Mattatoio n. 5 (o La crociata dei bambini) di Kurt Vonnegut



C’è un documentario, assai bello, che coinvolge l’America e i suoi scrittori. Quelli di voi con cuore bianco, rosso e blu lo conosceranno: è America tra le righe, condotto dal critico e giornalista francese François Busnel, riproposto qualche settimana fa su Rai 5. La seconda puntata è dedicata al New England. Busnel fa tappa nel Maine, in un porto chiamato Paradise Point, dove incontra Richard Ford, premio Pulitzer 1996 per Il giorno dell’indipendenza. A domanda: «Perché scrive?», l’autore risponde:
Scrivo perché leggo, nient’altro mi spinge a scrivere. Quand’ero bambino non ero un buon lettore: ero dislessico, di conseguenza quando ho iniziato a leggere lo facevo molto lentamente. Tuttora sono un lettore molto lento. Ho cominciato a farlo perché mi è stato imposto [...] e così ho scoperto la lettura immaginativa, leggendo i romanzi di Faulkner, Hemingway, Fitzgerald, Camus. [...] Ho scoperto così che la narrativa soddisfaceva in me un bisogno di cui ignoravo l’esistenza e questo bisogno, che trovava appagamento nella lettura, potrei descriverlo come la sensazione profonda che il mondo, così come lo stavo vivendo, non mi bastava affatto.
Ford inizia a scrivere per mettersi alla prova: per cercare di suscitare negli altri la stessa emozione che la lettura crea in lui. E continua a farlo, per far sì che ogni volta si rinnovi la stessa, identica, magia. Ma questo è già il passo successivo. Il punto è il mondo alternativo. È la vita, così com’è, che non ci basta più. È guardare altrove: immaginare qualcosa che non è questo momento e non è in questo luogo. Che sia l’isola che non c’è, il pianeta Trillafon di Wallace o Macondo di García Márquez non ha molta importanza: ognuno dipinge il suo spazio coi colori che più desidera.

Lo scrittore Kurt Vonnegut, americano di origine tedesca, partecipò alla seconda guerra mondiale. Fu fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne e condotto a Desdra dove, insieme ad altri americani, venne rinchiuso in una grotta scavata sotto il mattatoio della città. Qualche giorno dopo, tra il 13 e il 14 febbraio del 1945, Desdra fu bombardata. Il bombardamento della città di Desdra fu uno degli eventi più tragici della seconda guerra mondiale. Sono state accertate circa 30.000 vittime: una strage di civili senza eguali.

Scrivere Mattatoio n.5 non si rivela un’impresa semplice: Vonnegut ha molto materiale da cui attingere, ma poche parole con cui esprimerlo. Ci racconta – in un’introduzione che è parte della storia stessa, e che corrisponde a uno dei passaggi più belli e illuminanti di tutto il romanzo – che ha trascinato l’idea di scrivere un libro sulla guerra per molti anni, senza riuscire a lavorarci sul serio. «Perché non c’è niente di intelligente da dire su un massacro». E allora Vonnegut decide di risolvere il problema creando un personaggio, Billy Pilgrim, che con la guerra non c’entra niente. Uno di quelli ingenui, che si commuovono per nulla. Uno di quelli che sembrano vivere su un altro pianeta.

Billy viaggia nel tempo e nello spazio, letteralmente: quando viene catturato dai tedeschi, quando Desdra viene attaccata, lui è sempre altrove: invischiato tra passato e futuro, intento a percorrere la sua vita fino alla sua stessa morte, per poi precipitare nel presente, nei giorni del conflitto. O su Tralfamadore. Tralfamadore è l’universo alternativo, l’altro pianeta, quel rifugio nel quale Billy si rintana ogni volta che sente il bisogno di distogliere lo sguardo dagli orrori della guerra. Verso il quale, forse, anche Vonnegut si rivolgeva nei momenti più disperati.
Vonnegut ha un modo di narrare i fatti che è suo, e basta. Con un umorismo, un umorismo nero, che si rivela nelle situazioni più tragiche del racconto. Una satira che solleva e appesantisce allo stesso tempo. È un riso amaro, contagiato. Con quel suo stringato e incessante “Così va la vita”, e attraverso l’innocenza di Billy, Vonnegut ci mostra tutto quello che di peggio è accaduto. E che accadrà, perché l’uomo è destinato a ripetersi.
Billy si passò la lingua sulle labbra, pensò un momento, e infine chiese: «Perché io?»
«Questa è proprio una domanda da terrestre, signor Pilgrim. Perché lei? Perché noi allora? Perché qualsiasi cosa? Perché questo momento semplicemente è».


***
Mattatoio.5 (o La crociata dei bambini), Kurt Vonnegut. Feltrinelli, 2005. Traduzione di Luigi Brioschi.

Commenti

  1. Mi piace come sei capace di partire da una cosa per poi arrivare ad un’altra, sempre con cognizione di causa e con un modo di esprimerti che è veramente gradevole. Questo è uno di quei libri che voglio leggere da tempo, sia per la tematica affrontata che per lo stile inusuale con cui è stata esposta, e devo dirti che con le tue riflessioni sei riuscita a solleticare ancora di più il mio interesse… grazie.

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  2. Io non ho il cuore bianco, rosso e blu, però dalle mie parti Rai 5 è solo una leggenda metropolitana.
    Visto che questa volta non sono riuscita a partecipare, posso rubarti la vergogna?

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    1. Devi essere disposta a lasciar andare un po' quello schema rigido a cui "il logico susseguirsi dei fatti" ci ha abituato. Fatto questo, potrebbe anche piacerti.

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  3. Tra i miei libri preferiti. Senza ombra di dubbio. Mi piacciono in particolar modo la struttura "spastica" della narrazione e, tra i personaggi, lo scrittore ispirato a Sturgeon - i suoi libri.
    Così va la vita.

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    1. Mi sei venuto in mente moltissime volte durante la lettura, perché Mattatoio n.5 è uno di quei libri in cui c'è tutto quello di cui hai sempre parlato.

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  4. Sì, bello il documentario, e magnifico il libro. Vonnegut era anche una bellissima persona, oltre cheun grande scrittore.

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