A sangue freddo: il Truman Capote di Philip Seymour Hoffman


 
Sei anni. Ci sono voluti sei anni affinché Truman Capote terminasse il suo libro. Una stesura lenta e sofferta: «nella mia vita nulla sarà più come prima». A sangue freddo (1966) è considerato il capostipite del romanzo-verità, un ibrido tra letteratura e giornalismo. Niente del genere era stato scritto prima di allora, niente che fosse riuscito a far combaciare in modo così preciso lo stampo della cronaca e l'impronta del romanzo. Il periodo travagliato che Capote dedicò al libro è stato trasposto nel film Truman Capote – A sangue freddo, un lungometraggio del 2005 diretto da Bennett Miller e interpretato da Philip Seymour Hoffman.

Non è un caso che parli di lui, di Hoffman, proprio oggi. Ma questa non vuol essere una commemorazione; è una celebrazione, un omaggio a un attore che ho seguito, nella sua carriera, con interesse sempre crescente.

I film che contano la sua presenza sono diversi. Non c'è persona al mondo che non riconosca i suoi lineamenti, che non scorga familiarità nei suoi occhi grigi, nel volto avvampato e in quei capelli che sono stati in grado di concepire la tonalità più bianca del biondo. Considerato uno dei maggiori esponenti del cinema indipendente, Hoffman ha lasciato in ogni cinefilo un vuoto diffuso e condiviso. Io lo ricordo in due film del 1999, Magnolia e Il talento di Mr. Ripley, in Red Dragon e ne La 25ª ora, entrambi prodotti nel 2002. Irriverente in ...e alla fine arriva Polly, un film del 2004. Ancora, in Mission Impossibile III (2006). Indimenticabile in Onora il padre e la madre (2007) e ne Il dubbio (2008), interpretato in coppia con una formidabile Meryl Streep. Ma è Truman Capote che regala a Hoffman l'Oscar, ed è di questo che dobbiamo parlare, di come l'attore sia riuscito a trasferire sullo schermo un personaggio così complesso.

Ci sono stata attenta: ho prestato attenzione al movimento delle palpebre, alla cadenza del respiro, ai movimenti quasi impercettibili delle labbra. Hoffman è stato perfetto: ha affrontato il ruolo con una precisione chirurgica, la stessa accortezza che Capote metteva nella sua scrittura; la cura estrema con la quale lo scrittore sceglieva le parole è la scrupolosità con la quale l'attore decideva il momento giusto per ravviare i capelli o inforcare gli occhiali.

La vicenda che catturò l'attenzione di Truman Capote fu un fatto di cronaca accaduto a Holcomb, una tranquilla cittadina del Kansas: un'intera famiglia sterminata in una sola notte. I Clutter – padre, madre e due figli, Kenyon e Nancy – fermati da quattro colpi di fucile in pieno volto. La polizia si mobilita per dare un nome a chi ha compiuto il gesto ma non c'è movente che possa aiutare a rintracciare i colpevoli. L'aggravante, oltre alla tragicità dell'accaduto, è proprio questa: i Clutter erano una famiglia rispettata e benvoluta da tutti, una roccia di velluto in mezzo al deserto.
L'impressione non sarebbe stata neppure la metà se fosse accaduto a chiunque altro che non fossero i Clutter. Chiunque altro meno ammirato. Prospero. Sicuro. Ma quella famiglia rappresentava tutto ciò che la gente di qui apprezza e rispetta veramente, e che una cosa simile possa essere accaduta a loro... bè, è come sentirsi dire che Dio non esiste. Fa apparire inutile la vita. [...] Se una cosa del genere ha potuto accadere a loro, chi è al sicuro allora, domando io.
Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock, due ragazzi appena usciti dal carcere, pensavano che il colpo organizzato per derubare casa Clutter li avrebbe arricchiti ma, una volta sul posto, non avevano trovato il denaro. Come reagisce la mente umana di fronte agli imprevisti? Capote non si lascia sfuggire alcun dettaglio: segue le indagini della polizia e una volta che i due giovani vengono riconosciuti e arrestati si reca in carcere ogni volta che può per riuscire a scandagliare l'anima dei protagonisti del suo romanzo. La storia sembra non avere mai fine: tra appelli e rinvii, il destino dei colpevoli è incerto e lo scrittore non può terminare l'ultimo capitolo senza la sentenza definitiva. La frequentazione tra Capote e Perry diventa sempre più assidua. I due si avvicinano, accomunati dal peso di un'infanzia disastrata. C'è una scena del film in cui Catherine Keener, che interpreta la scrittrice Harper Lee, domanda a Capote-Hoffman se pensa di essersi innamorato di Perry. Truman ammette di non essere sicuro della risposta e continua: «È come se fossimo cresciuti nella stessa casa. E un giorno lui è uscito dalla porta sul retro e io da quella davanti».

A sangue freddo è il modo in cui gli omicidi sono stati compiuti ma è anche l'approccio con il quale la storia è stata raccontata: non c'è emozione nella scrittura di Capote, nessuno slancio, nessun giudizio etico o morale che possa chiarire la sua posizione, tant'è che lo scrittore verrà accusato di cinico voyeurismo per il distacco utilizzato nel narrare un avvenimento così drammatico. Una freddezza che è solo la superficie piana di un'angoscia più profonda.
Nessuno saprà quanto A sangue freddo mi sia costato. Mi ha scarnificato fino al midollo delle ossa. Prima ero una persona stabile... dopo mi è accaduto qualcosa.



***
A sangue freddo, Truman Capote. Traduzione di Alberto Rollo. Garzanti, 2020.


Commenti

  1. Magnifico post per un magnifico attore (e per un grande scrittore). Adoro la tua descrizione di PSH, quell'espressione "quei capelli che sono stati in grado di concepire la tonalità più bianca del biondo" è perfetta.
    Potrò sembrare patetica, ma mi manca tantissimo e vederlo post-mortem sullo schermo mi fa molto male (ieri sera per sesempio davano in tv E alla fine arriva Polly, e quando entrava in scena mi venivano i brividi). Ha lasciato una voragine nel cuore di molti spettatori.
    Nel film A sangue freddo è stato davvero perfetto, la mimesi totale di voce, gestualità, atteggiamenti, l'apoteosi del premio Oscar.
    Il libro di Capote non l'ho letto, temo proprio quello stile freddo e distaccato di cui parli e preferisco che mi rimanga in mente il Capote incantevole di Colazione da Tiffany :)

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    1. Avevo "l'indizio", non potevo sbagliare! ;)
      E non sembri patetica, altrimenti lo saremmo tutti. Una scomparsa così nessuno se l'aspettava. Alcuni attori danno l'impressione di non poter morire mai.

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  2. ottima celebrazione!
    il film l'ho visto all'indomani della morte di ps hoffman, era uno dei suoi pochi che ancora mi mancavano.
    lui strepitoso. al di là della sua interpretazione l'ho trovato però un po' freddino, ma credo che ciò rispetti lo stile del libro di capote (che non ho letto), quindi ci può stare :)

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    1. È il personaggio, ci sta! Però voglio recuperare qualche vecchio filmato di Capote, così, tanto per aver un confronto "diretto.

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  3. L'ho apprezzato molto in quel film così come in The master, che sono stati gli ultimi che ho visto.
    Non mi azzardo a commentare le sue interpretazioni perché non sono così appassionata di cinema, però lui era da Oscar.

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    1. Neanch'io, figurati! Mi approprio il diritto di parlare di cinema (e di libri) per puro titolo da estimatrice! ;)

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  4. Nel tuo breve elenco dei suoi film te ne mancano almeno due che confermano il valore sempre più crescente di questo attore che non puoi fare a meno di vederli e sono:
    "La famiglia Savage" e uno degli ultimi, "Una fragile armonia" Il primo ce l'hai già disponibile, il secondo te lo porto io.
    Bacio e anche abbraccio.

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  5. Che belle queste parole. finalmente un omaggio regalato ad un attore stratosferico che non costringe ad abbandonare la lettura dopo il primo paragrafo. Ci vuole attenzione, hai detto bene, per parlare di qualcuno o di qualcosa senza riciclare i soliti e scarni pensieri sparsi in giro.

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