Questa è l’acqua di David Foster Wallace

Giudicare una raccolta di racconti è sempre un po’ complicato. In linea di massima preferisco focalizzarmi su una storia alla volta perché la cosa che più mi mette in difficoltà è la parzialità di giudizio che ne consegue; è inevitabile che le impressioni, a fine lettura, siano una sorta di media delle singole valutazioni. Ma la statistica non è una scienza perfetta, il calcolo tralascia diverse specificità di genere che nel mucchio tendono a scomparire. Leggendo i racconti di David Foster Wallace ne ho avuto la piena conferma: questo perché alcuni racconti mi sono piaciuti meno di altri, ma ciò non vuol dire che io non abbia trovato lui, prima delle sue storie.

Questa è l’acqua ne contiene sei, cinque racconti scritti tra il 1984 e il 1991: Solomon Silverfish, Altra matematica, Il pianeta Trillafon in relazione alla Cosa Brutta, Crollo del ‘69, Ordine, Fluttuazione a Northampton; il sesto brano che titola la raccolta, Questa è l’acqua, è in realtà la trascrizione di un discorso tenuto dallo stesso Wallace ai laureati del Kenyon College il 21 maggio del 2005. Nella prefazione, Don DeLillo descrive i versi di Wallace come «frasi che sparano raggi di energia in sette direzioni». E ce ne rendiamo conto subito, già dal primo racconto: Wallace riesce a mischiare amore e morte con una passione che sgorga violenta e incessante. Ho letto Silverfish una prima volta e non sono riuscita a comprenderlo del tutto. Ero stranita e confusa ma sentivo di doverlo rileggere, subito, una seconda volta. Non vi so dire bene perché. E poi la terza e la quarta. E la quinta, sempre più avidamente.

David è un flusso di parole, un getto di pensieri a emissione continuaNon ci sono pause, non abbastanza da riprendere fiato. I temi che affronta sono diversi e la stessa struttura narrativa cambia da trama a trama. Altra matematica, per esempio, è discorso diretto a tre fasi, un dialogo molto particolare tra nonno e nipote mentre il pianeta Trillafon è un monologo incentrato sulla depressione, sulla Cosa Brutta; su cosa sia, sul come agisca e su come il suicidio sia la formalizzazione di una morte già avvenuta. È quasi una dichiarazione d’intenti quella che si concretizza quando David cita La campana di vetro di Sylvia Plath nel suo terzo racconto.

Come ho detto a proposito della stessa Plath in questo articolo, anche qui, non è possibile leggere Wallace senza conoscere i dettagli della sua vita (e della sua morte). Sembra che lo stato depressivo costituisca il terreno fertile delle produzioni più geniali. Come se la difficoltà di vivere di alcuni scrittori, l’affanno di trascinarsi in un’esistenza che rinnegano, si trasformasse per loro in potenza, in energia. Come se, prima di morire, vivessero due volte. Ecco perché non mi è possibile relegare a un giudizio sommario quello che rappresenta questa raccolta: tralasciando il fatto che io sia, evidentemente e irrimediabilmente, attratta da autori psicologicamente devastati, il talento in questo caso è fuori discussione.

Un elogio a parte merita il discorso tenuto nel 2005 per i laureati di Kenyon. La tradizione vuole che  i giovani vengano scortati nel mondo da sermoni vigorosi e carichi di speranza. Poi c’è tutto il tempo per perderla, la speranza, ma lì, con il titolo accademico nel pugno chiuso, la parola di incoraggiamento è tanto celebrativa quanto necessaria. E la parola di Wallace, credetemi, ha una forza straordinaria.
Sono passati vent’anni da quando mi sono laureato e nel frattempo ho capito poco alla volta che il cliché secondo il quale le scienze umanistiche «insegnano a pensare» in realtà sintetizza una verità molto profonda e importante. «Imparare a pensare» di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo su come e su cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all'esperienza. Perché se non sapete o non volete esercitare questo tipo di scelta nella vita da adulti, siete fregati. 
Questa è l’acqua letto da David Foster Wallace.



questa-è-l'acqua-Wallace-libro-raccontiDavid Foster Wallace 
Questa è l'acqua
Introduzione di Don DeLillo
Traduzione di Giovanna Granato
Einaudi,2009 pp. 170
ISBN 9788806199692

Commenti

  1. Ciao! C'è un premio per te sul mio blog! http://athenaenoctua2013.blogspot.it/2013/04/the-versatile-blogger-blogger-simpatico.html

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  2. David Foster Wallace è uno scrittore a cui ancora non mi sono avvicinata, ma conto di farlo molto presto.
    Leggo spesso in giro per i blog che le raccolte di racconti non sono molto amate; io invece devo dire che le apprezzo e tendo a leggerle in quei periodi in cui la voglia di leggere magari diminuisce un po' oppure è il tempo che manca.
    Ergo, aggiungo questa raccolta in wish list e chissà mai che sarà il primo Wallace che leggerò.

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    1. A me ha colpito molto però, come ho detto, alcuni racconti sono meravigliosi e altri meno, quindi non siamo ancora alla perfezione. Sicuramente voglio leggere altri suoi testi.

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