Ballando a notte fonda di Andre Dubus

Che fosse mancanza quel che alla fine avrei provato io non me lo sarei mai aspettato. Pensavo di averne avuto abbastanza, pensavo che mi sarei sentita sollevata. E invece no, invece mi manca. Mi manca quel dolore. Lo percepivo, denso e pesante; da pagina a pagina era il tempo di emergere, prendere fiato e tornare giù, in quel rifugio del corpo dove si annida la sofferenza. Che fosse questo o quel racconto non aveva importanza. Era un'unica sensazione, replicata in ogni racconto. Ho iniziato a dilatare i tempi di lettura; preferivo fare un passo indietro piuttosto che procedere e lasciar che l'impazienza si portasse via tutto.

È un percorso, quello a cui ci sottopone Andre Dubus, che parte dall'ombra e arriva alla luce: i racconti contenuti nel libro sono quattordici gradini che il lettore deve risalire per poter raggiungere la cima con la dovuta predisposizione; assorbire gli spasmi di ogni personaggio è un atto necessario affinché la speranza possa sopraggiungere, infine, a rischiarare il giorno con maggiore intensità. La vita dello scrittore si fonde in questa raccolta più che in ogni altra sua produzione: è la prima che ha scritto dopo l'incidente che lo aveva costretto su una sedia a rotelle. Il riferimento alla paralisi è evidente nei personaggi de La moglie del colonnello (uno dei miei brani preferiti) e nel racconto che titola l'intera opera, Ballando a notte fonda. Ma osservando attentamente ogni storia credo si possa riscontrare la presenza, in diverse gradazioni, dello stesso elemento: un sentimento d'impotenza. Il corpo è una zavorra, limitata e limitante, al quale la mente deve sottostare: è la carne che tradisce, che sbaglia, che ha paura, che non è all'altezza. Prendo ad esempio Di notte, un fulmine di appena due pagine, prendo come riferimento la donna che si sveglia e si accorge che il marito che le è accanto è morto. Mentre dormiva, mentre anche lei dormiva. Non è il dolore per la morte del compagno, quanto la disperazione che la fine non fosse avvenuta come lei l'aveva immaginata; perché lei dormiva, perché lei non era lì con lui in quel momento, perché lei non era pronta. Perché il corpo aveva fallito.

È evidente quanto Dubus sia ispirato dai grandi nomi che hanno caratterizzato la narrativa america. Uno su tutti: Richard Yates. Revolutionary Road è l'emblema di quanto il sogno venga trucidato alla luce di una realtà che schiaccia ogni possibile appello alla salvezza; la felicità è l'illusione di un attimo, è pensare di poter essere diversi da tutti gli altri, e soccombere, ancora di più, per aver ceduto a quella parvenza di unicità. Ma, a differenza dei suoi predecessori, Dubus fa un passo avanti; come sottolinea Nicola Manuppelli nella sua postfazione:
Se l'America di Yates guardava a ciò che si era perduto, quella dell'ultimo Dubus guarda a ciò che si può ancora conquistare. Rifiuta il cinismo con cui spesso ci vantiamo di essere maturi. Rifiuta il disprezzo di sé. Rifiuta la depressione. L'amore nella narrativa di Dubus è un elemento naturale come l'aria e l'acqua. Senza questo amore, ci perdiamo. A volte è un "amare senza il limite della carne".
E così, partendo da L'intruso, Dubus ci mostra i suoi protagonisti alle prese con piccole e grandi tragedie, che dilata ed espande affinché ognuno di noi possa riconoscere e raccogliere anche il più sfuggente pensiero. È in questo primo racconto che lo scrittore raggiunge la disperazione massima; simile, per alcuni versi, alla storia raccontata da Brautigan in American Dust, L'intruso pone l'errore umano al centro del brano e affida a un ragazzino il duro compito di dover sviluppare il tema. Non c'è redenzione, non c'è salvezza. Il dramma è lì: compiuto e immutabile. Le ultime battute ci suggeriscono che il peggio ancora deve accadere, che appena lo stordimento dei primi tempi sarà passato una pena ancor più acuta si presenterà a chiedere il conto. Ma compare, schivo e impacciato, un persistente desiderio di riscatto. Di racconto in racconto, i personaggi rigettano l'angoscia e abbracciano la speranza. La abbracciano con l'anima e la abbracciano col corpo; con quel corpo che era un nemico da combattere, un fardello da cui liberarsi. Con quel corpo dal quale tutto è cominciato, tutto è passato. Dal quale tutto tornerà a nascere:
Un pomeriggio l'autobus coi bambini era in ritardo. Le immagini nella mia testa erano come una tempesta. Ero ferma sulla strada e non riuscivo a sbarazzarmi di tutte quelle terribili immagini. Così ho iniziato a ringraziare Dio per quella paura, perché voleva dire che li amavo infinitamente. Il sole splendeva sulla neve e sui pini, e io rimanevo lì, pensando a come sarebbe stato non avere paura, non riuscire ad amare nessuno tanto da non potere immaginare di vivere senza di lui.


ballando-a-notte-fonda-Dubus-MattioliAndre Dubus
Ballando a notte fonda
Traduzione di Nicola Manuppelli
Mattioli 1885
2013, pp. 234
ISBN 9788862613453

Commenti

  1. Ma quanto scrivi bene?!? :O

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    1. Grazie. Spero solo che l'entusiasmo non prenda il sopravvento sulle recensioni. Non vorrei mai che le mie parole sviassero sul contenuto del libro. Ecco perché cerco di tenermi a bada e provare, tra uno slancio e l'altro, ad inserire qualche informazione più tecnica: per fare in modo che tutti voi possiate, bene o male, capire se una storia può essere o meno affine ai vostri gusti.

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  2. Ciao Maria, le tue recensioni sono scritte così bene perchè sai rendere perfettamente le sensazioni che i libri ti trasmettono,ad esempio in questo caso "il percorso che parte dall'ombra e arriva alla luce" , le notizie che riporti dell'autore utili per capire il contesto in cui nascono i racconti... insomma ...complimenti!
    Da quando seguo il tuo blog la mia wishlist si è allungata a dismisura!!
    Ciao!! Tanti Auguri!!

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    1. Grazie Sabrina! È bello sapere che le vostre liste si infoltiscono grazie ai miei suggerimenti. Speriamo di dare i consigli giusti però!
      Tantissimi auguri anche a te.
      A presto!

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  3. Hera
    BUON NATALE, Maria
    che sia felice e sereno

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    1. Grazie mille Hera, auguri di sereno Natale anche a te.
      Un abbraccio.

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  4. Non conoscevo questo libro... ora grazie a questa bella recensione vorrei quasi leggerlo all'istante...
    Buona Natale Maria! :-)

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    1. Tienilo a mente, potrebbe rivelarsi un ottimo acquisto.
      Buon Natale anche a te! A presto.

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