La Campania, il premio Strega, l'altro lato della cultura

Se il sud non legge è perché è troppo impegnato a scrivere. Domenica 1 Giugno, nell'ambito del Festival culturale di Capua Il luogo della lingua, ho partecipato all'evento La Campania al Premio Strega, un incontro basato sulla presentazione dei libri, scritti da autori campani, che concorrono per il Premio Strega 2014

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I protagonisti della discussione sono stati Francesco Piccolo (Il desiderio di essere come tutti, Einaudi), Elisa Ruotolo (Ovunque Proteggici, Nottetempo) e Paolo Piccirillo (La terra del sacerdote, Neri Pozza). Inoltre, la Campania è presente nella rosa dei candidati con Antonella Cilento (Lisario o il piacere infinito delle donne, Mondadori) e Antonio Scurati (Il padre infedele, Bompiani). Durante la presentazione, l'attore Marco D'Amore ha letto alcuni passaggi dei tre libri presentati; Barbara Rossi Prudente e Carla D'Alessio hanno condotto il dibattito focalizzandosi su quelli che sono i punti di contatto degli scrittori, esaltandone le differenze stilistiche. 

I concorsi creano sempre grandi polemiche: c'è chi parla di vincitori già stabiliti e chi sottintende accordi che spingerebbero un romanzo a discapito dell'altro. A tal proposito, uno spettatore è intervenuto nella discussione chiedendo agli scrittori di confermare che lo Strega è un concorso nel quale vincono i libri e non le raccomandazioni. A questa domanda, tendenziosa e provocatoria, è stato risposto che se effettivamente i candidati campani fossero sostenuti da un appoggio diverso dalla qualità del romanzo stesso, probabilmente la Campania, a causa dell'immagine che vanta oggigiorno, non sarebbe arrivata neanche alle selezioni. 

Io, a dir la verità, non mi pongo troppe domande. Sono orgogliosa che la statistica sia a nostro favore (5 campani su 12 candidati non è cosa di poco conto), ma rimando ogni sorta di giudizio. Preferisco leggere e poi, nel caso, criticare. E allora, mentre io leggo, voi date un occhio a trame e copertine. Guardiamoli, studiamoli, assaggiamoli. Proviamo a capire se la Campania merita davvero di concorrere per lo Strega14. 

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I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent'anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver. Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all'indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni.
Francesco Piccolo ha scritto un libro anomalo e portentoso, che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda. «Un'epoca - quella in cui si vive - non si respinge, si può soltanto accoglierla».

Il desiderio di essere come tutti, Francesco Piccolo. Einaudi, 2014.


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Agapito è un uomo burbero e solitario, arido e secco come la sua terra, violento e duro come l’inverno degli Appennini. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania;  era divenuto sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è rimasto solo un soprannome. Dalla Germania è tornato con un segreto troppo grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Una terra maledetta che non dà frutti, morta come la sua anima.Quando Agapito scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare molto più grande di lui; la ragazza è un’immigrata clandestina, portata con l’inganno dall'Est dell’Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per partorire figli da destinare all'adozione o al traffico d’organi. Agapito è incuriosito da quella ragazza, tanto strana da riuscire addirittura a far crescere qualcosa sulla sua terra e decide di non mandarla via ma di subentrare ai precedenti “carcerieri” mettendo a disposizione della malavita la sua casa e la sua proprietà come “allevamento” per questa e altre ragazze. Da quel momento Agapito si troverà di nuovo chiamato a fare i conti con le proprie scelte e con la propria anima, o almeno con quell'unico briciolo non ancora barattato con il pane e la sopravvivenza quotidiana. Alla fine proverà a salvare una vita e non a toglierla, come accadde in Germania, provando a dare tutto se stesso per amore di qualcun altro. Le regole del potere però sono antiche e le persone vivono da troppo tempo piegandosi alla legge del più forte. È così che una storia di sopraffazione e violenza non può trovare uno sbocco pacifico solo attraverso una redenzione personale: anche la fede in nuove possibilità deve sanguinare e lottare.

La terra del sacerdote, Paolo Piccirillo. Neri Pozza, 2014.


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In una giornata qualsiasi dei suoi cinquant'anni, Lorenzo Girosa riceve una lettera in cui qualcuno mostra di conoscere un segreto che da anni ha smesso di tormentarlo: un delitto commesso quando era poco più che bambino. Tentando di riannodare i fili di quell'epoca remota, Lorenzo racconta della grande villa in cui ha vissuto, generosa negli spazi ma gravata dalla malasorte di casa senza figli, e della sua famiglia fatta di uomini inconcludenti e donne compromesse. È la storia del nonno Domenico che cerca fortuna in America, di suo padre Nicola che senza un mestiere e un talento diventa un rude saltimbanco chiamato Blacmàn, di sua madre Francesca che scappa di casa per andare sulla pubblicità del sapone LUX. Tutti loro rivivono nello sguardo di Lorenzo che, nascosto dietro le tende di una Villa Girosa ormai deserta, è ben determinato a proteggere quanto di oscuro c’è nel proprio passato. Con una prosa classica e una lingua di carne, Ovunque, proteggici denuncia la forza di un destino che è scelta e di un sangue che si riconosce solo nelle ferite.

Ovunque, proteggici, Elisa Ruotolo. Nottetempo, 2014.


In questi casi, che vinca il migliore.



Commenti

  1. Hera
    non è la prima vota che circolano voci di questo genere. Io non saprei e né vorrei pensare male di questi concorsi (la verità è che non voglio rendermi conto che un po' di verità c'è).
    Le polemiche ci sono e ci saranno sempre finché il meccanismo sarà marcio alla radice. Se il vincitore era già stabilito, allora perché prendere per i fondelli gli altri partecipanti?
    Bisoga rifletterci sopra!

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  2. Hera
    volevo aggiungere: strano, pochi leggono ma la maggior parte scrive. Che paradosso!

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    1. L'ho notato anch'io. C'è una leggera disparità tra domanda e offerta!

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  3. Il volume di Piccolo mi incuriosisce parecchio, e non sapevo proprio che fosse campano!! :D

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    1. Sembra molto interessante ma non vorrei che la questione politica prendesse il sopravvento sulla trama. Da approfondire, sicuramente.

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  4. Se pensi che il premio Strega era stato istituito appositamente per premiare l'allora giovane Ennio Flaiano, qualche domandina te la fai... Ma, al di là di là di tutto, da buona campana condivido l'orgoglio (e adoro Piccolo!) :)

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    1. Ciao, io di piccolo ho letto solo "Momenti di trascurabile felicità". Non male.
      Con le parole ci gioca, e anche bene. Tu cosa hai letto?

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  5. Per quanto io sia un uomo di mondo (Ho fatto tre anni di militare a Cuneo!), ho smesso di crederci da un pezzo. Voglio dire: il vincitore è solo uno e gli esclusi tutti gli altri: impossibile che non ci sia qualcuno che pensi di essere stato derubato.
    In particolare modo quando ci sono gli italiani di mezzo (perché lo sappiamo, che ci piace lagnarci...). La cosa buffa (o triste) è che piagnistei e dietrologie capitano anche di fronte ad un giudice imparziale come può essere un cronometro oppure un metro nelle gare sportive.
    Ci potranno forse essere dei "brogli", ma chi vince un qualche merito lo dovrà pur avere; potremo non essere d'accordo, ma, specialmente se si parla di arte e quindi di gusto, non esiste una misura univoca. Alla fine, il premio vero chi lo dà? La critica? Le classifiche di vendita? La Storia?
    E allora... godiamoci il premio e vinca - quello che la giuria pensa che sia - il migliore.

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    1. Ma tu, prendendo l'Italia tutta, dove ti collochi più o meno? (Tranquillo, non ho intenzione di scovarti con uno stinger. Pura curiosità!).

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  6. Sulla strada tracciata da Emilio Lepido - Lato Riviera ;)
    Adesso però sono io curioso del perché sei curiosa :)

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    1. Perché - non mi chiedere dove - ma avevo colto qualcosa del nord, e da qualche altra parte - idem, come sopra - un accenno di sud. Mi ero persa all'altezza di Grosseto! ;)

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    2. In effetti abito nel sud del nord. O forse già nel nord del sud.

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