La paga del sabato di Beppe Fenoglio

Ti dico subito quel che ne penso: mi sembra che tu abbia delle qualità fortissime; certo anche molti difetti, sei spesso trascurato nel linguaggio, tante piccole cose andrebbero corrette, molte cose urtano il gusto – specie nelle scene amorose – e non tutti i capitoli sono egualmente riusciti. Però sai centrare situazioni psicologiche particolarissime con una sicurezza che mi sembra davvero rara.
Con queste parole Italo Calvino si espresse su La paga del sabato, il racconto che Beppe Fenoglio sottopose al giudizio della casa editrice Einaudi nel 1950. Riconoscendo un potenziale nella trama e nelle intenzioni, Calvino sollecitò Fenoglio ad apportare delle modifiche per migliorare la qualità del testo. A seguito di queste raccomandazioni, Fenoglio revisionò il brano più volte ma non ne fu mai pienamente soddisfatto. La pubblicazione de La paga, infatti, avverrà postuma, nel 1969.

Scritto alla fine degli anni quaranta, La paga del sabato è la storia di Ettore, un ex partigiano di appena ventidue anni che fatica a rientrare nella concezione di quotidianità. Il ragazzo rifiuta qualsiasi obbligo che possa assumere le sembianze di un'imposizione sociale e, assecondando questo pensiero, anche lavorare diventa troppo gravoso: sottostare a un padrone è un concetto dal quale rifugge senza alcuna possibilità d'appello. Questo è il motivo per il quale, quando il padre lo mette alle strette procurandogli un lavoro come impiegato in una fabbrica di cioccolato, lui decide di non presentarsi.
No, no, non mi tireranno giù nel pozzo con loro. Io non sarò mai dei vostri, qualunque altra cosa debba fare, ma mai dei vostri. Siamo troppo diversi, le donne che amano me non possono amare voi e viceversa. […] Voi fate con naturalezza dei sacrifici che per me sono enormi, insopportabili, e io so fare a sangue freddo delle cose che a solo pensare a voi farebbero raddrizzare i capelli in testa. Impossibile che io sia dei vostri.
Qualunque altra cosa debba fare. Con questo pensiero, Ettore deciderà di guadagnarsi il pane unendosi alla banda di Bianco, un tempo eroe di guerra, ora invischiato in affari di tutt'altra dignità. Il racconto di Fenoglio ha nei suoi limiti le maggiori caratterizzazioni: lo stile è aspro, grezzo, e si riversa nei personaggi, in Ettore soprattutto, con grande impatto. 

Cos'è che non convinse Calvino fino in fondo? È l'impressione, che giunge al lettore, di un lavoro ancora in fase embrionale; gli stessi protagonisti appaiono, a tratti, bozze di se stessi. Sembra quasi che l'autore, preso da passionale immaturità, abbia voluto rigettare nella storia tutto quello che aveva da dire senza dar peso ai dettagli; Fenoglio ci parla delle ripercussioni della guerra sugli uomini, sulle donne, sul tempo e sul territorio con una foga che non lascia spazio a raffinatezze di stile o dovizia di particolari narrativi. Ma, secondo me, bisogna anche tener conto che questo brano, con tutti i difetti del caso, è il primo anello di quella catena che porterà lo scrittore a realizzare romanzi come Una questione privata e Il partigiano Johnny, libri che sono diventati colonne portanti della letteratura legata alla Resistenza.
Va preso per quel che è: un punto di congiunzione, necessario, tra esercizio e scrittura.
Tu hai l'orgoglio di riuscire a dire tutto e non la modestia di chi si limita a dare occhiate spaurite nelle misteriose vite altrui.


la-paga-del-sabato-fenoglio-libro-einaudiBeppe Fenoglio
La paga del sabato
Einaudi
2006
pp. 160
ISBN 9788806181475




Ho letto questo libro perché è stato scelto come esponente del Piemonte per la prima tappa del Giro d'Italia Letterario, un viaggio nella Letteratura italiana, regione per regione, ideato da Se una notte d'inverno un lettoreVi rimando al suo blog per tutte le informazioni sul caso. 
Lei con i dettagli è più brava di me.

Commenti

  1. Bello Maria,
    fai sempre venire voglia di leggere tutto ciò di cui parli! :)

    Valentina
    www.peekabook.it

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  2. Troppo gentile! Così mi illudo di essere «solenne investigatore delle cose futili» come Pessoa :)
    Concordo sull'impressione di un non-finito, per questo ho proprio voglia di leggere i due racconti de "I ventitre giorni della città di Alba"... Ho un triliardo di libri da leggere, ma prima o poi lo recupererò! :)

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  3. Ho letto la drammatica storia di Una questione privata, ma non sono riuscita a proseguire con i 23 giorni della città di Alba. Non ho un buon rapporto con i libri sulla Resistenza e sull'Olocausto, non riesco a leggerli per l'ansia che mi procurano.

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    1. Anch'io ho il tuo stesso approccio all'argomento.
      Probabilmente non l'avrei mai letto di mia iniziativa.

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  4. Fenoglio lo associo sempre a quella letteratura da ultimo anno del liceo imposta didatticamente e non ho mai pensato di approfondirlo al di fuori della possibilità che uscisse agli esami di stato!
    Il tuo modo di parlarne è riuscito a farmelo apparire un po' più affascinante (solo un po' però ahahaha ;))

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    1. Non è un autore che rientra nel "nostro" genere quindi un po' più affascinante è già abbastanza! ;)

      p.s.: quanto vorrei che tu leggessi "La bellezza delle cose fragili"!
      Sarei davvero curiosa di sapere cosa ne pensi.
      Secondo me ti piacerebbe (e col condizionale mi salvo in calcio d'angolo).

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    2. non lo conosco, ma ha un titolo bellissimo...Farò indagini on line per saperne di più ;)

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  5. Vado subito a dare un'occhiata al giro letterario nel Bel Paese! :)

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