La macchia umana di Philip Roth

Mentre il mondo cerca di risollevarsi dalla notizia shock di un suo insindacabile addio alla scrittura, Philip Roth è in libreria con I fatti - Autobiografia di un romanziere, l'epilogo del rapporto tra l'autore e il suo alter ego: Nathan Zuckerman*La mia copia è in arrivo e mi trovo a ingannare l'attesa parlandovi di un altro romanzo, forse il più conosciuto, che ho letto poche settimane fa: La macchia umana

Il protagonista è il settantenne Coleman Silk, stimato professore di lettere antiche presso l'Athena College, nel New England. Carriera e vita sociale subiscono una battuta d'arresto a causa di un banale equivoco che ne pregiudica l'immagine agli occhi della collettività. Durante una lezione, scorrendo l'elenco degli studenti, il professor Silk si accorge di un paio di nomi che non si sono mai presentati in aula e li definisce spooks. Nell'accezione utilizzata da Coleman, la parola spook è intesa come fantasma ma è in realtà un termine a doppia valenza, traducibile anche come aggettivo dispregiativo per persone di colore. Per queste motivazioni, Silk viene accusato di razzismo e allontanato dal college. Iris, la moglie, non riesce a reggere gli effetti dello scandalo che ha ingiustamente investito il marito e un attacco di cuore stronca la sua vita. Accecato dall'ira, Coleman riversa frustrazione e risentimento nella scrittura; inizia un libro, Spettri, per narrare la verità sull'accaduto. Col passare dei mesi si rende però conto di non riuscire a raccontare oggettivamente i fatti; il libro diventa un inutile accumulo compulsivo di disperazione e rabbia. A quel punto si reca da Nathan pregandolo di scrivere la sua storia, affinché una penna oggettiva possa rendergli finalmente giustizia.

Coleman si rivela completamente a Nathan, nei suoi fantasmi e per i suoi demoni, e racconta anche di FauniaFaunia è bellezza schiva, occhi appannati in un viso disilluso e stanco. Faunia è una donna di trentaquattro anni con la quale Coleman ha avviato una relazione. 
A letto Faunia è un autentico fenomeno. Forse questo è il prodotto delle molestie da lei subite tanto tempo fa. Quando scendiamo in cucina, quando faccio le uova strapazzate e ci sediamo a mangiare insieme, è una bambina. Forse anche questo è un effetto delle molestie.
Faunia è anche la moglie di Les Farley, un reduce di guerra che, costretto a fronteggiare le conseguenze psicologiche delle atrocità belliche conosciute in Vietnam, è diventato paranoico e aggressivo. Les incolpa Faunia della morte dei loro due figli e perseguita la donna perché è deciso a punirla.

Questi sono sostanzialmente i fatti, così come sono accaduti. Il motivo d'essere del libro non è da ricercare tanto nelle vicende raccontate quanto nel protagonista stesso. Un segreto che Coleman Silk custodisce fino alla fine è celato nel cuore e tra le righe del romanzo. Per vivere una vita, piuttosto che un'altra, all'ombra di una verità ingombrante. Rendersi diverso, per mostrarsi uguale. Philip Roth ha uno stile inconfondibile; diretto e preciso, l'autore delinea il profilo dei personaggi denudandoli da ogni vezzo grammaticale. Coleman, Faunia e lo stesso Nathan Zuckerman si offrono al lettore intrisi di umanità, con i difetti e le limitazioni che ne conseguono. Le parole acquisiscono spessore, ritmo e fattezze tanto aspre e pungenti da risultare quasi tangibili.

È un libro che mi è piaciuto molto, me ne rendo conto ancor più adesso; mentre mi trovo a scegliere le parole più adatte per raccontarvene la storia riscopro nuovi particolari e sottintesi. Esiste un limite, morale o meno che sia, nel rinnegare se stessi? Fino a che punto è consentito nascondere veramente quel che si è? È possibile condurre un'intera vita senza rivelare la realtà del proprio essere? La macchia umana, come ci spiega Faunia stessa, è un marchio indelebile:
È in ognuno di noi. Insita. Inerente. Qualificante. La macchia che esiste prima del segno. Che esiste senza il segno. La macchia così intrinseca non richiede un segno. La macchia che precede la disobbedienza, che comprende la disobbedienza e frusta ogni spiegazione e ogni comprensione.  
Una traccia impressa a fuoco tra epidermide e spirito dalla quale nessun rito di purificazione sarà mai in grado di liberarci. O redimerci, per quanto lo si desideri.



la-macchia-umana-Roth-libroPhilip Roth 
La macchia umana
Traduzione di Vincenzo Mantovani
Einaudi
2005
pp. 390
ISBN 9788806173340



* Nathan Zuckerman è un personaggio immaginario che compare, nel ruolo di narratore o protagonista, in diversi romanzi dello scrittore.

Commenti

  1. Piacque tanto anche a me...! Il film l'hai visto?

    Non avevo captato di che trattasse Fatti. Adesso mi incuriosisce O.o

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    1. Ho visto il film e mi è piaciuto, non quanto il libro però.
      Nota frivola: Anthony Hopkins (che io adoro) non era proprio il Coleman Silk che mi ero immaginata (il mio era più figo, diciamo la verità).

      Detto ciò, nel nuovo libro Philip Roth scrive a Nathan Zuckerman. Lettura vorace e notte insonne, ne sono sicura.

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  2. ho visto anni fa il film con Hopkins e la Kidman e ricordo che lo trovai estremamente brutto. Certo, il libro sarà un'altra cosa...Amo molto Roth, di suo ho letto solo Pastorale americana e Ho sposato un comunista, ma mi è bastato a capire, e a vivere sulla mia pelle, la sua forza letteraria pazzesca!

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    1. Concordo, Roth è incredibile.
      Per quanto riguarda il film, è la solita questione: difficile pareggiare l'emozione di un libro.
      Per quanto mi riguarda, ero già "sazia" dopo aver letto il romanzo quindi il film è stato solo un ripercorrere alcune scene, non mi aspettavo nulla.

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