono, in grovigli dai toni purpurei. Perché nella narrativa di Marías la morte è un elemento ricorrente, tanto quanto l’amore. «Cos’è il tempo. Hereafter, cos’è. In definitiva, penso adesso a quest’altezza della vita, si tratta di presenza e di assenza. Di amore e di morte, solo questo»; la morte, accaduta, lasciata accadere, attesa o inaspettata, spesso compare negli incipit dei suoi romanzi, come in quello de Gli innamoramenti
L’innamoramento è un termine che esiste in italiano e in spagnolo, ma le altre lingue devono ricorrere a delle perifrasi. Falling in love. Come inciampare. Deboli, vulnerabili. «[...] tuttavia io stesso vedo con certezza che le uniche stagioni della vita che abbiano qualche interesse, a posteriori, sono quelle: le storie d’amore molto appassionate, complicate, intense, quelle che portano con sé grandi sofferenze e momenti stupendi. Quello è l’apice dell’esistenza, senza dubbio».
 

B. GLORIETA DE BILBAO
L’alveare
, Camilo José Cela

madrid-cafe-comercial

Attraversiamo Calle Nicasio Gallego e in sei minuti siamo a Glorieta de Bilbao, al numero 7, dove si trova uno dei più antichi locali di Madrid: il Café Comercial. 
Nel secolo scorso, i Café sono stati luoghi di concentrazione culturale: erano centri perfetti per organizzare le tertulias, riunioni informali di artisti chiamati a condividere opinioni su letteratura, poesia, arte e scienza. E lì, intento a bere una tazza di chocolate con churros, avreste potuto scorgere un giovane Camilo José Cela, premio Nobel per la letteratura nel 1989. Ne L’alveare (1951), Cela raccontò Madrid alcuni giorni dopo la fine della guerra civile, attraverso un coro di voci miserabili e inquiete, espressioni di un pessimismo che accompagnò tutta la sua produzione. Usciamo dal locale, torniamo nel presente.


C. PLAZA MAYOR
Quell’anno a Madrid
, Daniel Chavarría


Daniel conobbe Gaby durante il suo primo viaggio. Era partito da Montevideo, con un transatlantico diretto a Londra: voleva scoprire il mondo. Gaby gli rivelò che sarebbe scesa a Madrid, dove sarebbe rimasta fino a ottobre; avrebbe studiato, concorreva per una borsa di studio a cui teneva tanto. Daniel ne restò affascinato. Non più Londra, non più il mondo: Gaby era la sua meta. La seguì a Madrid e restò con lei per un anno. 
Quell’anno a Madrid lo passarono a nascondersi tra i palazzi rossi di Plaza Mayor, a imbucarsi alle feste, ballando fino al mattino nei bar de la Gran Vía o di Puerta del Sol. Un anno che, quarant’anni dopo, Daniel ricorderà ancora come una delle esperienze più intense della sua vita.


D. ATHOCA STATION
Un uomo di passaggio, Ben Lerner




Athoca fu una delle quattro stazioni spagnole coinvolte nell’attentato terroristico di matrice islamica del 2004. Quella mattina, era l’11 marzo, tre giorni prima delle elezioni, morirono 191 persone. Un intero paese, ancora una volta, acquisiva la consapevolezza di non essere invincibile; non tanto per com’era accaduto, ma proprio perché era accaduto, perché qualcuno era riuscito a sovvertire la sicurezza di una nazione e a diffondere il terrore. Ogni spagnolo, ogni europeo, sentì di non essere più al sicuro, in quelle stesse strade, per quelle stesse piazze, dove aveva sempre vissuto. 
Il protagonista di Leaving the Athoca Station, il libro di Ben Lerner (in Italia Un uomo di passaggio), si trova a Madrid in quel periodo. Adam Gordon è un giovane poeta americano che si trasferisce in Spagna grazie a una borsa di studio e, nella follia degli attentati, in quegli eventi insensati che smuovono ogni certezza, troverà il suo senso del vivere.


E. CARRERA DE SAN JERÓNIMO
Quarantanove racconti
, Ernest Hemingway



Ernest Hemingway si innamorò di Madrid negli anni ’20. Venne in Europa con sua moglie, Hadley, per scrivere una serie di articoli commissionati dal Toronto Star e solo, nel 1936, come inviato per il North America Newspaper Alliance, per documentare cause e effetti della guerra civile spagnola. A quei tempi era solito alloggiare all’Hotel Florida, nella Plaza del Callao. 
Ritornò più volte in Spagna, negli anni successivi, incapace di resistere al fascino della corrida. 
La prima volta che ne vide una era l’estate del 1923, a Siviglia. «Mentre salivo le scale dell’arena pensavo: rimarrò nauseato. Ma non ero preoccupato per quello che sarebbe accaduto ai tori, quanto per la sorte dei cavalli che venivano incornati. Quando la corrida finì, capii che mi trovavo di fronte a una perfetta allegoria della vita e della morte, a una vera e propria tragedia divisa classicamente in atti». Da questa ispirazione nacque Fiesta, che si sviluppa proprio tra Parigi e la Spagna. 
Madrid compare nelle ultime scene, quando Lady Brett Ashley chiede a Jake di raggiungerla nella capitale. Madrid è nei sogni di Robert Jordan, il protagonista di Per chi suona la campana. Ancora Madrid, al banco del Café Gijón, tra le pagine di Un posto pulito, illuminato bene, uno dei più celebri tra i Quarantanove racconti. Nasce qui, in un piccolo albergo nella Carrera de San Jerónimo, la sua dichiarazione d’amore alla città. Hemingway alloggiava alla pensione Aguilar (ora Hostal Aguilar), nella stanza numero 7.
Quando si ha avuto il Prado e allo stesso tempo El Escorial, a due ore verso Nord; Toledo al Sud e un bel cammino verso Avila e Segovia, non lontana dalla Granja, si è dominati dalla disperazione al pensiero che un giorno si dovrà morire e dire addio a tutto questo.
Prima di salutarci voglio portarvi a Plaza Santa Ana. 500 metri, meno di cinque minuti a piedi. Qui c’è la Cervecería Alemana, uno dei bar preferiti di Hemingway. In un articolo pubblicato sulla rivista Life lo definì un posto ideale per prendere una birra o un caffè. Il barista ci consiglia una Mahou Cinco estrellas. Chi si lascia tentare? Il primo giro lo offro io.



***
Libri citati:
Gli innamoramenti, Javier Marías. Einaudi, 2012. Traduzione di Glauco Felici.
L’alveare, Camilo José Cela. Einaudi, 1990. Traduzione di Sergio Ponzanelli.
Quell’anno a Madrid, Daniel Chavarría. Il Saggiatore, 2012. Traduzione di Sandro Ossola.
Un uomo di passaggio, Ben Lerner. Neri pozza, 2012. Traduzione di Laura Prandino.
Quarantanove racconti, Ernest Hemingway. Mondadori, 2001. Traduzione di Vincenzo Mantovani.

Commenti

  1. Ciao, mi è piaciuto molto questo post. Ho richiamato alla mente qualche bel ricordo di Madrid e segnato qualche titolo da sfogliare per ripercorrere quelle strade! Davvero un buon modo per viaggiare, sia quando si ha la valigia con sé sia quando si deve stare comodi sul divano di casa! :)

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    1. Sono contenta che ti sia piaciuto. Se leggi qualcuno dei libri citati fammi sapere, eh! ;)

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  2. che bel post, amo madrid e adoro hemingway, tutti i suoi romanzi mi commuovono. c'è qualcosa nel modo in cui scrive, che ti trafigge.

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    1. Lui lo trovi davvero in ogni angolo di Madrid. È stato come organizzare il viaggio in due; lui mi ha suggerito due o tre posti niente male ;)

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  3. Come sempre, anche questa volta il tuo scritto è una luce nel buio. Grazie Maria.

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