Angoscia, Cincinnatus, angoscia | Vladimir Nabokov

Oggi è l'ottavo giorno, e non solo sono ancora vivo, vale a dire che la sfera del mio io ancora limita ed eclissa la mia esistenza, ma, come qualsiasi altro mortale, non conosco l'ora della mia morte e posso applicare a me stesso una formula che vale per tutti: la probabilità di un futuro è inversamente proporzionale alla sua teorica distanza temporale. Naturalmente, nel mio caso, la prudenza richiede di pensare in termini numerici molto piccoli, ma va tutto bene, va tutto bene – sono vivo. Ho avuto una sensazione strana la notte scorsa, e non era la prima volta: mi sto togliendo di dosso uno strato dopo l'altro, e infine... non posso descriverlo, questo, ma lo so: attraverso il processo di graduale spoliazione raggiungo il punto finale, indivisibile, saldo, sfolgorante e questo punto dice: io sono! Come un anello di perla conficcato nel grasso sanguinolento di uno squalo – Oh mio eterno, mio eterno.... e questo punto è sufficiente per me, in realtà nient'altro mi è più necessario. Forse al pari di un cittadino del secolo che verrà, al pari di un ospite arrivato in anticipo (la padrona di casa ancora non si è alzata), o forse, semplicemente, al pari di un fenomeno da baraccone in un mondo irrimediabilmente festante, che guarda a bocca aperta, io ho vissuto una vita angosciosa e vorrei descrivervi quell'angoscia - ma sono ossessionato dalla paura che il tempo non basti. Per quanto mi ricordi risalendo indietro nel tempo - e il mio ricordo è di una lucidità indomabile -, io sono stato il mio proprio complice, un complice che sa troppo e per questo è pericoloso. Io provengo da una oscurità così bruciante, io vortico simile a una trottola, con tale forza propulsiva, con tali lingue di fiamma che ancora oggi sento di tanto in tanto (talvolta nel sonno, talvolta quando m'immergo nell'acqua molto calda) quella mia pulsazione primigenia, quel primo marchio a fuoco, la molla principale del mio "io". Come sono riuscito a venirne fuori a furia di contorcimenti, viscido, nudo! Sì, da un regno vietato e inaccessibile agli altri, sì.
(da Invito a una decapitazione di Vladimir Nabokov. Adelphi, 2004. Traduzione di Margherita Crepax)


Commenti

  1. Hera
    Ciao, Maria
    ieri ho cercato di collegarmi nel tuo blog tramite cellulare. Google prendeva ma una volta digitato il tuo blog mi diceva che era stato rimosso.
    Come si spiega?
    Grazie

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    Risposte
    1. Sto apportando alcune modifiche al blog e avevo momentaneamente disattivato il link! ;)

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