Malanni da scrittura? Ci pensa il Dottor Jack London

Gli scrittori non leggono. È una piaga sociale, un po' come la moda dei leggins leopardati. Gli scrittori che non leggono si riconoscono subito; ci sono dei meccanismi che devono scattare nello stesso istante affinché il macchinario produca la giusta melodia. Gli scrittori che non leggono non riescono a trovare il giusto equilibrio tra sostanza e forma: spesso si lasciano andare a virtuosismi inutili, garbugli di parole che non significano nulla. Oppure scarnificano la scrittura più del necessario, per essere originali, tralasciando particolari che potrebbero dare più spessore alla narrazione. Ma la caratteristica più grave che ho riscontrato è che gli scrittori che non leggono sono egocentrici: lasciano andare il lettore, perché sono troppo presi a seguire se stessi. E non se ne rendono neanche conto, perché partono dall'assunto, sbagliato, che scrivere una storia e infilarci qualche dramma sia un modo più che sufficiente per attirare l'attenzione. Per contro, molti lettori sono incuriositi dalla scrittura. Queste creature non hanno mire particolari, non pretendono di riversare spremute di vita in libri con il loro nome in copertina, ma sono interessati a capire i retroscena dello spettacolo che si ripropone loro a ogni giro pagina. Come fai? Spiegamela, questa magia.

Io subisco il fascino della scrittura; mi piace sfogliare testi da quali posso imparare dettagli sullo stile, sul ritmo, sulle tecniche narrative più adeguate, sulla caratterizzazione dei personaggi o sulla scelta dell'ambientazione. Ora, esistono manuali di tutti i tipi, per tutte le occasioni e per tutte le tasche. Un articolo che vi consiglio sull'argomento è quello che Alessandro Cassano ha scritto per un intervento sul blog Penna blu di Daniele Imperi: è una lista di libri sulla scrittura che Alessandro ha letto e apprezzato (oppure no, a seconda). Certo è che, più complesso è il manuale, più è difficile da seguire. Le problematiche maggiori derivano soprattutto dal fatto che chi come me si approccia alla scrittura in modo amatoriale, non ha le basi sufficienti per assimilare i concetti nel modo giusto.

Quando sono alla ricerca di un saggio sulla scrittura leggero, veloce e diretto, io mi affido alla collana Filigrana targata Minimum fax. Mi rendo conto che dichiarare una preferenza così sfacciata in questo contesto è politicamente scorretto però credo anche che, così come ci accaparriamo il diritto di denigrare libri senza alcuna professionalità, è giusto rendere il merito quando lo si riconosce. L'ultimo saggio della collana che ho letto è Pronto soccorso per scrittori esordienti: una selezione, tra lettere e articoli, del materiale prodotto da Jack London. Bel tipo, lui. Prima di questa raccolta, London era per me uno scrittore candido e lieve che, con Il Richiamo della Foresta, aveva sfiorato la mia infanzia. Ora, London è per me un "realista selvaggio", così come lo descrive la quarta di copertina del romanzo Il vagabondo delle stelle. 

London afferma che ci sono diversi tipi di scrittori e ognuno di loro si distingue in base al significato che dà al concetto di ambizione; se l'ambizione tende a raggiungere un appagamento personale, al libro – l'espressione artistica di sé – non seguirà necessariamente uno sforzo di pubblicazione. Lo scrittore che mira a mercificare il suo lavoro è spinto anche da altri scopi. Tralasciando coloro che ambiscono soltanto al riconoscimento sociale, i professionisti di settore, e qualche eccezione che conferma la regola, gli scrittori che incarnano una sana ambizione si dividono in due categorie: «quelli che hanno, o pensano di avere, un messaggio di cui il mondo ha bisogno o che sarebbe felice di conoscere; e quelli la cui vita è stata piantata su un terreno duro e in luoghi sterili, dove bisogna lottare per soddisfare le necessità del ventre.»

Abbandonate ogni slancio romantico, o voi che scrivete! Per London la scrittura è un mestiere; un'arte, sì, ma anche un mezzo per placare i bisogni primari, i secondari e, se si è abbastanza svegli, anche quelli collaterali. La conclusione è: se è scrivere quello che ti viene meglio, allora impegnati al massimo affinché la tua attività possa essere un piacere per gli altri e una fonte di guadagno per te.
Chiedetelo ai direttori delle riviste, agli editori, ai librai, al pubblico dei lettori, e la risposta sarà: "Soldi". E adesso l'idealista o il sognatore che si è lasciato trascinare fin qui farà meglio a tornare indietro. La questione si sta facendo brutale. Soldi? Sì, soldi! Perciò ficcate di nuova la testa fra le nuove e lasciateci in pace. È un peccato, lo sappiamo, che noialtri non ci accontentiamo di un tozzo di pane e una veste da mendicante; ma del resto, sapete, non siamo altro che argilla.
Affermazioni sprezzanti, che lasciano poco spazio a penne palpitanti d'emozione. Ma questo è il pensiero di Jack London, questa è la filosofia che si è costruito fondendo esperienze e riflessioni (London ha sempre avuto problemi economici e prima di diventare scrittore a tempo pieno si cimentò in ogni genere di lavoro: il pescatore di ostriche, il cacciatore di balene, il corrispondente di guerra, il pugile, il cacciatore d'oro).

Il concetto di "filosofia di vita" è uno degli spunti più interessanti di tutta la raccolta. London insiste sulla necessità di sapersi distinguere perché l'originalità è l'unico modo attraverso il quale uno scrittore può far valere la propria voce in un modo così pieno di persone che hanno qualcosa da dire. Avere un'impronta distinta, chiara e personale è importante. Non è fondamentale che le vostre idee siano affini al pensare sociale, «non c'è nulla di male nel fatto che la vostra filosofia di vita possa essere sbagliata, basta che ne abbiate una e ve la teniate stretta". Per raggiungere una filosofia che sia personale, piena e concreta, occorre affidarsi allo studio. Non ci si improvvisa scrittori. Bisogna prepararsi, confrontarsi, approfondire, toccare con mano il pulsare più profondo delle cose.

Ambiziosi, originali e preparati
. Così dovrebbero essere gli scrittori, secondo Jack London. E pure secondo me. Ah, a proposito dell'egocentrismo degli scrittori, il Dottor Jack si esprime così:
Trattandosi di narrativa, il lettore non vuole le tue dissertazioni sull'argomento, le tue osservazioni, il tuo sapere in quanto tale, le tue opinioni su tutto... Però metti tutte queste cose che ti appartengono NELLE STORIE, NEI RACCONTI, ELIMINANDO TE STESSO (tranne quando prendi parte all'azione in prima persona). E QUESTA SARÀ L'ATMOSFERA, E QUEST'ATMOSFERA SARAI TU, CAPISCI, TU, TU! [...] La creazione dell'atmosfera implica sempre l'eliminazione dell'artista, vale a dire, l'atmosfera è l'artista; e quando manca l'atmosfera e tuttavia l'artista è presente, vuol dire semplicemente che il meccanismo letterario cigola e che il lettore riesce a sentirlo.


Pronto-soccorso-per-scrittori-esordienti-Jack-London-minimum-fax
Jack London
Pronto soccorso per scrittori esordienti
Traduzione di Andreina Lombardi Bom
Minimum fax
2005
pp. 114
ISBN 988875210705

Commenti

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    1. Una benedizione da Faber non me la sarei mai aspettata.
      Sono stata fortunata!

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  2. Leggevo oggi una citazione di Mark Twain: "Scrivere è facile, basta cancellare le parole sbagliate"... aggiungo...seeeembra facile :) condivido il post soprattutto sull'abolizione del proprio ego, ma anche sul reset delle indoli eccessivamente sarcastiche che trovano sfogo dopo un film (tratto soprattutto recensioni cinematografiche e non riesco ad andare oltre i quattro richi se annuso un simile spirito). Penso comunque che il punto di partenza sia il rispetto per chi legge!

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    1. Sono d'accordo. Non è raro trovare libri nei quali lo scrittore è più presente dei protagonisti stessi (e questo accade anche in qualche recensione...)

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  4. A me solitamente non interessano libri di questo tipo, salvo magari trovarmeli per caso (e a tradimento) di fronte, camuffati da narrativa. Per esempio, Malzberg: "Le parti di romanzo scritte con la voce dell'autore sono sempre le più noioso e le meno toccanti; le opinioni filosofiche degli scrittori non servono a nessuno, men che meno agli scrittori."
    E quel metterci "opinioni filosofiche" è un errore che commettono tutti coloro che si avvicinano da profani al foglio bianco.
    (Cavoli, devo creare un database per tutte queste citazioni...)

    Poi, boh, l'originalità è sopravvalutata. Oggi, se sono i soldi che cerchi, ti conviene scrivere bene qualcosa di poco originale.

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    1. A questo giro non ci troviamo d'accordo.
      Forse ho sbagliato io a non chiarire i concetti. Questo non è un manuale, è una raccolta di articoli, che poi puoi trarci insegnamenti, questo è un altro discorso.
      Ancor più in disaccordo siamo sul concetto di originalità che per me è sacro. Non parliamo di originalità del "cosa", ma di "originalità" del come. Io e te possiamo raccontare la stessa storia d'amore con una voce completamente diversa.

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    2. Ma certo che non è un manuale, avevo capito benissimo. Neanche il Malzberg da me citato lo era. Nei manuali solitamente queste riflessioni non si trovano.

      Maria, ma su questo siamo d'accordo. La trama di fondo de "L'Eroe" di David Rubin è rimasta pressoché immutata dai tempi in cui si usava la Lineare B (e non per la narrativa), ma è sicuramente un'opera originale. A me piacciono le opere originali. Però, diceva sempre Malzberg, in un periodo storico in cui andavano ancora parecchio le riviste, ti pagano 5 cent a parola in ogni caso. Se l'obiettivo sono i soldi, la ricerca non paga (di più). In quel contesto e con quella premessa, che mi sembra aver capito essere quella di JL, poiché il mio non è un parere assoluto.

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  5. Gli scrittori che non leggono sono di quanto più odioso possa esistere, non solo sono egocentrici quando scrivono, come hai detto tu, ma lo sono anche quando parlano del loro hobby.
    La maggior parte di loro non lo fa per pigrizia, ma nascondono questo loro difetto con frasi del tipo "la letteratura oggi è solo commercio", e su questo posso dargli anche ragione; il problema è che non leggono neanche la letteratura di ieri.

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    1. Anche saper scegliere tra la letteratura di oggi è segno di un giusto senso critico che è, secondo me, un elemento importante per uno scrittore.

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  6. Hera
    ciao, cara. Con questo messaggio risulteò assai impopolare ma lo debbo scrivere:
    1 A me Jack London non è mai piaciuto come scrittore
    2 Sono d'accordo quando si dice che un esordiente, prima di mettere mano ad un romanzo, deve prima di tutto leggerne molti. Ma credo anche che spesso un esordiente possa dare emozioni trascinando il lettore proprio con la passione. Bisogna anche dire che certe volte anche scrittori più conosciuti hanno fatto cilecca...
    Aggiungo che spesso ho trovato gli esordienti molto più interessanti dei nomi ben più noti.
    3E' vero, ci vuole tecnica, una buona formazione di base ma talvolta tutto questo viene ignorato perché ci vuole anche fortuna . E negli ultimi tempi abbiamo avuto molti esempi.
    Ciao

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    1. Ciao Hera! Ne abbiamo parlato mi sembra e non siamo molto d'accordo. A prescindere che sia esordiente o affermato, lo scrittore deve leggere, e leggere molto. L'emozione indisciplinata, anche se vera, secondo me non arriva da nessuna parte. È come quando, in prenda all'ansia, inizi a raccontare un episodio che ti è successo e che ti ha toccato: ci metti foga, e ci metti phatos, e inizi a gesticolare, a dimenarti, perché TU sei preso dall'emozione... ma il tuo interlocutore? Cosa gli hai trasmesso? Confusione. E sarà costretto a chiederti "Calmati, respira, e fammi capire quello che è successo":

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  7. Al momento della stessa collana ho solo Perché scrivere di Zadie Smith, però pure quello di London mi ispirava... il problema è che io e London non è che si vada d'accordissimo, di suo sono riuscita a leggere solo Ricordi di un bevitore. Ho un problema coi classici americani, la lettura mi stride pure se ne ammetto l'oggettiva bellezza. Diamine.
    Concordo con te e Jack, comunque. E lo scrittore che non legge si riconosce subito, intanto perché sarà self-pubblicato o pubblicato da una casa editrice minuscola/meh, ove le sue intrusioni nel testo saranno viste come sperimentali, e poi anche perché tende a parlare esclusivamente dei propri libri e tralasciando quelli degli altri. Gli scrittori "veri" che ho incontrato in real life invece parlano solo degli altri scrittori, e con che entusiasmo.

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    1. Questa è una cosa che ho notato anch'io e mi piace da morire. Scrittori che consigliano altri scrittori: ma quanto è bella l'umiltà?

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