Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac

Immaginate, solo per un attimo, di essere in grado di distinguere in voi stessi ciò che è importante da ciò che non lo è. Pensate di poterlo vedere, di poterlo toccare. Provate a cogliere l'essenziale e a lasciare il superfluo. Guardate la vostra infanzia, osservate la vostra vita e portate via tutto quello che vi ha reso quello che siete ora: prendete le gioie, le risate, prendete i litigi, prendete le lacrime. Pensate adesso alla bellezza e dilatatene il concetto fino all'estremo. Raccogliete il mare, abbracciate le montagne, allungatevi al sole; stringete la pioggia tra le mani, tirate giù le stelle, trattenete le nuvole. Ora unite queste due componenti, fondete essenza e essenza. Immaginate di comprimere l'immensità a cui siete giunti incanalandola in un oggetto. Cosa rappresenta quella cosa per voi? Se fosse un dipinto, per esempio.

Siamo nel 1612 quando un giovane e inesperto Nicolas Poussin decide di recarsi da Frans Porbous per carpirne segreti e mestiere. Presso lo studio dell'artista, Poussin conosce Frenhofer, critico d'arte e unico allievo del grande Mabuse. Nomi altisonanti e concetti importanti quelli tra cui si destreggia Nicolas, stordito e abbacinato dalle sfumature di talento che trasudano letteralmente dalle pareti. Ancor più stupito resta però quando vede il critico accanirsi ferocemente contro i lavori di Porbus. È a quel punto che Frenhofer confida ai presenti che lui, a differenza degli altri, è riuscito a catturare la natura; fa riferimento alla sua donna, al quadro al quale lavora da anni e che nessuno ha mai visto. Il capolavoro sconosciuto.
La missione dell'arte non è copiare la natura, ma esprimerla! Tu non sei un vile copista, ma un poeta!
C'è un confine molto labile tra passione e ossessione ed è lì, proprio in quel punto, che secondo il mio occhio miope e innamorato si colloca l'arte. Ogni capolavoro è il frutto di una lotta estenuante con se stessi atta a colmare il bisogno implacabile di esprimersi; di esprimersi al meglio, per non essere fraintesi, e di non esprimersi totalmente, per non mostrarsi vulnerabili. In bilico tra genialità e pazzia, l'artista concentra la propria arte sulla tela. Come un musicista, come uno scrittore. C'è un confine molto labile tra passione e ossessione ed è lì, proprio in quel punto, che si può perdere il contatto con la realtà. Come Frenhofer, teso a raggiungere la perfezione, pronto a sacrificare qualsiasi cosa.
Ha un'anima, l'anima che io le ho donato. Quando fai un quadro per la corte non ci metti tutta l'anima, vendi ai cortigiani soltanto dei manichini colorati. La mia pittura è sentimento, passione! La poesia e le donne si abbandonano nude solamente ai loro amanti. Non è una tela, è una donna con cui ho riso e pianto, discorso e pensato. Sono amante ancor prima che pittore.
Picasso, nel 1959, a proposito del libro disse: “Questo è il meraviglioso di Frenhofer: che alla fine non si riesce a vedere altro che se stessi. Egli, a causa della sua perenne ricerca della realtà, cade nella più buia oscurità. Ci sono tante realtà diverse che, a volerle abbracciare tutte, si piomba nel buio”. È tragico, è folle. Secondo me è un capolavoro.


capolavoro-sconosciuto-Balzac-libro-cover-passigliHonoré de Balzac
Il capolavoro sconosciuto
Passigli Editori
2001 (VI edizione) pp. 72
ISBN 9788836806966

Commenti

  1. Complimenti per la recensione,mi hai incuriosito con questo romanzo,adoro Balzac,il suo stile narrativo,la sua Parigi,la sua mondanità e l'arte in tutte le sue varianti che ripercorre nei suoi libri...Complimenti anche per il blog!

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    1. Hai ragione. Balzac racchiude in sé così tanti elementi che riesce ad essere quasi "monumentale" nei suoi lavori.
      Grazie per essere passata. Buona giornata!

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  2. E' Balzac. Io non riesco a dire molto altro, quando leggo qualcosa di suo, e ho collezionato diversi volumi della sua impareggiabile Comédie Humaine. Questo mi era sfuggito. Come riesce questo autore a catturare gli assoluti sentiti dalle anime, ci sono riusciti in pochi, nel corso dei secoli e dei paesi.

    Vuoi perderti in un altro Balzac? La ricerca dell'assoluto. Spezza il cuore in più parti, con la profondità di quei sentimenti.

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    1. Per terminare la "Commedia Umana" non basterebbe una vita, però qualche pezzo voglio farlo mio, tipo "Le Illusioni perdute" che voglio leggere prima possibile (ma poi già il titolo, Comédie Humaine, ma quanta bellezza c'è?)
      Prima però mi segno "La ricerca dell'assoluto" (e comunque io e te siamo dannose l'una per l'altra, sappilo!).

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    2. ...sì, mi sono accorta dell'aumento della frequenza dei danni, quando "ci leggiamo". :-D E' il tipo di danni in cui amo tuffarmi a testa in giù, incurante della presenza o meno di una rete.
      Il titolo è davvero bello e spiega tutto: cosa puoi aggiungere? Certe definizioni sono stelle fisse nel cielo...anche se la rivoluzione copernicana le ha spazzate via. "Le illusioni perdute" sono un bel caposaldo per Balzac. Lo amerai di sicuro.

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  3. Con Balzac credo di aver sbagliato approccio.
    Classico "errore" (?) delle scuole, quello di imporre la lettura di libri forse poco adatti a ragazzi di quell'età. Eugénie Grandet, La cugina Bette e Papà Goriot non mi hanno conquistata all'epoca; quest'ultimo mi attende, adesso, in lingua originale...
    Questo non lo conoscevo (è sconosciuto mica per niente! :) ) e puoi iniziare a ritenerti responsabile di un mio probabile acquisto...

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