Lezioni americane di Italo Calvino #1: leggerezza


Dedicherò la prima conferenza all’opposizione leggerezza-peso,
e sosterrò le ragioni della leggerezza.


Con questa premessa, Italo Calvino avrebbe aperto la prima delle sei lezioni americane, ponendo al centro dell’orazione un argomento che considero tra i più belli della letteratura: la leggerezza. Analizzando quarant’anni di vita passata a scrivere, Calvino si rese conto che gran parte del suo lavoro era basato sulla sottrazione di peso; l’obiettivo che si poneva ogni volta era quello di alleggerire i racconti nella struttura e nel linguaggio. 
Attraverso alcuni riferimenti letterari, l’autore prova a spiegarci perché la leggerezza dovrebbe essere considerata, sia dall’uomo moderno che dallo scrittore, un valore da acquisire.

Dal momento in cui abbiamo sentito il bisogno di raccontare, non abbiamo potuto fare a meno di utilizzare il potere evocativo della leggerezza. 
Nelle fiabe antiche, il volo è sempre stato un modo per elevare l’eroe al di sopra degli altri personaggi. A prescindere che sia «a dorso di un cavallo o d’uccello, su una nave volante, su un tappeto volante, sulle spalle di un gigante o d’uno spirito, nella carrozza del diavolo, ecc...», il protagonista cambia dimensione balzando da uno stato all’altro. Allo stesso modo, la donna, legata alla terra e alle sue costrizioni, si trasfigura, nella leggenda, diventando strega e volando su manici di scopa. 

Nella mitologia greca troviamo un grande esempio di leggerezza e Calvino ce lo presenta in mondo magistrale; parte da se stesso, dall’imperativo categorico imposto ad ogni scrittore del Novecento: il dovere di rappresentare la realtà. L’autore confessa di essersi inizialmente posto come semplice osservatore del mondo, cercando di assorbire la verità per poi rivoltarla nei suoi racconti. Ma fin da subito ha incontrato delle difficoltà:
Presto mi sono accorto che tra i fatti della vita che avrebbero dovuto essere la mia materia prima e l’agilità scattante e tagliente che volevo animasse la mia scrittura c’era un divario che mi costava sempre più sforzo di superare. Forse stavo scoprendo solo allora la pesantezza, l’inerzia, l’opacità del mondo: qualità che s’attaccano subito alla scrittura, se non si trova il modo di sfuggirle.
E aggiunge:
In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita. Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa.
Chi è che nel mito sconfigge Medusa? Perseo. Per poter raggiungere Medusa, Perseo si procura tre cose: una sacca magica per riporvi la testa recisa, l’elmo di Ade per l’invisibilità e dei sandali alati. Ecco che l’eroe si affida alla leggerezza per sconfiggere il peso dello sguardo di Medusa. 
Il mito continua, e dal sangue della Gorgone nasce Pegaso, il cavallo alato. Questo è ancora un altro passo: «dalla durezza della pietra nasce il suo contrario». Addirittura, in alcune versioni, Perseo cavalca Pegaso; la leggerezza riesce non solo a sovvertire la gravità, ma anche a dominarla. Lo stesso significato ritorna quando Perseo utilizza la testa di Medusa per pietrificare i suoi avversari: diventato padrone della pesantezza, è in grado di gestirla; è un’arma che egli usa solo in casi estremi e solo contro chi merita il castigo di diventare statua se stesso.

Prima di leggere questo saggio non avevo collegato tutti gli stati di leggerezza che compaiono nei libri, eppure erano di fronte ai miei occhi da sempre. Un passaggio che ho riscoperto grazie a Calvino è in Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Quando Mercuzio entra in scena, Romeo si rivolge a lui dicendo:

Under love’s heavy burden do I sink.
(Io sprofondo sotto un peso d’amore.)

Mercuzio gli risponde:
You are a lover; 
borrow Cupid’s wings and soar whit them above a common bound.
(Tu sei innamorato; fatti prestare le ali da Cupido e levati più alto d’un salto.)

Occhio ai verbi, occhio all’impatto della parola sulla parola:
un peso d’amore le ali di Cupido 
io sprofondo levati più alto d’un salto
Quanta bellezza c’è? Da Leopardi e le sue odi alla luna, passando per Dante, Cavalcanti, Lucrezio e Ovidio, si riscoprono tanti altri casi nei quali il “parlar leggero” è principio e fine dell’arte stessa.

Secondo Calvino, un romanziere contemporaneo non può applicare il concetto di leggerezza alla realtà se non facendone l’oggetto irraggiungibile di una rincorsa senza fine, e richiama, a questo proposito, il romanzo di Milan Kundera: L’insostenibile leggerezza dell’essere. È un libro che ho avuto modo di apprezzare tempo fa e speravo davvero che ne parlasse. Kundera mette in contrapposizione il carattere precario della vita e il bisogno dell’uomo di dare un significato a ogni cosa. 
Se l’esistenza è sfuggente per definizione, come può essere concretizzata attraverso il ragionamento? È questo il paradosso. La vita è imprevedibile e irripetibile; ogni volta è anche l’unica e l’ultima. La leggerezza diventa allora insostenibile perché la pesantezza del pensiero umano non riesce a concepirla nella sua evanescenza.
L’insostenibile Leggerezza dell’Essere è in realtà un’amara constatazione dell’Ineluttabile Pesantezza del Vivere.
Come possiamo, dopo queste dimostrazioni, ignorare quanto sia importante la leggerezza? È una qualità che lo scrittore, nel suo mestiere, e l’uomo, nel suo vivere, dovrebbero perseguire. Non è annullando la gravità che si raggiunge la giusta dimensione, bensì provando a impostare un equilibro tra le due forze; al pari di Perseo, dovremmo essere in grado controllare la pesantezza e utilizzarla secondo le nostre esigenze, affinché la leggerezza non ci elevi al di sopra del sopportabile.

Mi sono dilungata, anche più del previsto. Spero di correggermi in futuro traendo spunto dalla prossima lezione: la rapidità.


Lezioni americane, Italo Calvino. Mondadori, 2010.

Commenti

  1. wow, questo post lo salvo tra i preferiti e come promemoria/stimolo alla lettura delle Lezioni americane.
    Il verso di Shakespeare con il contrasto tra levità e pesantezza è sublime.
    Aggiungo che per quel che riguarda il controllo della pesantenzza, tu, in quello che scrivi, lo sai fare molto bene, ed è una dote rara!

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    1. Tu mi lascia senza parole, ogni volta. Grazie.
      E sì, quel passaggio di Shakespeare è meraviglioso, tant'è che mi è venuta voglia di rileggere Romeo e Giulietta. Forse proprio perché è un'opera così diffusa, sia ha l'impressione di conoscerla prima ancora di leggerlo e, quando la si approccia, non si riesce ad apprezzare fino in fondo.

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  2. Molto interessante, seguirò volentieri anche le prossime lezioni. Sei brava a sintetizzare il pensiero di Calvino, puntando l’obiettivo sul nocciolo della questione. Mi è piaciuta la parte di Perseo e Medusa, ho sempre avuto un debole per l’interpretazione del Mito. Per quanto riguarda quello che hai scritto più sotto, in effetti è molto difficile trovare un giusto equilibrio tra pesantezza e leggerezza, forse - ahimé - ancora di più nella vita che non nella scrittura…

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    1. In ogni lezione c'è un parallelo tra vita e scrittura e mai come in questo caso la leggerezza è una qualità da perseguire.

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  3. Grande come sempre Maria! Grazie:-)

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  4. Ciao Maria, molto, davvero molto interessante, bello.
    Brava come sempre!!

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  5. Innanzitutto complimenti per l'originalità e il brio che emerge sempre dai tuoi articoli, ma che a volte si impone con un'evidenza particolare, come in questo caso: il congedo è davvero brillante!
    Mi ha colpito il riferimento al mito di Perseo e Medusa, solo una grande mente come Calvino poteva concepirlo così... platonicamente! Dovrò approfondire queste lezioni, anche perché io amo il linguaggio sostenuto e lo stile complesso, ma, allo stesso tempo, soprattutto nelle poesie, ricerco immediatezza e semplicità... dovrò cercare di capire, sulla base della lezione di Calvino, dove si collochi l'equilibrio fra pesantezza e leggerezza! :)
    Aspetto la prossima lezione!

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    1. Grazie mille Cristina. Non avevo mai pensato che il mito di Perseo e Medusa si potesse collegare alla leggerezza ma, dopo aver letto le parole di Calvino, non riesco più a concepirlo diversamente!

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  6. Apprezzo molto questa tua meticolosa organizzazione nell'affrontare una lezione per volta, così per andare al cuore della questione e per assaporare tutte le sfumature di uno scritto che non perde la vivacità con il passare del tempo.

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  7. Molto interessante. A me è venuto in mente l'esempio di un altro autore italiano, Palazzeschi, e del suo "Il codice di Perelà". Dove Perelà era un essere la cui unica qualità era la leggerezza (era fatto di solo fumo), gli vengono assegnati poteri illimitati e... no, non dico come va a finire. Uno dei capisaldi del fantastico italiano, molto divertente. Anche lo stile di Palazzeschi è leggero: non ci sono quasi parti narrate. Con "non ci sono quasi" intendo dire che c'è solo un paragrafetto alla fine, mentre tutto il resto della storia è narrato sotto forma di dialogo.

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  8. Il volo mi ha fatto pensare subito a "Icaro involato" di Raymond Queneau, uno dei tanti libri che mi attende... Tra l'altro Queneau e Calvino erano amici e c'è chi li considera equivalenti, ciascuno nella propria letteratura.
    La leggerezza è molto importante in letteratura. Si sbaglia a contrapporre i romanzi leggeri a quelli impegnati, spesso i più pesanti sono proprio quelli che non hanno nulla da dire.

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    1. C'è leggerezza e leggerezza; quella di cui parliamo nel post è sospensione di spirito, diverso è il caso del romanzetto di periodo.
      Sarebbe bello se tutti riuscissero a capire la differenza.

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  9. wow, che bel post! Mi piace molto l'idea di dividere le lezioni e dedicare loro una riflessione. Brava, Le Lezioni sono state sempre un mio pallino, mi sa che in questo 2014 le recupero... :-)

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  10. Complimenti, il tuo post è interessantissimo e... leggero! Cercherò di fare tesoro delle riflessioni che ci hai proposto la prossima volta che scriverò per il mio blog. Tornerò a trovarti presto...

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    1. Grazie mille per essere passata.
      Alla prossima lezione allora!

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  11. Tu sei un mito Maria, ti adoro.
    Bravissima!

    Valentina
    www.peekabook.it

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    1. Oh Vale, grazie!
      Sono contenta che le lezioni vi stiano appassionando.
      Bacio.

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  12. Dopodomani ho l'esame orale di maturità, e porto proprio la leggerezza di Calvino in letteratura.. Che dire, il tuo post mi è stato di grandissimo aiuto! Non riuscivo bene a capire cosa fosse la leggerezza perchè le antologie sono scritte davvero con pesantezza :P Grazie mille!

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    1. Be', felice di esserti stata utile. In bocca al lupo per l'esame e torna qui a dirmi com'è andata, mi raccomando! ;)

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  13. Ti leggo da poco e avevo avuto modo di apprezzare solo i post degli ultimi mesi (sempre interessanti), mi sono imbattuta in questo tuo vecchio post casualmente perché cercavo appunto qualcosa sulla leggerezza di Calvino (argomento tirato in ballo in modo estemporaneo da un amico e di cui io non sapevo nulla) e niente, trovo che tu abbia un' incredibile dote di sintesi e rielaborazione. I tuoi post trasudano bravura e intelligenza :) Marta

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    1. Tutta apparenza! ;)
      Ti ringrazio. Questo è un libro a cui tengo molto e a cui devo tanto, volevo che anche la spiegazione fosse all'altezza.

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